Cicatrice ( 4a storia della saga Cicatrice)- parte 6
CAPITOLO NOVE
IL MISTERO SVELATO
Harry aspettò che i passi di Malfoy si fossero allontanati dalla porta e fossero scesi lungo le scale prima di estrarre il diario di Ginny dal suo baule e quello di Malfoy da sotto al letto.
Poi si appostò con entrambi i libri accanto al baule del compagno di stanza e, battendo la copertina del suo diario con la bacchetta, borbottò: “Diffindo!” La copertina cadde. Fece lo stesso con quello di Malfoy. Poi scambiò le copertine, le picchiettò entrambe e ordinò: “Reparo!”
Ammirò il suo operato: ora il diario di Malfoy sembrava proprio quello che Harry aveva ricevuto per Natale da Ginny. Così mise in fretta il diario falso dentro il baule, e Harry sfiorò quello che sembrava il suo.
Delicatamente, le mani che gli sudavano, lo aprì e lesse, in una grafia appuntita:Diario degli eventi
Poi dopo aver trovato una decina di pagine staccate, giunse alla prima pagina scritta:
Giorno 0 Data 10/10/93
Alle ore 10 della mattina sono stato preso presso Hogsmeade da Nott, come secondo i piani. Come gli altri, mi hanno tolto la bacchetta, e poi mi hanno lasciato nel bosco con cinque studenti di un anno inferiore al mio.
Abbiamo dovuto sopravvivere per cinque giorni senza che nessuno ci trovasse.
Ora tocca solo trovare Potter.Giorno 4 Data 14/10/93
C’è stata un’esplosione all’incirca a mezzogiorno. Molti ragazzi sono scappati. Uno è morto (a Harry sembrò di intravedere una traccia umida fra quelle parole, ma forse era solo un’impressione). Io sarei andato con loro, ma un Mangiamorte incappucciato – sospetto sia zia Bellatrix, ma non ne sono sicuro- mi ha lanciato un pezzetto di pergamena da leggere al momento opportuno.
Giorno 5 Data 15/10/93
Mi hanno trovato e mi hanno portato al campo con la smaterializzazione.
Il gruppo di Auror non sapeva se tenermi oppure no. Silente ha deciso di farmi rimanere.Giorno 8 Data 18/10/93
Il posto è raccapricciante. Ma devo stare qui.
Giorno 10 data 20/10/93
Sono isolato da tutti. Gli auror fanno via vai.
Giorno 12 Data 22/10/93.
Rapporto. Qualcuno ha trovato gli schemi e li ha bruciati per farmi uno scherzo. Scommetto che è stato Dean Thomas: mi ha costretto a pulire la tavola. Io mi sentivo poco bene e ho rifiutato. Ho riscritto tutto daccapo.Giorno 14 Data 24/10/93
Abbiamo saputo da Silente che tra tre settimane Potter, Granger, la famiglia Weasley, Lupin e Black saranno qui per essere smistati. Il piano potrà veramente iniziare.Giorno 15 data 25/10/93
Ho spiato la conversazione di due membri dell’Ordine (la professoressa McGrannitt e un certo Lux): nessuna novità, a parte la morte della professoressa Cooman. I calderoni sono arrivati. Stanotte agirò per adempiere ai miei doveri.
Quali erano i suoi doveri? Ad Harry venne il sospetto che dovesse incantare i calderoni. Sì, era ovvio che non c’era altro motivo. Continuando a leggere, notando che molti giorni erano saltati o con niente di interessante. Harry sfogliò ipnotizzato le pagine, finché finalmente non trovò scritto al giorno 35:
Smistamento con Potter e Granger e Weasley. Sono in attesa delle successive istruzioni.Dopo il quindici novembre non aveva scritto quasi nulla. Riprese, con il cuore in gola che gli batteva all’impazzata, a leggere dal 24 novembre:
Ho tentato di rubare la lettera a Potter. Tentativo fallito. Recuperato il necessario. Nessuno mi ha visto.Che cosa intendeva con necessario? Harry non sapeva trovare risposta. Dopo averci pensato per un po’ decise che ne avrebbe discusso con Ginny, e andò avanti con la lettura. Qui alcuni giorni erano saltati, ed erano riportate solo le notizie più importanti:
Giorno 48 data 27/11/93
Ricevuto la lettera. Ora devo cominciare.
Giorno 62 data 11/12/93
Ottenute lezioni private con la Granger. Ultimo ingrediente non ancora ottenuto. Ora devo conquistare la sua fiducia.
Giorno 64 data /12/93
Lezioni vanno bene. Tutto secondo i piani. Ho cominciato.
Che cosa aveva cominciato? Qual era il piano? Harry continuò a leggere.
Giorno 67 data 15 /12/93
Sto lavorando sulla fiducia di Granger. Attendo nuove istruzioni.
