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GiratempoWeb | Harry Potter Italia, Animali Fantastici, Wizarding World, Podcast e Raduni Forums Il Prescelto (1a storia della saga Cicatrice)- parte 2

  • Il Prescelto (1a storia della saga Cicatrice)- parte 2

    Posted by Anonymous on Aprile 4, 2016 at 7:23 pm

    Salve a tutti! Eccomi qui con il resto dei capitoli del Prescelto, prima storia di Cicatrice…purtroppo nonĀ  mi ha fatto aggiornare sul topic vecchio XD quindi posto il resto qui! Scusate per alcuni errori ortografici, vi posto comunque il resto e se vi fa piacere leggetelo!
    APITOLO 4

    CANI E MANTELLI

    Nei giorni seguenti, Harry provĆ² piĆ¹ volte a far visita a Hermione Granger, sentendosi sinceramente dispiaciuto dell'incidente; tuttavia tra gli impegni della scuola e i continui sogni che infestavano le sue notti, facendolo sentire piĆ¹ male che mai ( l'ultima volta aveva visto un basilisco venire verso di lui in un tunnel oscuro) Harry dimenticĆ² di andare a trovarla e non era decisamente incoraggiato dalle continue occhiate sospettose di Neville.
    Una mattina dei primi di ottobre, quindi, decise di confidare a Frank di volerci finalmente provare, saltando la lezione di volo di quella mattina. La reazione dell'amico fu, comunque, prevedibile.
    “Tu cosa…?” chiese perplesso. “Tu….tu molleresti lezione di volo…”
    “Per andare a trovare Granger, esatto” affermĆ² Harry, tagliando corto. Frank sembrĆ² valutare quell'intenzione seriamente. “Beh…capisco che tu ti senta in colpa, ma addirittura saltare una lezione per lei…”
    “Certo che mi sento in colpa” lo interruppe Harry, versandosi un po' di succo di zucca nel boccale, deciso a non guardare in faccia Frank. Si vergognava di quell'incidente e cercava di pensarci il meno possibile, perchĆ© il solo pensiero lo faceva stare male.
    “Non ĆØ stata colpa tua, comunque” lo rincuorĆ² l'amico, evidentemente notando quanto si fosse adombrato. “Malfoy ha schivato il colpo, ĆØ finito per sbaglio…oh, guarda, la posta!”
    Si udƬ uno stridio sopra le loro teste, ed Harry alzĆ² lo sguardo verso il soffitto; i gufi stavano arrivando in volo verso gli studenti con lettere e copie della Gazzetta del Profeta fra le zampe. Harry intravide fra loro il suo, Arnold, bianco e dalle piume puntellate di macchioline nere. Con molta grazia, l'uccello atterrarĆ² sul tavolo accanto al boccale di Harry. Un attimo dopo fu affiancato da un barbagianni, appartenete a Sirius. Entrambi tenevano legati alla zampa una lettera.
    I due ragazzi si guardarono. “I nostri genitori” dissero all'unisono, per poi slegare il laccio tenuto alla zampa di ciascun gufo e srotolare la pergamena. “Cosa dice tuo padre?” chiese Harry, incuriosito.
    L'espressione di Frank si concentrĆ² nella lettura, poi arrotolĆ² la pergamena e si rivolse di nuovo all'amico. “Tutto bene” disse “niente di speciale…vuole solo sapere come ĆØ stato questo primo mese a Hogwarts. Genitori” aggiunse, facendo roteare gli occhi azzurri con un sorriso sornione. “E i tuoi, cosa raccontano invece?” Harry esitĆ²; non aveva ancora letto la sua. Facendosi un po' di coraggio, si dedicĆ² anche lui alla sua corrispondenza. L'autrice della missiva era sua madre, piĆ¹ abituata a tenere relazioni via gufo di suo padre:

    Caro Harry,
    come stai? Spero che ti sia ambientato a Hogwarts in questo primo mese e e che non ti sia cacciato nei guai ( cosa che tuo padre fece fin da subito).
    Ho saputo da Silente che hai avuto non poche difficoltĆ  a socializzare per via della voce messa in giro dai Malfoy. Il mio consiglio ĆØ, Harry, di non farci troppo caso, dopotutto sono solo pettegolezzi e tu sai chi sei. In ogni caso, puoi contare su amici fedeli come Frank e come Louise.
    Non curarti degli altri; se non hanno capito quanto vali, nonostante tu gliel'abbia dimostrato, ĆØ meglio che lasci perdere. Ricorda, i veri amici non giudicano dall'apparenza.
    Bene, spero che tu te la passi bene. Salutami Frank, Louise, John e Richard ( i loro genitori sono in pensiero, sono piĆ¹ di due settimane che non hanno loro notizie!)
    Un grande bacio,
    tua mamma Lily.
    P.S. per qualsiasi problema puoi rivolgerti a me, lo sai.

