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Cronache della Giratempo – La Fenice di Mezzanotte
Hola! Come mi avete chiesto… ecco qui i capitoli precedenti… pronti per un ripasso! Ogni 15 commenti posto il capitolo successivo
Bree quella mattina fu svegliata da Belzebù, il gatto perfido di Kia, la sua compagna di squadra. Il micio cadde dal letto della proprietaria e soffiò come un isterico. La ragazza aprì gli occhi e vide che anche Ember era stata svegliata dall’insopportabile palla di pelo.
<> esclamò Ember, arrabbiata per il brusco risveglio. Ma il felino continua va a soffiare così Bree gli lanciò un cuscino blu, uno dei tanti sparsi per la stanza.
<> esclamò.
<> approvò Ember.
Ma Kia non rispose.
<> si chiese Bree scendendo dal letto per svegliare l’amica. Ma la ragazza non era nel suo letto.
<>
<> rispose l’interrogata. Belzebù, forse offeso dalla poca attenzione della ragazza saltò sul suo letto.
<>
<>
<> disse un voce.
Le due Corvonero videro che la loro compagna era già sveglia e sistemata e le guardava con la solita aria da ragazzina pestifera.
Lo sguardo assonnato di Ember cadde con disapprovazione sull’abbigliamento della ragazza, indossava jeans attillati con stivali neri alti sino al ginocchio, un dolcevita arancione le fasciava il tronco facendo a pugni con i capelli neri screziati qua e là con delle ciocche verde mare come il colore dei suoi occhi. Tutta un’altra storia in confronto alle altre due ragazze, entrambe bionde anche se Bree aveva gli occhi verdi e Ember gi occhi Blu elettrico. Duecento anni prima nessuno avrebbe potuto dire che erano delle streghe, ma i capelli colorati di Kia l’avrebbero sicuramente mandata al rogo.
<> disse Ember.
<> la corresse la ragazza.
<> strillarono in stereo le due ragazze ancora in pigiama.
Nei trenta secondi successivi le due cominciarono a correre per la stanza rimproverando Kia.
<> la rimproverò la prima.
<>.
Kia buttò indietro la testa e rise. <>
Bree prese un cuscino e glielo lanciò mancandola per un soffio.<
> disse Fabio alla severa bibliotecaria che lo fissava severa attraverso i suoi occhialini.
<> disse l’anziana signora con la sua voce acuta e fastidiosa come un’unghia sulla lavagna.
<> rispose educatamente Fabio con il suo sorriso da bravo ragazzo. Madame Pince lo squadrò per un attimo come se potesse trasformarsi in un rospo da un momento all’altro finché non decise di credergli guidandolo verso uno degli scaffali e dandogli di persona il volume.
Nonostante questo la vecchia signora non faceva altro che scoccare occhiate furtive all’entrata e alla scrivania dove teneva tutti i registri, poi come una pentola piena d’acqua che non ce la fa più a tenere tutta l’acqua dentro sbuffò.
<>
<> le rispose Fabio ancora con il suo sorriso malandrino dopodiché le diede le spalle e andò alla scrivania della bibliotecaria per firmare i registri.
Uscito dalla biblioteca si diresse verso le scale e riuscì a salire su una a chiocchiola che portava ai sotterranei prima che questa cambiasse di posto.
Arrivato nei sotterranei entrò nelle cucine dove gli elfi lo salutarono come ogni pomeriggio assillandolo con le loro domande su cosa volesse.
<> rispose lui sorridendo mentre un elfo raggiante gliene porgeva un’enorme vassoio pieno.
L’ingresso delle cucine si aprì nuovamente e un ragazzo dai capelli blu come i suoi occhi lo salutò con un ghignò mostrandogli un volume.
<> lo salutò allegro Fabio < >
Benny e Fabio erano come il giorno e la notte, le uniche cose che li univano erano il Quidditch e il rivaleggiare con Merlino per il posto di Combina-Guai-In-Capo.