Giorno 70 data 17/12/93
Avevi ragione. C’è ancora qualcosa. Granger presto mi dirà tutto. Il lavoro continua.
Giorno 72 data 19/12/93
Granger sempre più piegata. Siamo usciti insieme.
Giorno 75 data 20/12/93
Sono riuscito ad ottenere un suo capello. Mi ha detto tutto, e non sospetta di niente. Ho la sua più completa fiducia.
Quindi Hermione gli aveva mentito; aveva detto tutto a Malfoy. Non sapeva se sentirsi rammaricato oppure dispiaciuto per la sua debolezza nei confronti del suo grande amore
Giorno 78 data 23 /12/93
HermGranger è venuta in camera mia. Ho approfittato per rubare la lettera a Potter.
Harry provò un doppio senso di rabbia e gli venne quasi di chiudere il diario e lanciarlo lontano: non solo perché Hermione era venuta in camera con Malfoy mentre lui stava ancora con lei, ma anche perché era proprio in quel momento che Malfoy gli aveva sottratto la lettera.Giorno 80 data 25/12/93
Sono stato con la Granger nella torre ieri notte. Lettera consegnata. Poi sono andato a controllare il piano.
Giorno 82 data 27/12/93
Quasi completo.
L’ultima cosa che aveva scritto risaliva al giorno prima. Harry si sentì in prima persona ferito; se fosse stato Hermione, e avesse letto lei quelle cose al posto suo, si sarebbe sentita usata e maltrattata. Altroché il cambiamento! Lui l’aveva usata fino all’ultimo, e quando se ne sarebbe andato non le avrebbe neanche detto addio. Harry chiuse il diario di scatto, l’aria decisa. Era chiaro che, a qualsiasi cosa stesse lavorando, c'entrava Neville. Doveva impedire che Malfoy lasciasse il castello, se era per unirsi agli altri Mangiamorte. E non sarebbe stato da solo; se fossero riusciti a convincere Hermione, non avrebbe avuto speranza.
Con un lampo di gioia, Harry corse alla torre di Ginny; doveva sapere tutto. Finalmente avevano le prove della colpevoleza di Malfoy!
Bussò alla porta due tre volte con il fiato corto.
“Ginny! Ginny fammi entrare!”
Ad aprirgli fu una ragazza dalla lunga chioma bionda, con l’espressione scocciata.
Harry si sentì leggermente in imbarazzo. “Scusami” disse lentamente. “Volevo…cercavo una ragazza dai capelli rossi e le lentiggini…”
La ragazza lo guardò accigliata. Harry ripeté:
“Una ragazza dai capelli rossi…e le lentiggini…”
“Ah” rispose lei, come se avesse finalmente capito. Poi volse lo sguardo all’interno e gridò: “Ginny? Ti stano cercando!”
“Eccomi subito, Greta!” disse Ginny, correndo verso di Harry con un sorriso.
“Ciao” esordì lei, mettendosi una ciocca dietro l’orecchio. “Carino da parte tua venire qui”.
“Ehm…già” rispose Harry, mordendosi un labbro. Poi gli mostrò il diario senza tante cerimonie.
Ginny lo guardò stupita. “Che cosa dovrei farci?” chiese.
Harry s’avvicinò a lei e gli sussurrò, con il cuore che gli batteva forte: “Non è un semplice diario. Se mi fai entrare, io…”
La ragazzina sembrò capire al volo, e gettò un’occhiata dietro di sé in maniera distratta.
“Qui non è un buon posto. Loro sono qui” bisbigliò di rimando. “Sono in camera di Hermione. Credo stiano litigando di nuovo. Aspetta” entrò dentro, prese la mantella ricoperta di pellicciotto e uscì. Harry non si sentiva più i piedi dal freddo. Dovevano andare in un posto caldo. Molto caldo.
“Dove si va?” chiese Ginny, allegra.
“Non nella mia torre” rispose lui.
Harry si guardò intorno; la piazza era affollata come sempre. Sarebbero potuti andare ovunque, ma nessun luogo era totalmente sicuro dagli occhi di Malfoy.
Ginny lo perforò con lo sguardo, poi sembrò venirle un’idea.
“Andiamo in un’aula vuota!” esclamò.
Harry non ebbe nulla da controbattere.
Poiché le lezioni sarebbero riprese solo il quattro gennaio, Harry e Ginny furono allungo indecisi su quale aula fosse la più riservata. Alla fine entrarono in una di quelle che circondavano il piccolo chiostro, poco fuori dall’entrata della montagna.
Nel silenzio di quel luogo, Harry passò a Ginny il diario.
La ragazza lesse tutto avidamente, gli occhi che le diventavano sempre più sgranati a ogni riga. Alla fine sollevò su di lui uno sguardo spaventato e arrabbiato.