    Harry rilesse piĆ¹ volte l'ultima riga, scritta con un corsivo cosƬ perfetto, valutando seriamente la sua proposta nella nota finale.
    Mille idee erano partite come razzi dal cervello di Harry: avrebbe potuto raccontarle degli strani sogni, delle nuove amicizie, dello strano rapporto con Ron…
    Poi si riscosse dai suoi pensieri, accorgendosi che Frank lo stava osservando con ansia e s'affettĆ² a rispondere: “Oh, niente di speciale anche da me. Vogliono solo sapere come sto, tutto qui”.
    Frank gli lanciĆ² un'occhiata dubbiosa. Harry sapeva che i suoi amici erano preoccupati per lui e la sua salute, ma li aveva rassicurati moltissime volte al riguardo.
    Frank sollevĆ² lo sguardo sul resto della sala, quel giorno ampiamente illuminata dal bel tempo che si prospettava fuori. Il suo volto, perĆ², si fece subito scuro.
    “Non credo che ci sia bisogno che tu vada a trovare la Granger, comunque” disse, serio, tornando con lo sguardo al suo porridge, ” lei ĆØ qui.”
    Harry seguƬ lo sguardo dell'amico verso l'entrata. Hermione Granger sembrava tornata perfettamente in salute, saltellando allegramente con i suoi capelli crespi e la solita aria saccente. Tuttavia il suo viso era cambiato : qualcosa che trovĆ² familiare. Harry guardĆ² Hermione unirsi al tavolo dei corvonero, dove vide Louise impallidire tutta d'un colpo e, come se avesse visto qualcosa d'assolutamente orripilante sedersi vicino a lei, scattare dal tavolo e correre via verso lui e Frank.
    “Santo cielo, ma l'avete vista?” si lagnĆ², sedendosi accanto a Harry e gettando continuamente occhiate all'indietro; i suoi due amici si scambiarono due occhiate tra lo stupefatto e il divertito.
    “Cos'ha che non va quella?” chiese Frank, assecondando in parte il disprezzo dell'amica ma con il suo tono canzonatorio. Come al solito, il viso di Louise s'infiammĆ².
    “Volevo che restasse incollata a quel letto per sempre!” ringhiĆ².
    “Andiamo, non sei un po' esagerata?” chiese Harry. “Dopotutto, ĆØ stato solo…”
    “Oh, Harry, adesso non incominciare di nuovo con questa storia!” lo interruppe l'altra, che probabilmente seguiva il suo filone di pensieri e non l'ascoltava. Louise si morse il labbro e guardĆ² indietro al suo tavolo, come se fosse impaurita che il professor Vitious, il direttore della sua casata, potesse comparire da un momento all'altro e punirla. Harry pensava che quel tipo di ansia fosse esagerata…esattamente come quell'antipatia per Hermione Granger.
    SƬ, Frank aveva ragione quando aveva detto che lei e Louise si somigliavano.
    Harry era talmente perso nei suoi pensieri, come ad esempio quello di decidere cosa rispondere a sua madre, che fece un balzo nel momento in cui si accorse che Louise lo stava fissando. “Comunque, Harry, non devi sentirti tanto in colpa, lo sai” fece, versandosi un po' di succo di zucca nel boccale vuoto.
    “E perchĆ© mai?” chiese lui, incuriosito. Louise strinse le labbra, rivolgendo un' altra occhiata veloce al suo tavolo di casata. “PerchĆ© i denti di Granger non sono mai stati cosƬ perfetti come adesso”.
    Harry si volse di spalle e cercĆ² Hermione con lo sguardo. Quando la trovĆ², fu incredibile quello che vide, e gli venne quasi un colpo al cuore quando lo notĆ².
    Quello che aveva notato Louise era vero. E i denti non erano stati l'unica conseguenza: a parte i soliti capelli crespi e molto mossi che le circondavano il viso, la ragazza sembrava molto piĆ¹ armoniosa nei lineamenti, cosƬ che…
    Il boccale di Harry cadde sulla tovaglia con una gomitata, inavvertitamente, ma non ci badĆ². Hermione era straordinariamente simile alla ragazza che aveva sognato. Questo lo rese incapace di fare qualsiasi altra cosa….i conti non tornavano….
    “Devo andare” annunciĆ², alzandosi, gli sguardi di Louise e di Frank che lo seguivano come se fosse impazzito. “Harry, che hai?” chiese Frank.
    “Devo andare” fece Harry, sentendosi un po' strano.
    “Ma le lezioni iniziano fra cinque minuti!” osservĆ² Louise, scandalizzata dalla strana reazione del ragazzo.
    Harry la ignorĆ². Stretta la lettera in pugno ā€“ si rese conto solo in quel momento di averla ancora in mano- uscƬ di filato dalla sala grande, corse su per la gradinata della sala d'ingresso, imboccĆ² lungo i vari corridoi e salƬ le scale fino ad arrivare al corridoio del settimo piano, e poi via, verso il quadro della signora grassa: non gli importava di perdere una lezione a cui neanche teneva, dopotutto, perchĆ© suo padre gli aveva giĆ  insegnato a volare su un manico di scopa. AttraversĆ² il buco del ritratto ed entrĆ² nella sala comune, accasciandosi su una delle poltrone.
    Si sforzĆ² di ricordare esattamente quello che aveva visto…. Ma ben presto Harry si rese conto che non si puĆ² sognare a comando e, decidendo che era troppo tardi per scendere a lezione, prese carta e inchiostro, si poggiĆ² sul tavolino accanto al camino e, intinta la piuma, cominciĆ² a scrivere:

    Cara mamma,
    qui tutto bene a Hogwarts. Io…

    Era sul punto di raccontare i suoi sogni, ma non lo fece; sentiva che era una cosa del tutto personale. CosƬ riprese:

    seguirĆ² sicuramente i tuoi consigli, anche se in realtĆ  di quello che dicono gli altri non m'importa un granchĆ©…

    Vorrei solo che non mi trattassero male, pensĆ², ma evitĆ² di scriverlo.

    Vorrei saperne di piĆ¹ sulla famiglia Weasley. Da quando sono arrivato a Hogwarts, ho provato ad essere amico del loro fratello piĆ¹ piccolo, Ron, che ĆØ del mio stesso anno, ma mi ha sempre trattato con indifferenza. Non capsico perchĆ©.
    Con gli studi va tutto bene, mamma, sono il primo della classe.

    Sapeva di aver mentito, tuttavia era sempre meglio rassicurarla.

    Non ci sono particolari novitĆ ; Frank sta bene, John e Richard anche, persino Louise che, come al solito, vorrebbe essere la prima in tutto!
    Un abbraccio,

