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Era il nostro piccolo Fred
Premessa: E' la mia primissima FF e probabilmente l'ultima xD.
Ho voluto dar voce al dolore di George dopo la morte di Fred, dandogli quello spazio che la Row non gli ha dato (non glielo perdonerò mai -.- come non le perdonerò mai di aver ucciso Fred.). E' come se fosse un capitolo a parte del settimo libro, tutto incentrato sul gemello, introducendo tutte quelle notizie sulla sua vita dopo la battaglia che mi sono dovuta cercare su internet, essendone privo il libro.
Spero che vi piaccia, non volendo è uscita abbastanza lunghetta ;DEra il nostro piccolo Fred2 maggio 1998
Tenevo il suo viso tra le mani, i rossi capelli impolverati perdevano la loro brillantezza man mano che centinaia di lacrime li ricoprivano. Non sentivo niente, né le grida intorno a me, né i singhiozzi della mia famiglia, né quello che dicevano, io guardavo te. Quello non era uno dei nostri soliti scherzi, non ti saresti rialzato ridendo e cantilenando che ci eravamo cascati tutti, questa volta non ero il tuo complice, il tuo compagno, nessuna mia parola sarebbe stata seguita da un eco identico, nessuna mia risata avrebbe risuonato all'unisono con la tua e il tuo viso non ricambiava la mia espressione: sorridevi.
Tu sorridevi.
Perchè? PERCHE', FRED?!?
Sto fissando il tuo corpo immobile e tu hai stampato in viso un ghigno beato, mentre io sto morendo di dolore. Sto piangendo, urlando il tuo nome, sto impazzendo..non so come fare, Fred. Perchè ridi? E' come se mi avessero lacerato l'anima, fitte lancinanti mi trapassano le membra, tremo… Non può essere vero.
Vorrei estirparmi il cuore e spappolarlo a terra pur di non riconoscere che sei…morto.
Non ci riesco fratellino…non puoi avermi lasciato solo, anzi..non è vero, tu non mi hai lasciato solo, io ti ho abbandonato, non c'ero quando è successo, non ti ho parato le spalle, non ti ho difeso, non ero insieme a te quando quel maledetto muro è esploso, io non ti ho venidicato. Ha fatto tutto Percy…ed è come se ci fosse un assassino in me.
Qualcuno sta cercando di strapparmi via da te, da quello che sento dobbiamo spostare il tuo corpo e quello di Lupin e Tonks, dato che tra un'ora la battaglia potrebbe ricominciare… Ma io non ti lascio. Dovessi morire per mano di Voldemort rimango al tuo fianco, come ho sempre fatto…In questo momento la morte mi pare la fine più dolce e consolatoria che possa esistere.
“Fred…Fred ti prego..non lasciarmi…svegliati fratellino…è tutta colpa mia, colpa mia…”
“George…non dire così. Alzati. Vanno portati in un luogo più sicuro..”
Credo fosse papà, ma non lo ascolavo. Ogni fibra vitale del mio essere stava morendo con te e non mi importava più niente né di Harry, né della battaglia, né della fine del mondo magico…
Papà mi ha trascinato via, cercava di abbracciarmi e sentivo la mano di mamma sulla schiena, tremava per i singhiozzi, le lacrime di papà mi bagnavano la spalla e sentivo i sussulti degli altri intorno a me, ma non mi girai a guardarli… Mi staccai da entrambi e caddi in ginocchio, inerme. Non esisteva più niente per me, tranne il corpo del mio gemello morto e il suo ultimo sorriso.Giugno 1998
Mi ero appena smaterializzato in salone, facendo sussultare mamma, come sempre. Ormai sparivo per ore senza avvisare nessuno, alla ricerca di qualche luogo dove avrei potuto sfuggire al mio dolore, ma penso non sarebbe mai esistito; mi trascinavo quei ricordi ovunque andassi, non sentivo più nessun tipo di emozione, somigliavo più ad un fantasma che ad un essere umano, ero vuoto e privo di voglia di vivere..
“C'è del succo di zucca tesoro, ne vuoi un po'?” Sapeva già la risposta, ma continuava a provare a farmi reagire, come se non vedessi che neppure lei ci riusciva. Tutte le volte che mi guardava vedevo quel velo di lacrime e il dolore che le suscitavo, reagivano tutti così. Vedevano lui in me e lo ero davvero. Ero la sua copia, il suo perfetto riflesso, avrei potuto esordire così: “Ma non mi riconoscete? Sono Fred! Mamma, siamo tuoi figli, non puoi ancora non distinguerci!!” avrei reso felici tutti.
Ma io non ero lui, non ero Fred, non ero te, fratellino…
Sentivo gli occhi puntati su di me ogni qual volta apparivo, cadeva subito il silenzio, notavano in che stato ero; più di una volta a mamma è sfuggito “Fred” per chiamare me, e papà la abbracciava subito per cercare di placare quel pianto che sarebbe durato tutta la notte.
Dopo il funerale non avevo dormito in camera mia per alcuni giorni, non potevo rientrare in quello spazio nel quale avevamo diviso vent'anni della nostra vita, ci sarebbero stati troppi ricordi pronti ad assalirmi e divorarmi, non ne avevo il coraggio.