“Malfoy è…è un viscido….è…è un…”
“Lo so” la interruppe Harry, soddisfatto che non fosse il solo a provare quei sentimenti.
“Molto di più di quanto pensassi” affermò Ginny, la fronte corrugata. “Far soffrire così la povera Hermione! E poi…cosa significa ‘ho cominciato’? In cosa consiste il suo piano?”
“Speravo me lo dicessi tu” disse Harry, preso dallo sconforto.
Ginny fissò per molto tempo il diario. “Ho paura di non essere in grado. Non sono sveglia come Hermione…”
Seguì il silenzio. La loro amica era molto utile per questo tipo di intuizioni.
“A proposito” venne in quel momento in mente ad Harry, “che cosa vi siete dette, poco fa? Mi avevi detto che necessitava assolutamente della tua presenza…” S’innervosì nel ripetere le esatte parole di Ginny, con il suo stesso tono. In qualche modo, l’associava allo sguardo vacuo di Hermione che puntava malinconicamente alla sua nuca, persa nei suoi pensieri. E in questo modo, non poteva fare a meno di essere arrabbiato con lei.
Ginny lo fissò intensamente e non rispose per un po’, come se stesse rielaborando la conversazione in quel momento. Poi sospirò e congiunse le mani.
“Mi ha parlato della situazione con Malfoy. In realtà, del suo generale stato emotivo. È passata una settimana, e già si sta pentendo di essersi avvicinata a lui. Non ci sono novità importanti, non più di quello che hai visto, comunque” scrollò le spalle in modo rassegnato, poi guardò altrove. “ All’inizio erano felici…ma io le ho sempre detto che non erano fatti l’uno per l’altra. Anche quando eravamo ad Hogwarts…ma lì era diverso, non eravamo molto legate. Non eravamo neanche nella stessa Casa”.
“Già” assentì Harry, stranito; si era abituato all’idea che avessero condiviso molte delle loro avventure insieme, dato che avevano vissuto per due mesi sotto lo stesso tetto, fra Grimmauld Place e la scuola norvegese.
“Ovviamente anche lei ha notato il suo strano comportamento” continuò Ginny , “ e le sue misteriose sparizioni, non mi stupisce che sia frustrata. Starà ancora in contatto con i Mangiamorte, probabilmente”.
“Lo penso anche io” convenne Harry, chiedendosi allo stesso tempo cosa stesse macchinando Malfoy. Avevano pensato di rubare una delle lettere; ora avevano una cosa molto più speciale, fra le mani.
“Quando pensiamo di darlo a Hermione?” chiese a Ginny.
“Quando ci sarà la possibilità” rispose Ginny. “Per il momento, dallo a me. Sarà meglio, saprò cosa fare”.
Harry udì per qualche tempo le conversazioni in norvegese degli studenti di sotto, che passeggiavano liberi nel chiosco. Ginny saettava continuamente gli occhi dalla finestra al viso di Harry e viceversa, come se morisse dalla voglia di chiedergli qualcosa ma volendo evitare di essere invasiva.
“Lo so che non sono affari miei” cominciò poi, tentennante. “Ma volevo solo…solo domandarti…come va la faccenda dei sogni? Intendo” s’interruppe, fissando con decisione il banco di legno, “noi non ne abbiamo parlato molto….o meglio, l’hai fatto tu, ma io non ho voluto approfondire l’argomento più di quanto avessi fatto tu perché non avevo intenzione di entrare nel personale. Tuttavia, beh, ecco, Malfoy sembrava interessato alla questione, e…e beh, questo è solo un resoconto delle sue attività per la missione. Non è specificato perché abbia letto la tua lettera, a parte il fatto di rapire Neville. Ho ragione di credere che i sogni siano importanti”.
Harry trasse un lungo sospiro. Non era facile spiegarglielo. Sì, si era confidato con Ginny su ogni minimo dettaglio.
“Credo che siano importanti, ma…la verità è che non ho novità” rispose, ed era assolutamente vero.
Ginny si sgonfiò. “Peccato. Magari mi avresti saputo dire della prossima mossa di Malfoy”.Harry e Ginny dovettero aspettare dopo Capodanno per attuare il loro piano. In tutta sincerità, Harry aveva il sospetto che quel momento non arrivasse mai, anche perché anche Ginny sembrava rimandare continuamente il fatto di donarle il diario.
“Ma tu e Hermione non fate ancora ripetizioni insieme?” chiese Harry, il primo gennaio a colazione. Poco, lontano, Hermione sedeva di nuovo da sola, e aveva tutta l’aria di essere sull’orlo di una crisi di lacrime. “Non proprio” disse Ginny, scoccando come Harry un’occhiata dispiaciuta alla ragazza, “è abbastanza abbattuta, in questo momento, e ha chiesto un periodo di riposo…”
“Non sarà per Malfoy?” sbottò Harry, irritandosi subito; sentiva subito il nervoso al solo pensiero che Hermione e Malfoy potessero avere anche solo a che fare l’una con l’altro. Forse perché non l’aveva ancora realizzato in pieno.