    Harry

    Dopo aver posato la piuma sul tavolo, Harry rilesse la lettera attentamente: non era molto, ma almeno era una risposta.
    Arrotolando la pergamena e stringendola in un pugno, decise di andare in Guferia per spedire la missiva; ma aveva appena fatto in tempo ad alzarsi che il passaggio si aprƬ e capitolarono uno dopo l'altro Dean Thomas, Seamus Finnigan, Ron Weasley (che lo evitĆ² accuratamente) seguiti da Frank, John e Richard, tutti e tre con l'aria di divertirsi parecchio.
    Harry si chiese cosa fosse successo a lezione anche se non era sicuro che sarebbe riuscito a saperlo da Frank, che continuava a tenersi la pancia per le risate. Anche Richard ridacchiava. Harry li guardĆ², basito. “Ma insomma, si puĆ² sapere cosa succede, qui?”
    John, l'unico dei tre ad avere un'espressione seria e preoccupata, si sedette accanto a Harry . “Beh, Paciock ha combinato un vero disastro a lezione”.
    “E questo vi sconvolge?”
    Harry non era per nulla sorpreso: non c'era lezione in cui Paciock non ne combinasse una.
    Continuava a pensare che Tu-sai-chi avesse fatto la scelta sbagliata quella notte di Halloween di tanti anni prima.
    “Beh, ma questo ĆØ stato un vero disastro!” ribattĆ© John sedendosi davanti a lui, affiancato da Frank.
    Harry passĆ² lo sguardo in rassegna di tutti i suoi amici. “Ditemi tutto”.
    “Beh,” iniziĆ² John, con fare divertito “eravamo tutti fuori nei giardini, in riga uno di fronte all'altro, le nostre scope al fianco. Avremmo dovuto ordinare 'su' e al suono di Madama Bumb inforcare la scopa e sollevarci in aria….”
    “Ma la scopa di Neville l'ha fatto prima del tempo,” continuĆ² Frank, mimando con le mani la scena, “e…beh, ha cominciato a volare ovunque, senza avere il controllo, come al solito…”
    “Ma la cosa ancora piĆ¹ terribile” lo interruppe a sua volta Richard con tono piĆ¹ teatrale, “ĆØ stato che, mentre Neville urlava e schiamazzava, la sua Ricordella ĆØ cascata dalla tasca e Malfoy l'ha afferrata. Neville ovviamente se ne ĆØ accorto ed ha virato ā€“almeno, ci ha provato- con la scopa verso di lui, puntandolo volutamente, mentre continuava a urlare e schiamazzare… beh, insomma, ĆØ finito proprio raso terra davanti a Malfoy che aveva la palla stretta in mano e se la rideva come un matto. Gli ha anche detto una cosa come: 'vediamo se riuscirai a riprenderla' se l'ĆØ messa in tasca e Madama Bumb ha terminato prima la lezione, portando Neville in infermeria.”
    Harry si chinĆ² verso di loro, sbalordito. Non poteva credere alle sue orecchie.
    “Insomma” osservĆ² in un sussurro, ” Malfoy ha sfidato Neville?”
    Frank scosse il capo. “Non ne ho idea” disse, “ma se ĆØ cosƬ, non credo dicesse seriamente. Pensi davvero che Neville sarebbe in grado di sostenere un duello magico?”
    Anche se Harry si rese conto in quel momento che nessuno di loro sarebbe stato in grado di farlo, scosse la testa, perchƩ Neville era talmente goffo che, probabilmente, non ci avrebbe neanche provato.

    *

    Harry si rigirĆ² fra le coperte, tormentato. Stava di nuovo sognando…

    Si trovava in una stanza grande e scarsamente illuminata, dove vi erano dei divani in pelle nera davanti al camino, uno di fronte all'altro. L'intera sala era ricoperta di pareti verde argento, cosƬ come i tappeti, le tovaglie, le mura, l'argenteria. Harry stava seduto accanto a Tiger, mentre Malfoy, seduto di fronte a loro, era tutto intento a leggere con voce alta e strascicata un articolo su Arthur Weasley dal Profeta, il tono piuttosto divertito.
    Tiger, accanto a Harry, s'irrigidƬ.
    “Beh?” chiese Malfoy con impazienza, quando Harry gli ebbe restituito il foglio. “Non ĆØ buffo?”
    “Molto buffo” rispose Harry, tetro.
    “Arthur Weasley ama talmente tanto i Babbani che dovrebbe buttare alle ortiche la sua bacchetta magica e andarsene a vivere con loro” disse Malfoy con tono sprezzante. “Da come si comportano, non si direbbe mai che i Weasley siano dei purosangue”.
    La faccia di Tiger era contratta per la rabbia e Harry si chiese perchƩ.
    “Che cosa ti prende, Tiger?” sbottĆ² Malfoy.
    “Mal di stomaco” grugnƬ lui.
    “Beh, vattene in infermeria e dai un calcio da parte mia a tutti quei mezzosangue” disse Malfoy con un ghigno. “Strano che che la Gazzetta del Profetanon abbia dato notizia di tutti questi attentati” proseguƬ pensieroso. “Immagino che Silente….”

    Ma Harry non seppe mai cosa Malfoy immaginava di Silente, perchĆ© si trovĆ² faccia a terra sul pavimento, arrotolato fra le coperte.
    AprƬ gli occhi, il volto dolorante. Si alzĆ², rimise assonnato le coperte ammucchiate sul letto e cercĆ² di sdraiarsi e prendere sonno. Inutile dire che non ci riuscƬ.
    CosƬ si alzĆ² di nuovo e andĆ² ai piedi del letto, e aprƬ il suo baule, deciso a portarsi qualcosa da fare in sala comune. Mentre tastava nel buio piĆ¹ totale gli oggetti, arrivĆ² a sfiorare con le dita qualcosa di morbido e setoso in fondo al baule. Harry lo estrasse incuriosito e, andando incontro alla luce della luna, lo studiĆ². Sembrava un telo al tatto… ma era trasparente, sottile, tanto che a malapena riusciva a capire di averlo fra le mani.
    Il cuore di Harry fece un balzo. Che fosse…un mantello invisibile?
    Si chiese se insieme a quel regalo inaspettato c'era qualche biglietto, cosƬ ritornĆ² al suo baule e lo cercĆ²; trovĆ² il pezzo di carta e, emozionato, scese a grandi passi nella sala comune.
    Si sedette su una delle poltrone e, poggiando il mantello ai suoi piedi, aprƬ la lettera e lesse il messaggio.

    MANTELLO DELL'INVISIBILITA'. TUA MADRE NON VOLEVA CHE TE LO DESSI, MA IO L'HO NASCOSTO SOTTO A TUTTE LE TUE NUOVE CIANFRUSAGLIE. APPARTIENE A NOI DA SECOLI, IO MI CI SONO DIVERTITO MOLTISSIMO A SCUOLA! SPERO CHE FACCIA LO STESSO ANCHE TU.
    TI VOGLIO BENE,

    PAPA'