Per il resto chi li vedeva, dopo il primo impatto cominciava chiedersi come avessero fatto a diventare così legati.
Benny era un Metamorfus e portava i capelli e gli occhi rispettivamente verdi o blu, vestiva sempre in maniera sobria, tanto che una persona superficiale non avrebbe mai creduto di aver di fronte a sé un “Ragazzo così incline a non rispettare le regole”, come diceva l’ultima nota presa.
Fabio era un anno più grande di lui, ma non badava molto a tenere l’apparenza di essere un bravo ragazzo, anche se la sua faccia d’angelo lo aiutava parecchio.
<> disse Benny.
<> gli ricordò l’altro.
<>
<> gli rispose alzando gli occhi al cielo.
<>. Così dicendo Benny aprì il libro sul tavolo attirando l’attenzione dell’amico e spargendo una nuvola di polvere . <
>
Merlino un ragazzo del 5 anno, era nel parco, poco distante dal lago. Come ogni mattina con lui c’erano dei ragazzi, quasi tutti quindicenni visto che la sua mercanzia andava sempre a ruba.
<>
James, un Grifondoro suo coetaneo, mise i soldi nella mano tesa del ragazzo sbuffando.
<> chiese.
<> gli rispose Merlino facendogli l’occhiolino, poi si rivolse al resto dei ragazzi. < >. Molti clienti insoddisfatti se ne andarono, altri, con il loro bottino assicurato nelle tasche si avviarono soddisfatti.
Merlino aspettò un po’ prima di sospirare. In una sola mattinata aveva guadagnato quindici galeoni e aveva quasi finito la sua merce. L’incasso era più del dovuto, anche perché quelli rimasti a scuola per le vacanze natalizie probabilmente volevano guadagnare tempo per i compiti non ancora svolti o approfittavano del fatto che erano in pochi per fare un’ abbondante scorta.
Doveva cercare di contattare il suo fornitore, ma era difficile anche perché non voleva che la sua identità venisse scoperta. Sbuffò. Perché doveva rendere le cose più complicate?
S’incamminò verso il castello. Chissà se era sveglia? Appena entrato i suoi occhi azzurri videro una chioma biondo cenere che rientrava dentro. Capì di aver visto Dragon che cercava di evitarlo, e non resistette. Prese un Caccabomba che gli era rimasta nella borsa e seguì silenziosamente il ragazzo per le scale, sino alla torre di Grifondoro. Dalle scale vide Dragon entrare nella sala comune passando per il ritratto della Signora Grassa e un attimo prima che potesse richiudersi gliela lanciò con una parabola, un tiro pulito pulito. Sentì un tonfo poi uno strillo e capì di aver centrato il bersaglio. Un senso di trionfo lo invase. Non riusciva a sopportare Dragon perché lui gli aveva soffiato il posto di Cercatore nella squadra di Quidditch. Lui giocava come Cacciatore, ma ogni volta che vedeva Dragon la vecchia ferita si riapriva. Chiuse gli occhi e sorrise.
<>.
Si voltò e vide LEI. Bè, pensò, almeno mi sono risparmiato la fatica di cercarla.Stephany scese dall’espresso, trascinandosi dietro il suo baule. Quel giorno di gennaio c’era un vento freddo che pungeva la pelle come con piccoli aghi e le spettinava i capelli neri. Poggiò il baule e scese la gabbia di Gufo mentre Laeria scese scodinzolando senza l’aiuto di nessuno.
Come al solito gli studenti erano pochi, ancora meno quelli che erano rimasti al castello perl vacanze. Un cartello diceva: “LASCIARE QUI IL PROPRIO BAGAGLIO PROVVISTO DI TARGA DI RICONOSCIMENTO”. La ragazza controllò che sul suo vi fosse almeno un biglietto con su scritto il suo nome, poi depositò con la grazia di un elefante il suo bagaglio, certa che arrivata a scuola l’avrebbe trovato nel suo alloggio.