Dal viso di Ginny trovò la conferma dei suoi timori. “Credo che la stia lasciando” indovinò lei tetra, “e per giunta, senza dirle nulla. Che modo meschino! Troverò un modo per darglielo, tranquillo” continuò poi, leggendo l’espressione sul viso di Harry, “devi solo fidarti di me”.Attorno alla bacheca della sala comune della torre Høst Harry vide un folto gruppo di ragazzi. Harry non riusciva a capire il norvegese, ma individuò gli elementi salienti che gli diedero una vaga idea: Quidditch, tre, e qualcosa che somigliava a Gennaio. Harry provò un brivido d’eccitazione. Ora sapeva cosa doveva fare.
Si mise d’accordo con Ginny e le comunicò brevemente quale sarebbe stato il loro piano.
Così la sera prima della partita di Quidditch, Ginny donò a una disperata Hermione il diario di Malfoy e lei, anche se sulle prime si era trattenuta dal volerlo leggere, alla fine non aveva resistito. Sempre secondo il racconto di Ginny la mattina successiva a colazione, Hermione si era arrabbiata ancora di più e si era rinchiusa in camera loro senza proferire più parola.
Poi Ginny non l’aveva più vista.
Sia lei che Harry furono concordi nella possibilità che fosse andata a sfogarsi con il suddetto Malfoy o che si fosse rinchiusa in qualche aula cercando di fare i conti con il proprio dolore e, dato che nessuno dei due poteva esserle di conforto in qualche modo, di lasciarla lì.
Loro invece sarebbero andati alla partita di Quidditch, e l’avrebbero incontrata fra le tribune se avesse deciso di unirsi a loro.
Non sapeva il parere di Ginny, ma Harry non aveva mai visto una partita di Quidditch norvegese, e si sentiva piuttosto eccitato al riguardo. Da quello che aveva capito, avrebbero giocato la squadra della Notte contro quella del Vespro.
Anche il campo era pazzesco: nessuna attività in quella scuola si svolgeva all’aperto, così questa era un’arena al coperto, un campo da Quidditch circondato da mura trasparenti che davano così modo di vedere il paesaggio circostante, come il dirupo all’infuori della montagna.
Harry e Ginny si sedettero in una fila a metà della tribuna, in modo da avvistare meglio Hermione se si fosse fatta viva.
Le due squadre entrarono in campo, l’una vestita con una tunica blu e l’altra invece di viola; Harry non sentì i nomi, e cercò di godersi lo spettacolo.
Non riusciva a seguire tutte le azioni, e oltretutto il cronista era norvegese; quindi non riuscì a capire molto. A un certo punto, il Cercatore della Notte aveva quasi preso il boccino che Ginny sorprese Harry scoccandogli un bacio sulla guancia.
Harry non avvertì solo le guance calde; la sua mente cominciò vorticosamente a girare, e vide delle immagini… rivide la casa dei suoi zii, quelli Babbani che non aveva mai conosciuto, lui segregato in una piccola stanza con il gufo di Neville… Dobby si trovava lì…poi lui e Ron su una macchina volante, il naso adunco di Severus Piton, i dentoni di Hermione e la sua espressione preoccupata nella sala di Grifondoro, il viso della piccola Ginny che avvampava dall’altra parte della sala comune e spariva per le scale del suo dormitorio, parole sul muro di un corridoio scritte col sangue, il professor Rüf che parlava del basilisco, la bacchetta spezzata di Ron, il topo Crosta….
“Tutto bene, Harry?” chiese Ginny. Per fortuna che c’era sempre qualcuno a risvegliarlo dai brutti pensieri!
Harry le rivolse un sorriso. “Penso di sì” rispose, massaggiandosi la tempia. Quella visione doveva riguardare la sua vita parallela, constatò.
Vagò lo sguardo fra la folla, e qualcosa catturò la sua attenzione: una nuca biondo pallido si faceva largo fra gli studenti e i professori, guardandosi intorno con fare circospetto.
Lo seguiva una testa dai capelli cespugliosi, con l’aria altrettanto furtiva.
Senza perdere l’occasione, Harry cominciò a seguirli, il cuore che pulsava forte.
Ginny gli venne dietro. Insieme si fecero largo fra la folla.
Harry sentiva che la testa gli faceva un male terribile, gli occhi stretti che seguivano le schiene dei fuggitivi che si muovevano velocemente fra gli spettatori. Sembravano avere gran fretta di andarsene.