    A Harry non potĆ© non sfuggire un sorriso; suo padre era sempre lo stesso. Arrotolando il pezzo di carta nella tasca, prese il mantello e attraversĆ² il buco del ritratto; forse una passeggiata per i corridoi di Hogwarts gli avrebbe fatto bene ā€“ anche perchĆ© Pix non l'avrebbe visto, e il suo cuore si rasserenĆ² a quel pensiero.
    Ma non aveva fatto in tempo ad attraversare il passaggio, che una figura che doveva essere piuttosto maldestra cadde su di lui, facendo sbattere Harry a terra e sfilandogli di dosso il mantello. SentƬ un piccolo urlo spaventato e Harry si girĆ² per vedere chi fosse: era Neville che, quando lo riconobbe, sobbalzĆ².
    “Harry?” chiese, sbalordito. “Neville?” chiese a sua volta Harry. “Che ci fai qui fuori?”
    “Potrei domandarti la stessa cosa” ribattĆ© l'altro, cercando di darsi un tono coraggioso.
    “Non riuscivo a dormire” rispose il ragazzo, anche perchĆ© era vero.
    Neville apparve improvvisamente agitato, gli occhi che saettavano da destra e a sinistra, come se avesse avuto fretta.
    “Bene” disse lui, “allora rientra dentro. Io…devo andare….” E fece per allontanarsi, ma Harry lo bloccĆ² per un braccio, facendolo quasi inciampare. Era sempre piĆ¹ insospettito : non avrebbe mai immaginato Neville a gozzovigliare per i corridoi!
    “E dove andresti?” gli chiese indagatorio, forzando il compagno a voltarsi verso di lui
    Sulle prime Neville esitĆ² ma, spaventato dallo sguardo minaccioso di Harry, si sentƬ costretto a confessare, facendo agitare le sopracciglia di Harry tra lo stupito e il rassegnato: dopo essere uscito dall'infermeria, era stato incoraggiato da Dean e Seamus a puntare i piedi contro Malfoy, facendosi cosƬ rispettare. CosƬ Neville era andato da Malfoy e gli aveva proposto un duello in modo che, se avesse vinto, sarebbe rientrato in possesso della sua Ricordella e Malfoy umiliato. Malfoy, con grande stupore di Harry, aveva accettato di battersi con Neville, dandosi appuntamento a mezzanotte nella sala trofei.
    Alla fine del racconto, Harry era ben poco convinto delle buone intenzioni di Malfoy.
    “Bene” disse con un sospiro, “per me c'ĆØ la fregatura, ma se vogliamo arrivare in tempo alla sala trofei, ci conviene sbrigarci!”
    Neville scosse ancora una volta il capo, nervoso, mentre Harry sollevava da terra il mantello e lo metteva sulla testa del ragazzo. “N-no…davvero, Harry…torna in sala comune, lƬ sarai piĆ¹ al sicuro!” Harry grugnƬ; ogni tentativo di Neville di fare lo spavaldo con lui non funzionava. E poi, non aveva la minima intenzione di ritornare a letto. Voleva provare il nuovo mantello.
    “Non raggiungerai mai la sala trofei senza di me” insistĆ© risoluto, e Neville fece un'espressione rassegnata. “Ora, andiamo.”
    I due ragazzi si avviarono per il corridoio, cercando di non fare troppo rumore. Dovevano muoversi con la massima circospezione, anche al buio.
    Finalmente, quando giunsero alla scalinata di marmo, Harry chiese in un sussurro a Neville: “Dove ci aspetta Hermione?” Neville gli lanciĆ² uno sguardo interrogativo, ma Harry lo ignorĆ².
    “E' la prima persona che mi ĆØ venuta in mente” confessĆ² con un'alzata di spalle, “e poi ĆØ la migliore negli incantesimi, giusto?” “Giusto” tremĆ² Neville, e Harry capƬ dal suo volto spaventato che si era reso conto del terribile errore che aveva commesso nel proporre il duello magico.
    Harry trovava Neville stupido, ma in un certo senso comprendeva la sua volontĆ  di sentirsi considerato e appagato, pari agli altri, se vogliamo. Harry non era mai cresciuto senza genitori, nĆ© voleva sapere come sarebbe stato, poichĆ© gli unici parenti reali che gli sarebbero rimasti sarebbero stati i Dursely, i parenti di sua madre, Babbani che non aveva mai visto in vita sua (forse perchĆ© non andavano molto d'accordo con la sua famiglia). Probabilmente sarebbe vissuto con Sirius e Frank…e se Sirius non avesse avuto figli e fosse stato altrove?
    Come sarebbe stato se fosse stato costretto a vivere con quei terribili parenti Babbani che, a giudicare dai racconti di sua madre, erano persone tanto cattive?
    Probabilmente avrebbe passato l'intera vita a cercare di essere come gli altri, esattamente come stava facendo Neville in quel momento. CercĆ² di allontanare quei brutti pensieri. La realtĆ  era diversa, e ora si era cacciato volutamente nei guai.
    Diede una gomitata a Neville. “Vieni” disse al compagno, “mio padre mi ha indicato un paio di scorciatoie per arrivare al terzo piano piĆ¹ in fretta” e si avvicinĆ² ad uno stendardo, seguito dall'amico, tremante. Harry lo sollevĆ² leggermente e gettĆ² un'occhiata; vi era una porta nascosta.
    Senza timore sollevĆ² l'anello e lo tirĆ² e la porta si aprƬ con un cigolio. Al suo interno vi era una stanza buia, che dava l'aria di essere una vecchia biblioteca impolverata, ma non aveva paura, perchĆ© lƬ dentro non poteva esserci nessuno, dato che era un passaggio segreto.
    “Forza andiamo!” incitĆ² a Neville e, presolo sotto braccio, lo trascinĆ² dentro.
    Evidentemente Neville si rese conto che non c'era possibilitĆ  di tornare indietro, e insieme attraversarono la grande sala oscura. Era una stanza magica, molto piĆ¹ vecchia delle altre.
    Harry sapeva dal padre che c'erano nella scuola stanze che apparivano e scomparivano a loro piacimento nel castello, esattamente come le scale o i piani o le aule.
    “Sei sicuro che sia la strada giusta?” fu l'unica cosa che Harry sentƬ dire da Neville.
    “Sicurissimo” rassicurĆ² Harry, avvicinandosi sempre di piĆ¹ all'anello di metallo.
    Una volta spalancata la porta, Harry e Neville si avviarono per il corridoio del terzo piano; ora bastava solo trovare la sala trofei e aspettare che Malfoy li raggiungesse ā€“ cosa di cui Harry dubitava fortemente.
    Mentre camminavano per il corridoio, si affacciavano a turno sulle aule o le stanze, speranzosi di vedere la sala trofei, invano. Fu Neville, dopo qualche tempo, a trovarla. “E' questa!” esclamĆ², trionfante. Harry sospirĆ² e strinse la bacchetta in tasca, pronto a usare tutti gli incantesimi che sarebbero serviti per difendere quel carciofo di Neville.
    Non c'era nessuno dentro la sala. Scrutarono dietro ogni vetrina, finchĆ© Neville non inciampĆ² nel piede di Harry e sarebbe caduto, se quest'ultimo non l'avesse sostenuto per le spalle.
    Tanto baccano avrebbe attirato l'attenzione di chiunque ma per fortuna fu solo il testone di Hermione, la secchiona con i nuovi denti, che fece capolino, incuriosita, dal suo nascondiglio. “Neville!” esclamĆ², venendo loro incontro con il suo soprabito rosa pallido, illuminato dalla luce della bacchetta. Rimase colpita di vedere Harry con lui. “Harry…che ci fai qui?”
    “Do una mano” rispose secco, tenendo ferma la spalla di Neville, temendo che inciampasse di nuovo. Hermione perĆ² non sembrava prestare attenzione alla scena; anzi, puntĆ² la bacchetta proprio su una cosa ai piedi di Harry. Troppo tardi questo scoprƬ che si trattava del mantello dell'invisibilitĆ  e tentĆ² di nasconderlo, ma la ragazza aveva giĆ  visto tutto.
    “Quello….?” Fece, tra lo stupito e il meravigliato, mentre sul suo viso si faceva largo un sorriso, “ĆØ un mantello invisibile?”
    “Oh, beh, io…”
    “SƬ, ĆØ con quello che siamo venuti qui! Harry ĆØ uscito dalla sala comune e mi ha trovato che ti stavo raggiungendo e si ĆØ offerto di aiutarmi! ” disse Neville, parlando in fretta. “Io ho insistito che no, non mi serviva il suo aiuto, ma l'ha voluto lui..”