S’incamminò stringendo di più la sciarpa al viso, con Gufo che si lamentava nella gabbia e Laeria che la seguiva mugolando, probabilmente come lei sospirava il caminetto acceso della sala comune. Si scontrò con qualcuno e per un pelo la sua mano quasi congelata dal freddo non lasciò cadere il rapace che diede inizio ad altre sonore proteste. Alzò lo sguardo e disse un risentito <> e vide un ragazzo dai capelli neri lunghi sino alle spalle e gli occhi azzurri, e un fisico da atleta. Era sicuramente un giocatore della squadra di Quidditch ma non ricordava il nome …
<>, disse imbarazzato il ragazzo, cedendole il passo. < >
<> rispose lei risentita scordandosi per un attimo la faccenda del nome.
<>
<> rispose lei < >
<> domandò lui.
Camminarono sino all’entrata e nel frattempo Stephany cercò disperatamente di ricordarsi quel nome ma era un impresa disperata: ogni volta le sfuggiva. Nessuno si avvicinò a loro anche perché erano tutti controvento e arrivare per cena al castello sarebbe stato un miracolo, quindi per sua sfortuna nessuno disse un <>
Arrivarono all’ingresso e già pensava di dovergli chiedere <> quando Kitty, una ragazza del sesto anno rientrata anche lei dalle vacanze li salutò. < >. Grazie al cielo. Qualcuno lassù l’amava. Benny guardò Fabio, seduto dall’altra parte del tavolo che gli ammiccò per un attimo.
Erano in Sala Grande quella sera, per festeggiare la fine delle vacanze. Cosa assurda visto che una delle cose da fare l’ultimo giorno libero era pensare che quelle erano le ultime ore di libertà, prima di riprendere a sgobbare sui libri. Non avevano ancora cominciato a mangiare e aspettavano l’arrivo di Morgana, la preside, che avrebbe dato inizio al banchetto.
Un brusio, poi Morgana apparve come se si fosse nascosta dietro a una delle sedie degli insegnanti. Salutò con un sorriso sereno i suoi colleghi, poi si rivolse ai suoi studenti con lo stesso sorrise raggiante.
<> qualcuno ricambiò dalla folla seduta che aspettava la cena. < > Sorrise.
<>
Come al solito, la magia più bella ad Hogwarts era la cena. Non si trattava solo di vedere delle leccornie nel piatto che poco prima era vuoto: gli elfi domestici sembravano artisti quando avevano a disposizione il cibo. I piatti di frutta formavano dei mosaici, la carne arrosto era infilata in degli spiedini e infilzava un gigantesco pollo arrosto, sculture di lasagne con sugo colorato erano dei modellini di case ed edifici…
I dolci poi … erano il nonplusultra della situazione. Se la casetta della vecchia strega di Hansel e Gretel fosse esistita non avrebbe retto il confronto. D’altronde dei muffin a forma di mulino contro cosa possono competere?
Fabio si guardò attorno poi con orrore guardò il muffin della preside a forma di cappello di strega e un’espressione orripilata gli si dipinse in faccia. Benny incrociò il suo sguardo e capì.
Ti prego, pensò, non mangiarlo. Ma ormai Morgana l’aveva addentato! Il dolcetto a sorpresa non era per lei! Cosa era andato storto? Fabio non aveva il coraggio di guardare verso il tavolo degli insegnanti, Benny non riusciva a staccare lo sguardo, pietrificato dall’ansia. Poi alle sue spalle sentì un <> e si voltò verso il tavolo di Corvonero. Moony strillava e la sua pelle era diventata arancione come quella di una salamandra. Fabio emise un respiro strozzato. A quanto pare il dolcetto a forma di cappello non era un fuori serie.
Ancora nessuna risposta. Inizi tu?
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