Draco e Hermione si muovevano velocemente fra la gente, e Harry fece fatica a seguirli svoltando continuamente destra e a sinistra. Ginny lo teneva stretto per un braccio, ma lui sentiva appena le unghie conficcate nella sua carne, poiché la mente lavorava frenetica; perché Hermione aveva deciso di andare con Malfoy, alla fine? Era davvero amore, il suo? Non riusciva a capacitarsene.
Arrivarono fino alla tribuna sud, dopodiché, sempre facendo in modo di non essere visti, Harry e Ginny li videro attraversare il piccolo corridoio che avrebbe portato all’interno della scuola.
Con il cuore in gola, Harry lasciò che oltrepassassero la porta interna e si fermò. Si era appena reso conto che avrebbero potuto essere attaccati da Malfoy e Hermione se si fossero accorti di essere seguiti.
“Harry, che stai facendo?” chiese Ginny, con il fiato corto e isterico.
Harry tastò la tasca per bene prima di rispondere.
“Questo” tagliò corto, mostrandole il Mantello dell’Invisibilità. La bocca di Ginny si deformò in un ‘o’ sorpreso, ma afferrò subito la situazione quando il ragazzo le fece cenno di venire sotto il Mantello.
I due si strinsero l’uno all’altra, facendo attenzione che nessun piede fuoriuscisse dall’indumento.
Non era facile, e Harry sentì crescere l’adrenalina in corpo mentre Ginny, camminava con lui. Il ragazzo era sicuro di avvertire il suo stato di ansia, anche perché quando si fermarono lungo il chiostro sembrò che avessero perso Malfoy e Hermione.
I due si guardarono intorno.
“E’ inutile” commentò sconfortato Harry. “Penso di…”
“…andare da questa parte, te l’ho detto, è la via più sicura!” gridò la voce di Malfoy, tutt’altro che sicura di sé.
Ginny stava per esclamare qualcosa, ma Harry l’ammonì stringendole il braccio. I due attesero finché, dall’altra parte del colonnato, non scorsero la testa chiara di Malfoy e quella cespugliosa di Hermione, il suo viso deformato da quella strana espressione irriconoscibile.
“Hai ragione, Draco” convenne questa, guardandosi intorno. “Non abbiamo tempo da perdere. Via!”
Malfoy e Hermione presero di nuovo a camminare velocemente; senza esitare, Harry e Ginny fecero lo stesso, cercando di non fare alcun rumore che potesse farli scoprire.
Arrivarono fino al Salone d’Ingresso, i passi di Harry che aumentavano il ritmo parallelamente alla sua smania di raggiungerli.
Cercava di contenere la sua rabbia, di continuare a camminare, ma quando i due ragazzi corsero alla porta principale, Harry non ce la fece più.
“Stupeficium!” gridò, puntando la bacchetta verso i due; non gli importava più di essere scoperto. Malfoy si guardò spaventato e s’abbassò schivando l’incantesimo; il colpo rimbalzò sulla parete e finì su una delle porte delle aule.
Hermione contorse il suo volto in un ghigno e sguainò la bacchetta.
“Chi è?” urlò a Malfoy. Gli occhi di questo si allargarono per la paura, il volto era pallido e smunto; qualunque cosa stesse facendo, Harry sospettò che non ne fosse del tutto convinto.
“Dev’essere Potter” osservò tremolante, “lui deve avere il suo Mantello…ma non badiamo a lui, andiamo via!”
“Non ve lo lascerò fare!” gridò Harry, ora svelandosi da sotto il Mantello che, per fortuna, nascondeva ancora Ginny.
Il ghigno di Hermione si allargò ancora di più. L’espressione di Malfoy si fece più coraggiosa e tirò fuori la bacchetta, anche se non osò puntargliela contro.
“Perché fai questo, Hermione?” chiese Harry, sofferente, guardando dritto negli occhi dell’amica. “Lo so che ho sbagliato in tante cose, ma non puoi farti manipolare da quel verme!”
Hermione esplose in una risata fredda e senza emozioni, che non era proprio tipica di lei, poi puntò di nuovo la bacchetta su di lui e, senza parlare, il ragazzo si trovò legato per i piedi e per le mani e fu steso a terra. Il viso crudele di Hermione si avvicinò a lui. Il suo sguardo era ancora irriconoscibile.
“Draco, andiamo. Non abbiamo tempo per i tuoi amichetti…”
“No!” gridò Ginny coraggiosamente, uscendo da sotto Mantello. “Ti prego, Hermione, fermati! Non sai quello che stai facendo…”
“Non metterti in mezzo anche tu!” ringhiò l’altra con tono sprezzante. “Levati dai piedi, e avrai salva la vita”.
“No!” insisté Ginny, pigiando un piede per terra. “Possibile che non capisci? Cosa ti è successo? È questo che hai maturato, nella nostra Torre? Di fuggire con lui? Sei proprio sicura che sia la scelta giusta?”