    Hermione ancora una volta era concentrata sul viso di Harry. O meglio, Harry non sapeva se stesse esattamente guardando lui o se fosse solo il centro dei pensieri di Hermione. “
    Dove hai preso uno di quelli? Sono piuttosto rari!”
    Harry sentƬ le guance leggermente calde e ringraziĆ² il buio per non averlo dato a vedere.
    Si sarebbe dovuto sperticare in mille racconti e spiegazioni, cosa che non gli andava affatto….
    Per questo benedƬ un rumore che venne direttamente dal corridoio, facendo voltare i tre ragazzi. “Chi c'ĆØ?” chiese una voce gracchiante. I tre ragazzi s'affrettarono a nascondersi dietro una teca, Harry trascinando il mantello con sĆ©. Nello stesso momento in cui la porta si apriva, strinse gli occhi dalla paura e Hermione mormorava ” nox” e tutto si faceva buio.
    Harry non potƩ fare a meno di chiedersi dove avesse imparato quegli incantesimi nonostante fosse nata babbana.
    EntrĆ² una figura bassa e curva, illuminata soltanto da una parte dal lume che portava in mano- dandogli un aspetto piĆ¹ che mai spettrale- il sorriso ridotto a un ghigno. “Dove siete?” disse Gazza, il guardiano. “So che non siete nei vostri lettini…ĆØ inutile che vi nascondete…”
    Harry sentƬ il trattenere di un respiro alla sua destra. Hermione si era messa una mano sulla bocca e teneva un pezzo di pergamena in mano. Harry si sporse per leggerlo, ma con quella poca luce non riusciva a distinguere le parole.
    “C'ĆØ scritto fregati, ĆØ di Malfoy, Harry!”, bisbigliĆ² la compagna, agitata .
    “E adesso che facciamo?” pianse Neville, controllando continuamente che Gazza non si stesse avvicinando.
    Harry riflettĆ© un secondo, poi tirĆ² fuori dalla tasca il suo mantello dell'invisibilitĆ .
    “Harry, ma cosa…?” iniziĆ² Hermione con tono polemico, ma plui la zittƬ. “E' l'unica soluzione che abbiamo, quindi poche chiacchiere!” Hermione annuƬ, un po' impaurita.
    Neville cercava di mantenere anche lui la calma perchƩ aveva capito che, se non l'avesse fatto, sarebbero finiti tutti nei guai.
    “Bene” disse agli amici, ” quando arrivo al tre, ci alziamo e ci allontaniamo…uno… due…”
    Un miagolio. Il sangue di Harry si gelĆ², e fu con terrore che vide Hermione girare lo sguardo e e vedere che una gatta, anzi la gatta, Ms. Purr, li fissava, anche da sotto il mantello.
    Hermione si voltĆ² di nuovo verso di Harry. “Ma non doveva….?”
    “Penso di no. Non credo che abbia effetto sugli animali” rispose Harry pietrificato, rendendosene conto solo in quel momento. Neville era quello piĆ¹ impaurito, il piede pronto per scattare via dal nascondiglio.
    Poi dei passi. Gazza si stava avvicinando. Neville e Hermione lo guardavano, in attesa che Harry si facesse venire un'idea…. Ma quale? E perchĆ© proprio lui doveva avere l'iniziativa?
    “Via!” disse Harry, e i tre scattarono alla velocitĆ  della luce da dietro la teca, intenti a correre verso la porta. Peccato che proprio in quel momento Neville inciampĆ² nel mantello, rivelandoli agli occhi di Gazza, che si voltĆ² immediatamente, correndo verso di loro inferocito.
    Sperando di trovarsi in un bruttissimo sogno, Harry recuperĆ² il mantello da terra e s'affrettĆ² verso l'uscita seguito da Hermione e Neville che, con un colpo magistrale del piede destro, riuscƬ a sbattere la porta in faccia al guardiano. I tre continuarono a correre per il corridoio del terzo piano, senza parlare.
    “Beh, direi che li abbiamo seminati, no?” ansimĆ² Neville quando si fermarono. Hermione, non si risparmiĆ² dal lanciare all'amico un'occhiataccia torva. “Noi non dovremmo essere qui” rincarĆ². “E Malfoy lo sapeva, per questo non ci ĆØ venuto. Questo ĆØ il corridoio del terzo piano, ĆØ proibito!”
    “Non sarebbe venuto comunque” constatĆ² Harry, guardandosi intorno, in cerca di nuove minacce da cui fuggire.
    “GiĆ ” convenne Neville, con un'espressione improvvisamente triste, “e chi si batterebbe con un incapace come me?”
    Non seppe perchĆ©, ma improvvisamente Neville fece tenerezza a Harry; per quanto fosse buffo e completamente anti eroico, Harry capƬ che la sua goffaggine veniva soprattutto dalla sua poca autostima. CosƬ si avvicinĆ² al compagno e gli pose la mano sulla spalla.
    “Sai,” disse Harry, “io penso che ci sia un motivo per cui sei finito a grifondoro. Non sei affatto un incapace. E poi, una volta, qualcuno mi disse che sono le nostre scelte che comportano ciĆ² che siamo, e non le nostre capacitĆ ”. Harry si bloccĆ²; cosa aveva detto?
    Lo sguardo di Neville sembrĆ² illuminarsi d'un colpo. “Tu…tu pensi davvero?”
    Harry esitĆ², ma non per la domanda di Neville… sentiva che quello che aveva appena detto non veniva direttamente da lui, ma da qualcun altro, come se avesse riutilizzato una frase giĆ  sentita. Chi poteva mai avergliela detta? PiĆ¹ tentava di ricordare, piĆ¹ i ricordi si facevano sfocati…
    “PiĆ¹ che sicuro” affermĆ², stavolta rivolto a Neville. “E ora andiamocene da questo posto e torniamo nel nostro dormitorio, va bene?”
    Miao. I tre si voltarono. Ms. Purr era proprio dietro di loro. Ancora una volta.
    Eppure Harry aveva ricordato perfettamente che la gatta era rimasta con il suo padrone, all'interno della sala trofei…
    “Deve averci seguito fin qui!” esclamĆ² Hermione, di nuovo nervosa. “Oh, cosa facciamo adesso?”
    “Correte!” gridĆ² Harry, e prese a correre velocemente, seguito da Neville e Hermione, senza sapere neanche loro dove erano diretti.
    Giunsero davanti a una porta bloccata e Hermione si parĆ² davanti a loro, gridando: “Alohomora!” facendo entrare i tre ragazzi e richiudendo la porta con uno scatto.
    Ma una sorpresa ancora piĆ¹ pericolosa e spaventosa di Gazza li attendeva lƬ dentro, tanto da lasciarli senza neanche il coraggio di urlare: un cane a tre teste, grosso come una stanza, sbavava e abbaiava minaccioso verso di loro. Hermione trovĆ² il coraggio di emettere un urlo, Neville si riparĆ² dietro di lei. Ma Harry no. Dopo essersi sorpreso, Harry si rese conto di non aveva paura di quella creatura, anzi, piĆ¹ si avvicinava a lei, piĆ¹ gli risultava familiare…. si sorprese quando Neville lo tirĆ² per un braccio, gridando: “Harry, Harry che fai? Sbrigati, andiamo via!”
    Fu solo grazie alla volontĆ  di Neville che Harry si ritrovĆ² fuori dalla stanza minacciosa.
    Si sentiva improvvisamente spossato.
    Intanto, Neville aveva sfilato il mantello dell'invisibilitĆ  dalla tasca di Harry e l'aveva gettato sulla testa dei tre, imboccando la via per il settimo piano mentre Harry, pian piano, si riprendeva da quelle strane sensazioni.
    Una volta evitata la stanza in cui Pix faceva tutto quel baccano, i tre ragazzi, stremati, si trovarono nel corridoio che avrebbe portato alla sala comune dei grifondoro.
    “Aspettate!” disse Hemione, preoccupata., fermandosi in mezzo al corridoio. “Io non sono grifondoro… come posso entrare nella sala comune?”
    Harry e Neville si guardarono: in effetti, era un problema che non avevano neanche tenuto in considerazione. Harry non sapeva cosa pensasse Neville, ma credeva che, in casi di emergenza come quello, la signora grassa facesse passare chiunque conoscesse la parola d'ordine.
    “Resti con noi per stanotte” sentenziĆ² Neville, sorprendendo Harry per l'insolita risolutezza nella voce. “Pensi che ti avessimo lasciato andare da sola fino alla torre di corvonero, in balia di mostri a tre teste e gatti e custodi?”
    A Hermione sfuggƬ un sorriso, ma si ricompose subito. “Beh, naturalmente no.” Disse lei. “Ma…va bene”.

