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Allo specchio [George]
Sull'onda della splendida fan fiction di Summy, rispondo all'invito di proporvi alcune delle mie storie iniziando da questa, che ho scritto ormai un secolo fa, il 16 luglio 2008, come piccolo tributo ai morti del settimo libro. Grazie a chiunque la leggerà, se vi va lasciate un commento :loveu: (*fugge*).
“ALLO SPECCHIO”Questa notte, in cui il sonno mi ha trascinato con sé contro la mia volontà.
Mi ha svegliato il canticchiare del vento estivo, e la mia stessa voce che chiamava agonizzante il tuo nome, come se invocasse la libertà di morire anche per l’altra metà di te, invece di lasciarla trascinare imprigionata nel mio corpo, che ora non è nulla più di questo.
Mi ha svegliato la paura del sonno e di cadere nell’illusione, sprofondare ancora una volta in “Se” e in “Ma” e in responsabilità represse: è colpa mia.
Non è bastato il mio pianto, distrutto da quelli di altri, specie di mamma e della piccola Ginny, il pianto che ho lasciato scivolare via in una seconda ondata solo a tante – troppe, mi dicevano – ore di distanza dalla prima, quando stringevo tra le mani il tuo viso ancora tiepido abbandonato sulle mie ginocchia.
Questa notte, in cui i miei occhi, aprendosi, hanno visto il braccio tendere verso il tuo letto accostato, la mano sorpresa a sfiorare il ricamo a forma di F.
F come Fred.
F come Fiducia.
F come Fratello…
I suoni miti mi stridono intorno, mentre mi sollevo dal letto, il peso di tutta la Guerra sulle mie spalle.
Passi incerti sul pavimento.
Due vite troppo uguali per poter continuare a vivere insieme, forse. Forse il destino ha voluto scoprirne le varianti, e ci ha giostrati a suo piacere.
Non so perché tu e non io.
Non so cosa hai fatto – cosa hanno fatto tutti – per meritarsi la vita o la morte.
Mi inginocchio, le mie gambe sembrano non giungere mai a toccare terra.
Volevamo combattere, noi.
Volevamo difendere i nostri amici.
Volevamo portare a termine la nostra missione insieme, legati fin dalle iniziali dei nostri nomi, F e G, come nell’alfabeto, come nelle parole Fratelli Gemelli.
Alzo la testa, dritta di fronte a me.
Ora posso vederti, i capelli sparsi e gli occhi spenti. Con un po’ più di impegno riusciresti a sorridere, però! Sì, ce la fai ancora, non come un tempo, ma, d’altra parte, cosa è rimasto uguale? Ehi, ma sai che Angelina non è niente male? Potrei farci un pensierino, fratello, magari neanche lei noterebbe la differenza…
E il tuo sorriso svanisce, insieme al mio. No, la vedrebbe subito, invece, come la sto vedendo io anche se fingo il contrario… Perché in tanti ci hanno spesso considerati una coppia di persone, noi per primi, ma mai un doppione l’uno dell’altro.
Vorrei tornare ad essere me stesso, tornare a ridere e a scherzare. Ma me stesso non esiste più, la sua anima se n’è andata insieme alla tua, Fred. Ti sto deludendo, lo so, ma non chiedermi nulla ora…
Davanti a me, però, tu non hai più alcuna pretesa.
Le lacrime mi scappano via dagli occhi ancora e ancora, fin troppo silenziose ma intrise di singhiozzi, di rabbia, di dolore, di solitudine, di abbandono.
Questa notte, la prima che passo nella nostra camera senza di te dopo diciannove, lunghi, brevi anni, abbasso il capo e mi arrendo alla consapevolezza e al rifiuto delle illusioni.
Appoggio una mano sulla superficie vetrosa, accanto al mio viso, il naso, la fronte e i capelli che combaciano con i loro gemelli.
Le lacrime si duplicano, volano parallele tra realtà vera e realtà sperata, bramata, prima di infrangersi come i nostri progetti futuri, sogni, valori, idee, ormai tutti in discussione.
Questa notte non finirà mai più.
In questa notte e in tutte quelle a venire di te resterà solo il mio riflesso, un’ombra, allo specchio.
Ancora nessuna risposta. Inizi tu?
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