“Stupeficium!” gridò Hermione e, come lui, Ginny si ritrovò pietrificata stesa sul pavimento.
“Poveri illusi” commentò Hermione, seguita da un Draco poco convinto, “ora per un po’ non ci staranno più tra i piedi. Andiamo!”
E, senza che Harry o Ginny potessero fare nulla, uscirono dalla scuola.
Rimasero lì per qualche secondo. Harry si domandò cosa mai avesse fatto Malfoy per convincere Hermione a seguirlo; era soggetta forse a qualche suo incantesimo? Eppure lo stesso Malfoy sembrava spaventato da lei…magari si era dimostrata più pericolosa di quanto pensasse…E se invece l’aveva seguito perché l’amava? Era difficile crederlo, ma se le cose stavano così, Hermione sapeva essere una degna alleata di Voldemort, e l’aveva dimostrato.
Ed era anche più convinta dello stesso Malfoy, che invece sembrava spaventato. Non riusciva a scrollarsi dalla mente l’immagine del suo viso…
Il cuore gli si riempì di tristezza.
Poi la porta dello sgabuzzino delle scope si aprì e fece capolino un viso familiare.
“Harry? Ginny? Che ci fate lì?”
Il cuore di Harry fece un balzo; quella che correva verso di loro, i capelli più scompigliati del solito…era Hermione. Ma allora, se lei era lì, chi….?
“Chi vi ha ridotto così?” chiese la ragazza, sciogliendoli dall’incantesimo.
Harry sentì di nuovo il calore pervadergli nel corpo. Ora riusciva a muovere le dita dei piedi, mentre si sentiva liberato dalle corde invisibili che gli legavano braccia e gambe.
Mentre si metteva a fatica seduto, incontrò gli occhi dell’amica, pieno di dubbi.
“Veramente, sei stata tu” rispose, senza fiato.
La ragazza strabuzzò gli occhi, poi interrogò il viso di Ginny. “Come è possibile?” chiese, confusa.
Harry notò che la presa di Ginny era ancora salda sulla bacchetta, il volto duro che combatteva con lo sguardo perso di Hermione.
“ Non mentire” disse, “perché sei tornata?”
Gli occhi di Hermione s’ingrandirono ancora di più. “Tornata?”
“Sì, tornata” affermò Ginny decisa, “eri fuggita con Malfoy e poi sei tornata. Fa parte del tuo sporco piano?”
Hermione si fece piccola. “Che cosa vuoi dire? Io…io non ti capisco, Ginny. Sono sempre stata nell’armadietto delle scope…”
Il suo sguardo si rivolse a Harry.
Il ragazzo era confuso quanto lei; due sentimenti regnavano in conflitto dentro di lui. Sapeva che le obiezioni di Ginny erano giuste, ma sentiva che Hermione non aveva fatto nulla.
Eppure l’aveva vista prima con Malfoy…e poi era sbucata dall’armadietto delle scope.
“Che cosa è successo, esattamente, Hermione?” chiese lentamente, cercando di mantenere la calma.
L’amica fissò il pavimento, la fronte corrugata cercando di ricordare. “Beh, “ rispose, “io stavo in camera e poi…poi…qualcuno ha bussato….all’inizio non volevo aprire, ma ha insistito. Sapevo che era lui. Mi ha chiesto di perdonarlo…se mi andava di seguirlo a vedere la partita di Quidditch con lui, che mi avrebbe spiegato tutto….Non mi sembrava convinto, né che avesse una gran voglia di farlo ma…ma vabbè e io, beh, ecco…io…ho accettato alla fine. Eravamo nel Salone d’Ingresso, quando poi sono svenuta e…mi sono risvegliata nell’armadietto delle scope”.
Harry, seppur tormentato dal dubbio, sapeva che Hermione diceva la verità.
Ginny non sembrava altrettanto convinta, ma bastò uno sguardo per avere la sua approvazione.
“Io ti credo, Hermione” le disse. “E comunque combacerebbe con ciò che ha fatto”.
“Ma se lei è sempre stata lì dentro” ragionò Ginny stringendo gli occhi, “allora chi era quella che è fuggita con Malfoy?”
Regnò il silenzio per diversi minuti. Nessuno sapeva la risposta, finché Hermione non affiorò dai suoi pensieri, e propose: “Andiamo a vedere il diario di Malfoy!”Harry, Hermione e Ginny corsero in fretta verso la Città Accademica e poi via, su per la torre Vinter; Harry aveva fatto il percorso con il cuore che batteva all’impazzata, e aveva quasi paura che anche le sue compagne lo sentissero.