Quando due giorni fa è arrivata Hermione, per cercare di consolare Ron, ho deciso di abbandonare la camera degli ospiti e mi sono imbattuto in tutto quello che non avrei mai voluto. Sono davanti alla nostra porta anche ora, l'effetto che mi fa è sempre lo stesso, è come se fosse la prima volta che ci entro da quando non ci sei più… Tutto in disordine, come è sempre stato, neppure mamma ha avuto il coraggio di sbizzarrire il suo animo casalingo in questa stanza. Il tuo letto è sfatto, il mio no. Fa troppo caldo per coprirsi e a volte neppure dormo, rimango a fissare le pareti e gli striscioni gialli e oro di cui siamo sempre andati fierissimi. Nostre invenzioni sono sparse un po' dovunque, ne avevamo così tante in progetto e non verranno mai realizzate…
Ti ricordi quanto si era arrabbiata mamma quando abbiamo lasciato Hogwarts per inseguire i nostri sogni? Che uscita di classe abbiamo fatto, se la ricorderanno per anni…
“Ehi..” Avevo lasciato la porta aperta e non mi ero reso conto di essere immobile in mezzo alla stanza a fissare il vuoto, c'era Hermione sul ciglio della porta con Ron al seguito. “Stiamo andando a stanare un po' di gnomi da giardino, a Percy serve una mano. Non è il massimo delle distrazioni…Se ti va di venire.. Forse arriva anche Harry.”
Harry…credo che in cuor mio gli conferissi ingiustamente la colpa dell'accaduto, non che avesse scelto di essere il Prescelto, ma anche lui era con Fred.
“Emh, magari vi raggiungo tra un momento, grazie Hermione”
“George senti…” Ron non oltrepassava la soglia. Quanto era diventato pallido, pure lui…
“Tranquillo Ron, è tutto ok”.
Mi chiusi la porta alle spalle, pronunciai Muffliato, e ripresi a piangere.Luglio 1998
Sono riuscito ad evitare qualsiasi forma di specchio per due mesi, che fosse il riflesso del vetro della finestra o dell'acqua poco importava, fuggivo da me stesso e da ciò che avrei potuto vedere.
Forse non sarei neppure stato capace di riconoscerti in me, ero dimagrito, smunto, trascurato, assomigliavo più ad un vecchio manico di scopa che ad un Weasley.
Perciò non so cosa mi abbia spinto a pormi prepotentemente contro la dura verità. Forse la speranza che il mio riflesso si sdoppiasse e che per qualche secondo potessi rivederti, o forse semplicemente la disperazione di non poter fare a meno ,nella mia vita, che cercare invano qualcosa o qualcuno che ti assomigliasse…
Fatto sta che rimasi a fissarmi per alcuni lenti, ansiosi, interminabili minuti.
Sicuramente ero cambiato, anche troppo, non avrei mai pensato di ridurmi in questo stato; guardandomi avresti pensato che fossi reduce da una lotta con Hagrid o con qualche drago, e invece ero così perchè dentro mi sentivo lacerato, distrutto, perso… Ti assomigliavo troppo. Non ero pronto a trovarmi davanti a te, non pensavo mi avrebbe fatto così male, detestavo tutto me stesso, il mio corpo, i miei occhi, i miei capelli, perchè erano i tuoi, i tuoi…Ti prego, torna Fred…
E sai una cosa? Non riuscivo ancora a sorridere. Forse se avessi sorriso, ti avrei rivisto quasi identico a come te ne sei andato, ma la mia espressione era tremendamente seria e spenta.
Ero solo il muto riflesso di ciò che eri, nient'altro.Settemmbre 2000
“Ahahah! Muoviti George! Non vorrai farti battere da una ragazza, vero?”
“Assolutamente no, ho ancora una dignità, sai?”
“Ah si? E allora prova a prendermi, campione” E sparì tra le nuvole di una splendida giornata di settembre. L'aria era fresca, ormai il caldo afoso era passato, il cielo si copriva più spesso di nuvole, ma il tempo rimaneva ideale per qualche giro sulla scopa.
Puntai verso quel puntino nel cielo che si muoveva a tutta velocità, iniziai ad inseguirla, pensando a come sopraffarla, era sempre stata brava, fin dai tempi di Hogwarts. Però, mai sottovalutare un Weasley.
“Spero che il tuo 'campione' non fosse ironico, tesoro.” Sbucai da una nuvola facendola sobbalzare, era così bella coi capelli al vento..
“Umh, prova ad indovinare…” e mi diede un piccolo bacio sulle labbra, per poi buttarsi in picchiata a tradimento e io ad inseguirla, come fosse la mia stella polare, la mia via, il mio punto di riferimento…e lo era.
“Non sarai troppo competitiva, Angi?”
“Ma no, devo tenerti allenato, la tua scopa aveva troppa polvere, un giorno mi ringrazierai!”
“Ti ringrazio di tutto già adesso”
Eravamo scesi a terra, le scope sul prato e lei tra le mie braccia.