    CosƬ poco dopo i tre si trovarono davanti al camino a scaldarsi, seduti sul tappeto ricamato di oro e rosso. Harry doveva ammettere di essere stanchissimo e a giudicare dai visi dei compagni loro non erano da meno.
    Per un po' regnĆ² il silenzio. “Non ĆØ strano?” disse Neville, lo sguardo incantato dalle fiamme del camino. I due lo fissarono. “Cosa ĆØ strano, Neville?” chiese Harry, curioso di starlo a sentire.
    “Beh,” spiegĆ² Neville, “ĆØ strano il fatto che ci sia un cane a tre teste in una stanza di Hogwarts, no? SarĆ  per questo che il corridoio ĆØ proibito… mi chiedo per quale motivo ce l'abbiano messo…”
    Harry vide lo sguardo di Hermione, accanto a lui, infittirsi di pensieri. Doveva ammettere che, a dispetto di quei due, non gli risultava affatto strano che un cane mostruoso fosse stato piantato nel corridoio del terzo piano…si chiese nuovamente il motivo, che doveva avere una spiegazione assurda quanto la presenza di quella creatura.
    Hermione si mise un dito sulle labbra, pensante.
    “Beh, ricordo di aver letto in Storia di Hogwarts che la scuola nasconde molti segreti…ma non di un cane a tre teste che, sempre secondo quello che ĆØ detto, ĆØ uno degli animali magici proibiti…ma aspettate!” fece poi, piĆ¹ che rivolta ai ragazzi a se stessa.
    “Il cane giaceva sopra una botola….”
    “E questo cosa vorrebbe dire?” la interruppe Harry senza sapere dove volesse arrivare. Hermione gli rivolse l'occhiata piĆ¹ saccente che avesse.
    “Ma ovvio, no? Insomma… ĆØ chiaro che…che il cane fa la guardia a qualcosa!” fece la ragazza, tirando su col naso.
    Fu solo in quel momento che anche Harry ricordĆ²: la zampa sinistra dell'animale poggiava proprio su una botola.
    “Comunque, ” sospirĆ² Hermione, “per oggi ne ho davvero abbastanza. Sono successe cosƬ tante cose che non voglio piĆ¹ pensare! Devo dormire!”
    Neville annuƬ, e si alzĆ². Harry lo seguƬ, mentre Hermione sprofondava in una di quelle grandi e comode poltrone rosse. “Sapete” commentĆ², tastando i braccioli, “questa sala comune non ĆØ cosƬ diversa dalla mia….” Harry e Neville si diressero verso le scalinate dei loro dormitori, quando Hermione li fermĆ² con la voce e loro due si voltarono.
    “Harry,” disse la ragazza, sporgendosi dalla poltrona. “Grazie. Senza di te, chissĆ  cosa sarebbe successo!” Harry sorrise leggermente, un po' imbarazzato. “Grazie al mantello, vorrai dire” la corresse lui. A Hermione scappĆ² un risolino.