La sala comune della torre Vinter era quasi vuota; solo quattro o cinque ragazze erano rimaste nel dormitorio, evidentemente disinteressate al Quidditch. Harry non aveva mai pensato che potessero esserci persone non interessate a quello sport; a Hogwarts, tutta la Casata del Grifondoro assisteva Harry e la squadra durante le partite, ed in generale tutte Casate lo facevano con la propria. Al ricordo del campo, della brezza che gli scuoteva i capelli in volo, le urla degli studenti e il castello, il ragazzo non poté fare a meno di provare una fitta di nostalgia allo stomaco.
Con la testa immersa nei ricordi, seguì le due amiche su per la rampa di scale che portava ai piani dei dormitori. La stanza di Ginny e Hermione si trovava, per sua fortuna, al primo.
Rivolgendo il suo sguardo a Hermione mentre apriva la porta, vide la sua espressione nervosa e concentrata. La mano sul pomello tremava quanto il suo corpo. “E’ ovvio che non abbiamo letto bene” constatò lei, parlando di fretta, “e pensare che non me ne sono accorta neanche io, che sciocca che sono!”
Hermione, sotto gli sguardi di Harry e Ginny, aprì il baule (aveva incantato accuratamente il lucchetto; ancora una volta, Harry si chiese come diavolo avesse imparato tutti quei sortilegi semplicemente leggendo) e tirò fuori il diario, ancora sotto le spoglie del regalo di Ginny.
Si sedette sul bordo del letto, e lo aprì in modo isterico. Le gambe si muovevano insicure e le mani sfogliavano febbrilmente le pagine del diario.
“Non era qui…neanche qui…eppure ricordo di averlo intravisto da qualche parte…”
mormorò, più rivolta a se stessa che a lui e Ginny. I due ragazzi attesero che desse un responso. Harry cercava di mantenere il sangue freddo, ma più intensamente poneva gli occhi su Hermione, più non riusciva a staccarglieli di dosso, più si agitava.
Guardò Ginny: la sua fronte era corrugata, ma attendeva in silenzio il verdetto.
Il livello di ansia di Harry cresceva; stava quasi per uscire dalla stanza, che Hermione esclamò vittoriosa: “RAGAZZI! Qui parla di lavoro compiuto dal 30 novembre…ha speso le due settimane precedenti a cercare gli oggetti giusti, e poi…poi…ha rubato un mio capello…”
Il tono di Hermione andava abbassandosi, e verso la fine della frase cominciò a lisciarsi una ciocca di capelli.
Quel gesto gli ricordò qualcosa…e poi quando Hermione lo guardò, e pronunciò le parole: “E’ chiaro che si tratta di una pozione e gli hanno indicato come farla” qualcosa scattò dentro di lui e, esattamente come era avvenuto per il bacio di Ginny qualche momento prima, delle immagini presero possesso di lui: vide Hermione dodicenne che inseriva dei capelli dentro tre pozioni e le porgeva ai visi disgustati di lui e Ron, e bevevano…lui che tramutava il suo viso e diventava uguale a Goyle…e poi si voltava, e vedeva Tiger… e poi avevano incontrato Draco Malfoy, e poi…
“La Pozione Polisucco” disse automaticamente. Ginny e Hermione gli rivolsero degli sguardi allarmati.
“Come hai detto?” esclamarono, in coro.
“Io…non so perché l’ho detto” confessò Harry, confuso. La testa prese a girargli e si toccò la tempia sulla parte destra. “Ho solo…solo… lo so e basta io…credo di aver visto qualcosa”.
“Hai visto qualcosa?” sobbalzò Hermione. “Intendi le immagini della tua vita parallela?”
“Io…credo di sì. Anzi…più ci penso, più ne sono certo. ” rispose lui sinceramente. “Era questo il suo piano, fin dall’inizio…Lui ci ha lavorato…ha preso il necessario….Il lavoro, il piano…E’ ovvio, tutto torna!”
Hermione chiuse il libro di scatto, l’espressione corrugata sul volto. Ginny invece si rivolse a Harry: “Direi che il caso di dirlo a Frank, Neville e Ron” propose lei, determinata, “e descrivere gli ultimi avvenimenti. Dobbiamo avvertirli.” E detto ciò si precipitò al suo cassetto dove tirò fuori una pergamena, inchiostro e piuma.
Le due ragazze si stavano già cimentando a stendere la lettera, che Harry sentì di aver avuto un’idea. “Aspettate!” esclamò, facendole saltare; un po’ dell’inchiostro andò a finire sulla pergamena. Hermione sembrò provata da quel disastro, ma si limitò a corrugare la fronte.
“Harry, cosa c’è?” chiese, sospirando.
“Credo…ho il sospetto che…sia troppo pericoloso spedire una lettera” disse, rivolto al viso confuso di Ginny.
“Che cosa vuoi dire?” incalzò lei.