Era apparsa la prima volta alla porta della Tana, in una serata autunnale di due anni fa. Avevo sentito la sua voce dal piano di sopra, ma non l'avevo riconosciuta, finchè non sentii la voce di mamma chiamarmi e dirmi di scendere perchè era venuta a trovarmi Angelina. Rimasi molto colpito dal fatto che fosse venuta, mi ero estraniato così tanto dal mondo reale che vedere qualche vecchio amico mi suscitava una strana impressione. Avevamo fatto una passeggiata intorno a casa, mi parlò di tutto tranne che di Fred. Le ero molto grato in quel momento, anche se sapevo benissimo che quello era il motivo della sua visita. In fondo un tempo stavano insieme e come tutti voleva rivederlo tramite me. Mi stupì la sua fermezza, l'unico momento in cui notai la compassione nei suoi occhi fu quando mi vide scendere dalle scale dopo il richiamo di mia mamma, ma poi tornò subito la tenace cacciatrice che avevo conosciuto sul campo da Quidditch.
Ci rivedemmo un paio di volte dopo la prima visita, mi invitò ad alcune partite di Quidditch, mi fece distrarre, mi tornò il sorriso, iniziai a sentire la cappa di dolore che mi opprimeva affievolirsi.
Un giorno, all'improvviso, mi disse di riaprire Tiri Vispi Weasley. Mi lasciò un po' spiazzato, avevo abbandonato quel posto e tutti i ricordi ad esso legati, ma me lo disse con tale tranquillità e sicurezza che organizzammo di andarci direttamente il giorno dopo. Inizialmente andò male, vedere tutto quello costruito insieme a te, fratellino, mi ributtò in quel vortice buio in cui avevo ormai preso dimora fissa, mi sentivo in colpa per aver distrutto in questo modo tutti i nostri sogni, ma allo stesso tempo non aveva senso riprendere tutto senza di te. Angi mi consolò, mi disse che non potevo lasciarmi alle spalle tutto quello che era legato a te, dovevo riordinare i miei pensieri e decidere cosa fare del nostro negozio, se sistemarlo oppure se impachettare tutto e dire addio ai nostri scherzi.
Decisi di provarci.
Ora i Tiri Vispi Weasley sono più splendidi che mai, l'insegna spicca luminosa tra le stradine di Diagon Alley e Ron mi aiuta con i clienti, mentre cerca di diventare Auror. Tutto questo è dedicato a te, Fred.
Mi innamorai di Angelina, le ero talmente grato per tutto quello che aveva fatto che temevo fosse da stupidi dirle quello che provavo: magari lei mi considerava solo un amico, oppure viveva ancora in lei il pensiero del mio gemello. Mi sentivo troppo stupido… E invece, ora sto con lei, vivo per lei, la amo e riesco di nuovo a sorridere. Sorrido, Fred! Come abbiamo sempre sorriso noi due, come prima, ai vecchi tempi! Non smetterai mai di mancarmi, mai, ma spero tu sia felice per me.
Io e lei ci stavamo avviando verso la Tana eravamo a qualche chilometro da casa, quando la sua voce interruppe il filo dei miei pensieri: “Sbrigati George, oggi ci sono Bill e Fleur, magari sono già arrivati!”
“Agli ordini, cacciatrice”
E ci dirigemmo verso le luci della Tana che si stagliavano in lontananza.
Diversi anni dopo“George! George! Muoviti!! E' nato!!”
“Oddio..arrivo, arrivo subito!!”
“Sono nonna! Siamo nonni, Arthur, ti rendi conto?” Mamma sprizzava gioia da tutti i pori, sembrava un fuoco d'artificio impossibile da spegnere.
Mi ero sposato con Angelina e ora il mio bambino era nato, ero papà!
“Ehi, congratulazioni fratellone!” Ron era venuto con Hermione che trepidava all'idea di vedere il nuovo arrivato fra i Weasley. C'erano Harry con Ginny, Bill e Fleur, Percy, Charlie e i genitori di Angelina. Vedevo i loro raggianti sorrisi, che non potevano assolutamente competere col mio.
Attraversai di corsa il corridoio ed entrai precipitosamente nella camera dove la mia splendida moglie teneva in braccio un piccolo fagottino. Mi avvicinai, diedi un bacio ad Angi e accarezzai la testolina del mio bambino…Avevamo ipotizzato diversi nomi durante la gravidanza, ma non avevamo una preferenza particolare, avevamo deciso di aspettare che nascesse e mi bastò un solo sguardo a quel ciuffetto di capelli rossicci per non avere più dubbi.
“Fred…” sussurrai estasiato.
Era il nostro bambino, era un nuovo Weasley, sarebbe diventato un grande giocatore di Quidditch, avrebbe subito tutte le coccole e i vizi della famiglia, sarebbe andato ad Hogwarts, magari finendo in Grifondoro e sarebbe stato un gran birbante, ma tutto questo sarebbe venuto dopo…Prima di tutto, era il nostro piccolo Fred.
Ancora nessuna risposta. Inizi tu?
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