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    CAPITOLO 5

    IL RACCONTO DI LILY

    Harry quella mattina si svegliĆ² con un gran mal di testa; era strano, per lui, in ogni caso, che quella notte non avesse sognato nulla che l'avesse tenuto sveglio ā€“ forse perchĆ© aveva vissuto fin troppe emozioni.
    Era comunque molto presto: le prime luci del sole illuminavano i giardini di Hogwarts e si poggiavano leggeri sugli alberi della Foresta Proibita. Sentendosi completamente sveglio, Harry si vestƬ e scese in sala comune, sperando di scambiare quattro chiacchiere con Hermione sull'avventura condivisa quella notte. Mille congetture erano affiorate nella testa di Harry, mille pensieri, possibili nuove, fantastiche avventure che non vedeva l'ora di condividere con qualcuno.
    Impossibili, doveva essere sincero. PerchĆ© Harry, Hermione e Neville non erano esattamente amici, e le compagnie che il ragazzo frequentava non avevano esattamente lo spirito per l'avventura. Si sentƬ strano quando per la prima volta pensĆ² i suoi amici d'infanzia come una minaccia per nuove esperienze e nuove elettriche sensazioni, come quella di girovagare per il castello di notte sotto il mantello dell'invisibilitĆ , magari a far visita al cane a tre teste e scoprire cosa si nascondeva l sotto la botola….
    Ma no, si rispose Harry, le sue erano solo stupide fantasie. Quello era stato un singolo episodio, per quanto emozionante e pericoloso assieme. Cosa mai poteva avere a che fare con lui?
    Con suo rammarico, notĆ² che la poltrona dove lui e Neville avevano lasciato Hermione la sera precedente era vuota: Harry presuppose che la ragazza avesse abbandonato la sala prima che il sole salisse. E ancora una volta, a pensare Hermione nella sala comune con lui e Neville, non potĆ© fare a meno di sentire che ci fosse qualcosa di strano…. Si sorprese a pensare ancora una volta Hermione come una perfetta grifondoro…anche se non poteva di certo essere, se il cappello parlante aveva preso una decisione doveva esserci pur una ragione!
    Pssst. Harry sentƬ qualcuno bisbigliare dal camino, ma poi pensĆ² che doveva esserselo immaginato.
    Poteva essere benissimo scivolato un ceppo sulle poche fiamme rimaste. Senza ragionarci troppo, Harry prese l'attizzatoio accanto al camino e ravvivĆ² le fiamme. Erano abbastanza calde e confortevoli da far sentire il ragazzo al sicuro.
    Pssst. Successe di nuovo, e stavolta Harry potƩ vedere chiaramente che un volto era apparso, quello di una donna, che aveva i suoi stessi identici occhi: sua madre, che non potƩ fare a meno di sorridergli.
    “Ciao tesoro!” salutĆ² lei.
    “Mamma!” esclamĆ² Harry, sorpreso. “Che ci fai qui?”
    “Rispondo alla tua lettera, ovvio” disse, con aria serena, “era il modo piĆ¹ veloce. E poi, da quando hai portato Arnold ad Hogwarts, le tue risposte ci mettono moltissimo ad arrivare. Pensavo che cosƬ fosse piĆ¹ facile” aggiunse in fretta, prima che Harry potesse farle altre domande. Il ragazzo, perĆ², non potĆ© fare a meno di sogghignare: quel tipo di rischi appartenevano piĆ¹ a suo padre che a sua madre, che invece preferiva ā€“ essendo molto piĆ¹ preoccupata di Harry e James in fatto di sicurezza- tenere le relazioni per corrispondenza; per lei quindi la scelta di parlare via camino doveva essere stata estrema.
    “Nessuno ci vedrĆ , a quest'ora del mattino” lo rassicurĆ² ancora la madre, perchĆ© Harry si era voltato automaticamente indietro con una stretta allo stomaco; non sapeva perchĆ©, ma aveva come la sensazione che qualcuno lo stesse guardando, oppure che Ron o Neville potessero spuntare da un momento all'altro, cosa che sarebbe stata alquanto imbarazzante, visto che nella lettera Harry aveva chiesto della famiglia di Ron.
    “Allora” disse sua madre, e Harry non potĆ© fare a meno di sentirsi piĆ¹ tranquillo quando incrociĆ² lo sguardo uguale al suo. “Come stai? Come mai sei sveglio a quest'ora del mattino?”
    “Io, beh, ecco…” Harry si sentƬ di nuovo a disagio, grattandosi automaticamente la nuca. Vividi ricordi riaffiorarono nella sua mente, comprendente un cane a tre teste, le urla di Hermione e la fuga di lei, lui e Neville su per la torre di Grifondoro. “E' stata una lunga nottata….non sono riuscito a prendere sonno, tutto qui!” disse, ignorando volutamente i ricordi della sera precedente e il volto di Lily, che con la coda dell'occhio lo vide deformato dalla preoccupazione; ma evidentemente o Harry l'aveva immaginato, o sua madre pensĆ² che non si trattasse di un fatto cosƬ grave, perchĆ© quando la guardĆ² dritta in viso, la sua espressione era serena.
    Si chiese come avrebbe reagito se le avesse raccontato dei sogni, vividi come memorie quasi quanto quelle della sera precedente. Per un momento provĆ² il desiderio selvaggio di confidarsi, ma qualcosa lo bloccĆ² prima che lo facesse. In qualche modo, sentiva di non poterlo dire, o che probabilmente non era il tempo di farlo.
    “Sai, pensavo di non trovarti, in effetti” sospirĆ² Lily, “ma in qualche modo sapevo che saresti potuto essere sveglio, e ho voluto correre il rischio. Che ore sono?” chiese poi, pensierosa.
    Harry scosse la testa, poi rivolse lo sguardo alle finestre; il sole aveva fatto presto a salire. Probabilmente erano le sette o poco piĆ¹.
    “Saranno le sette e un quarto, minuto prima, minuto meno” riferƬ Harry, dubbioso.
    “Beh, allora dovrĆ² sbrigarmi. Tuo padre si sveglia sempre alle sette e mezza, e tutte le mattine ĆØ affamato come un lupo. Harry, caro, sul serio, penso che la tua assenza lo faccia ingrassare…
    Ma veniamo a noi” riprese la madre, abbandonando il tono sognante, e Harry si accomodĆ² a terra, a faccia a faccia con le fiamme.
    “Vuoi sapere dei Weasley, giusto?”
    Il ragazzo annuƬ; si voleva saperlo. Voleva finalmente capire il loro strano comportamento… in realtĆ  sapeva giĆ  una parte della storia, ma non a fondo.
    “Beh, ĆØ una storia un po' lunga” spiegĆ² Lily, parlando piĆ¹ velocemente di prima.
    “Tutto ha avuto inizio con la morte dei Paciock. I Paciock facevano parte dell'Ordine della Fenice, e quando la loro morte e la sopravvivenza del bambino distrussero Voldemort in tutti noi scaturirono sentimenti contrastanti; eravamo felici che il mago oscuro fosse caduto, ma non potevamo fare a meno di chiederci come avremmo protetto il bambino dai Mangiamorte che, sapevamo, continuavano a combatterci. Ma i Mangiamorte che erano rimasti fedeli all'oscuritĆ  erano ben pochi, poichĆ© cosƬ come l'unione nell'Ordine si allentava, cosƬ i Mangiamorte tornavano sotto le gonne del Ministero e dalla nostra parte con ogni scusa possibile.
    “Il problema perĆ² rimase. Nessuno sapeva se si erano davvero pentiti o se non avrebbero tentato di uccidere il bambino in qualche modo, cosƬ ponemmo sua nonna e il bambino sotto la nostra protezione.
    Ma i Mangiamorte, come dicevo, erano sempre di meno; i Lestrange, gli unici ancora fedeli all'oscuro, furono condannati a Azkaban e cosƬ apparentemente non c'erano altre minacce da combattere.
    L'unica era rimasta dentro il nostro Ordine: si erano creati due controparti, ormai; chi credeva che oramai non sarebbe piĆ¹ valsa la pena di combattere e chi invece pensava che la magia oscura lavorasse in segreto, e dovesse essere tenuta sotto controllo e combattuta.
    “I Weasley si schierarono con quest'ultima. Io, James, Sirius e Remus, nonostante fossimo d'accordo in parte sulla faccenda del controllare la magia oscura, non pensavamo ci fosse nulla piĆ¹ da combattere. Litigammo con i Weasley, che ci diedero dei pigri, viziati e nullafacenti, colpevoli di non aiutare il ricordo dei Paciock in questo modo ā€“ come sai eravamo molto amici – e non senza buone ragioni: non li avevamo aiutati per nulla nelle ultime battaglie, perchĆ© avevamo avuto voi ragazzi da proteggere e avevamo, diciamo… allentato la presa con la faccenda delle forze oscure, sinceramente pensavamo che ormai non ci fosse piĆ¹ nulla da combattere. A noi importava solo che la minaccia fosse regredita, di estirparla fino alla radice non ci preoccupĆ²…
    “La storia si concluse che l'Ordine si disgregĆ² comunque, con o senza di noi. Forse alla fine anche i rimasti capirono che non c'era piĆ¹ nulla da fare e tornarono tutti alle loro vite… ma se vediamo un Weasley, tentiamo di non rivolgergli la parola. Anche perchĆ©, da quando i Malfoy hanno diffuso la notizia che siamo anche ladri, prendono ogni scusa buona per rinfacciarcelo.
    E i Weasley e i Malfoy si odiano.” Lily si girĆ² di scatto dietro di se per poi rivolgersi frettolosamente a Harry: “Ora devo proprio andare, Harry, tuo padre si ĆØ svegliato. Ci si sente, Harry” e la madre, dopo avergli donato un veloce sorriso, sparƬ con un flop fra le fiamme.