Harry tremò. “Beh, voglio dire che…ho come il sospetto che spedire posta via gufo possa essere intercettabile per cose del genere. Potremmo usare…sì, il camino”.
Hermione e Ginny si scambiarono un’occhiata sorpresa.
“Utilizzare la Rete dei Camini, Harry?” domandò Hermione perplessa.
“Sì,” affermò Harry, convinto. “Esattamente. Sono tutti alla partita di Quidditch, Malfoy se ne è andato, nessuno ci disturberà”.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Ginny disse: “Scendiamo di sotto”.
Per loro fortuna, vi erano ancora solo le stesse ragazze nella torre, che sembravano poco interessate ai loro affari.
Hermione guardò Harry preoccupata quando questo prese della Polvere Volante in una scatolina e la gettò nel camino, per poi mettere il viso fra le fiamme smeraldine e gridare:
“ Caselette, sala degli appartamenti”.
In realtà non aveva chiaro dove alloggiassero esattamente i suoi amici, se non che stavano separati rispetto agli altri studenti. Vide lentamente schiarirsi il paesaggio, prima coperto da una nube di polvere; era una stanza con divani e cuscini, non molto dissimile dal salotto di una casa vera e propria. “Frank! Neville!” chiamò.
Nessuno rispose. Attese per un lungo momento che qualcuno entrasse.
Poi avvertì un rumore venire da sinistra, e continuò: “Ron! Qualcuno mi sente?”
Ancora nessuno. Harry attese ancora. Non sapeva quanto fosse passato, ma confidava che qualcuno alla fine si affacciasse. Forse aveva aspettato troppo poco, ma il nervoso cominciò a prendere possesso di lui, e dopo aver atteso quello che gli parvero ore, staccò la testa dalle fiamme.
Hermione e Ginny erano lì che lo guardavano preoccupate.
“Non c’è nessuno” disse Harry, rammaricato. “Nessuno”.
“Riproveremo stasera” disse Ginny, tranquilla. “Faremo a turni”.
Harry, Hermione e Ginny non scesero a cenare, ma continuarono a provare a contattare i loro amici. Purtroppo per loro, i camini venivano controllati ogni sera; sotto gli occhi dei tre, le teste di tante ragazze che tentavano di mettersi in comunicazione con i loro amici venivano spintonate via dalla mano di fuoco della preside Dahl. Era quindi impossibile provare a chiamare Neville a quell’ora.
Così Harry decise di rimanere a dormire con le ragazze, e di comune accordo ci avrebbero provato la mattina successiva, quando sarebbe stato tutto più tranquillo.
Purtroppo impararono presto che i camini non erano sempre disponibili, erano anzi erano molto usati dai ragazzi e le ragazze norvegesi.
Harry sostò nella torre Vinter per i successivi tre giorni, durante i quali Hermione propose di controllare anche la casella delle lettere in Guferia; ma nessuna lettera era arrivata.
L’ansia cresceva; spesso rimanevano svegli fino a tarda notte a parlare per ore delle loro paure, finché non si addormentavano.
Una notte però Harry non riuscì a farsi vincere dal sonno. Continuava a vedere le immagini di serpenti, diari, una strana battaglia a Hogwarts…
Si svegliava continuamente e con un grosso groppo alla gola, così decise che sarebbe sceso in sala comune.
Il fuoco era ancora scoppiettante, e lui rimase a fissare le fiamme per ore, preso dai suoi pensieri. Si chiese se la preside fosse ancora sveglia a controllare i camini. Anche lei deve pur dormire, constatò fra sé e sé, così pensò che fosse meglio avvicinarsi…. Si mise carponi sul tappeto, prese un mucchio di Polvere Volante dalla scatolina e…
Sentì delle scarpe spingergli la faccia e Harry sbatté contro il divano.
“Ahia!” gridò una voce familiare.
Un altro tonfo, e qualcuno finì contro il primo. E poi un seconda, una terza e una quarta imprecazione.
“Mi hai fatto male!” si lamentò qualcun altro.
“Non era mia intenzione, mio caro Richard!”
“Smettila, dai!”
“Dovevi proprio venirmi a sbattere su quel punto preciso, John?”
“Oh, mi dispiace, Ronnie!”
“Non importa, tanto lo so che…”
“Harry, che ci fai nella torre delle ragazze?”
Harry aprì prima un occhio, poi l’altro: i suoi amici erano lì, davanti a lui.
“E’ una storia…Voi che ci fate qui?” ribatté Harry, accigliato. Poi incrociò i visi di Frank, John, Richard e Ron, tutti preoccupati e lividi sul volto, con delle grandi ombre grigie sotto gli occhi.
Mancava solo uno all’appello. Harry provò un brivido alla schiena.
“Dov’è Neville?”
Ancora nessuna risposta. Inizi tu?