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Eredità..
Premetto che è la mia prima Fanfiction e mi scuso anticipatamente con chi ama questo personaggio (non odiatemi!! ;D) e con Zia Joe (spero non le fischino le orecchie! :P).
Erano passati 18 anni dall'ultima volta alla stazione di King's cross.
Il treno per Hogwarts stava per partire. Guardai mia moglie e lessi nei suoi occhi la forza di una madre che sa di dover lasciar il figlio libero di crescere da solo. Io non sapevo se ero pronto ma dovevo mostrare di esserlo così come mio padre aveva sempre fatto con me.
Osservai mio figlio, la mia copia esatta, e cercai nei suoi occhi qualcosa di Asteria…Asteria Greengrass, chi l'aveva mai notata. In tanti anni di scuola niente mi era mai parso davvero degno di nota…della mia nota.
Da ragazzo non capivo il significato della maniera in cui mia madre guardava mio padre: quello sguardo di profondo rispetto e devozione, uno sguardo che diceva “ti seguirò ovunque”; perciò non esisteva “amore” nel mio dizionario e nelle mie conoscenze se non con significati di scherno.
Certo sapevo che un giorno avrei avuto una famiglia, secondo l'esempio di mio padre e della tradizione dei Malfoy, ma finivo sempre con l'immaginare Pansy Parkinson al mio fianco. Lei era sempre stata al mio fianco, anche troppo per i miei gusti. Una ragazza appiccicosa e pettegola, questo era quello che vedevo in lei, ma era di certo un'amica e quindi, forse, l'unica con cui riuscivo a vedere un futuro.
Tutto questo sembra assurdo adesso se penso a come Asteria ha stravolto la mia vita.
Non è stato uno stupido colpo di fulmine e non ricordo neppure “la prima volta che l'ho vista” ma non potrò mai scordare con quanta sicurezza e sfacciataggine si è insinuata nel mio mondo.
Era una ragazza astuta, scaltra e dalla battuta pungente, ma soprattutto non aveva paura di nulla, tanto meno di contraddirmi o tenermi testa su qualsiasi argomento e in qualsiasi momento. Giorno per giorno una sfida continua tanto che, ad un certo punto, ho creduto di odiarla e forse è stato proprio questo l'inizio: il momento in cui l'ho notata davvero.
Una Serpeverde che ha da ridire sull'importanza dei Purosangue è tutto un che dire, ma lei era così: senza peli sulla lingua, anche a costo di risultare scomoda; una rivoluzionaria, una “bisbetica indomabile”.
I nostri battibecchi su tutto per i corridoi di Hogwarts divenivano sempre più frequenti e per me erano diventati delle vere e proprie sfide a cui non potevo e non volevo rinunciare.
Era tutto un punzecchiarsi, cercarsi con lo sguardo, urlarsi contro “levati dai piedi” per poi ritrovarsi sempre, in qualche modo, vicini. Col tempo mi resi conto che era diventata una droga per me. Di giorno la cercavo dappertutto e di notte fissavo il soffitto insonne tentando di ricordare il profumo dei suoi capelli. Eppure, nonostante tutto, mi costringevo ancora ad ignorare quella sensazione allo stomaco e le voci urlanti nella mia testa. Non esiste! mi ripetevo innamorarsi è da smidollati!
Ma non sono mai stato un ragazzo forte e lei era come un affascinante, piccolo tarlo che perforava lentamente il mio cuore di legno.
L'infinità di confuse emozioni che provai il giorno che la baciai non sarei in grado di descriverle.
La Sala Comune era vuota e lei, seduta accanto a me vicino al fuoco, mi fissava con aria di sfida. Avevamo parlato, bisticciato, discusso a lungo seduti lì prima che calasse tra noi quel silenzio. Il mio cuore prese a scandire i secondi di quell'interminabile momento ma lei sembrava non accorgersene. La sua vicinanza mi stava torturando, sentivo la tensione pulsare sul mio collo e quell'illogica voce dentro di me. Non so cosa mi prese. Avvicinai la mano nervosa al suo viso e fu un attimo.
Baciarla fu spettacolare e ancor di più lo fu sentire che ricambiava. Quando le nostre labbra si separarono, poi, feci una cosa che non avrei mai immaginato di fare: io, Draco Malfoy, le dissi “Mi sono innamorato di te”.
Da quel giorno capii cosa significava sentirsi uomo e avere il coraggio delle proprie azioni.
Può sembrare sdolcinato ma tenere per mano Asteria era la cosa di cui più andavo orgoglioso. Sentivo di avere accanto la ragazza più valorosa della terra.
Con lei imparai cosa voleva dire avere coraggio e sentirsi capito a pieno nelle scelte, come quando, durante la battaglia al castello, decisi di salvare il mio acerrimo nemico andando contro ogni aspettativa.
Oggi, a distanza d'anni, quando mi guarda riconosco lo stesso sguardo di mia madre: fiero, orgoglioso e..amorevole.Il treno cominciò a sbuffare, era l'ora dei saluti.
Guardai mio figlio dall'alto, non mi chinai a salutarlo: non sono mai stato bravo in queste cose.
Mi limitai ad avvicinarmi, sentivo di dovergli dire ancora una cosa:
– Scorpius, figliolo, vedi quell'uomo?
– Chi? Harry Potter, papà?
– Si Scorpius. Ascoltami bene. E' sempre stato il mio acerrimo nemico..ma è anche il nemico per cui provo la più profonda stima. Ricorda: di fronte a lui tieni sempre la testa bassa ma non farti mai, e dico mai, mettere i piedi in testa dai suoi figli. Intesi?
– Si papà!
Scorsi lo sguardo stranito di mio figlio e sorrisi incredulo tra me e me per quanto gli avevo appena raccomandato.
– Bene. Ora va!
Asteria si calò per baciarlo un ultima volta. Lei ne era capace. Era diversa da me.Mentre guardavo mio figlio salire sul treno sperai con tutto me stesso che, nonostante la nostra somiglianza, avesse ereditato il cuore di sua madre.
PS: L'ho scritta di getto e, più che col cuore, con tutti i nervi sensibili del mio corpo direi..
L'ho riletta e riaggiustata centinaia di volte ma visto che continuavo a trovarci qualcosa che non andava ho deciso di pubblicarla ad occhi chiusi (e com'è venuta è venuta!). Devo ringraziare tutti voi giratempini per l'ispirazione, in particolar modo coloro che ruolano insieme a me in “Anni ad Hogwarts” : Grazie ragazzi per avermi fatto tornare la voglia di fantasticare e scrivere!! ghhN.B. Sebbene circoli su internet il nome “Astoria”, in realtà la Rowling ha specificato nell'albero genealogico del suo sito che la moglie di Draco si chiama Asteria (nome della mitologia greca che significa: stella).
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