    “Che cosa?” disse Frank, stupito. Harry aveva appena raccontato quello che sua madre gli aveva detto e ora l'aveva riferito a lui, a John e a Richard. “Non avrei mai pensato che mio padre fosse…”
    “Un codardo, sƬ” disse Harry ; quella rivelazione non faceva stare bene neanche lui.
    “Hanno dimenticato di raccontarci quella parte della storia…probabilmente perchĆ© se ne vergognavano…”
    “Ma devi capirli, Harry!” intervenne Richard, lo sguardo basso, “l'hanno fatto unicamente perchĆ© avevano paura… se tu avessi avuto dei figli, non avresti cercato in tutti i modi di crescerlo in un mondo sicuro, privo di minacce e battaglie?”
    Harry ci pensĆ² per un attimo: non sapeva se l'avrebbe fatto. In quel momento riusciva a provare un solo grosso senso di delusione, che copriva tutto il resto.Gli sfuggƬ un grugnito. Aveva l'impressione che non avessero compreso a fondo ciĆ² che provava; l'orgoglio ribolliva nelle sue vene come un grosso desiderio di riparare agli errori dei suoi genitori … anche se non capiva perchĆ© avessero commesso un errore, dopotutto… Voldemort non c'era piĆ¹ ormai… “Se fossero stati veri amici dei Paciock, avrebbero combattuto i Mangiamorte e l'avrebbero sterminati fino all'ultimo” disse, cercando di giustificare con quella frase le sue paure piĆ¹ profonde. John guardĆ² in basso, come un bambino che ĆØ appena stato scoperto a commettere una marachella. “SƬ, forse avrebbero potuto, Harry, ma non l'hanno fatto. E comunque questo non ha cambiato nulla….”
    “Harry? Harry Potter?” una voce familiare risuonĆ² alle orecchie del ragazzo, costringendolo a girarsi. Hermione Granger era dietro di loro, un'espressione dura dipinta sul volto, come se si trattasse d'una urgenza.”Posso avere una parola?”
    Frank, John e Richard posarono gli occhi su di Harry, in attesa di una risposta. Probabilmente si aspettavano che questi la ignorasse, dato che l'intero gruppo odiava Hermione, ma Harry non ci badĆ². “Certamente” rispose e, ignorando gli sguardi sorpresi dei suoi amici, s'allontanĆ² con lei nel corridoio.Ā  Nel momento in cui si trovarono da soli, Hermione sembrĆ² esitare.
    “Cosa ti serve?” chiese Harry, in attesa che Hermione parlasse, mentre quella arrossiva sempre piĆ¹ ogni attimo che passava.
    “Oh Harry ĆØ che… ĆØ cosƬ complicato!” s'innervosƬ lei. “Non so proprio come chiedertelo… ecco vedi…vorrei chiederti un favore….”
    “Di che si tratta?” insistĆ© quindi Harry, che cominciava a guardarsi intorno, contagiato dal nervosismo di Hermione. Non capiva proprio cosa volesse tanto da lui e soprattutto se era davvero cosƬ importante. NotĆ² che le mani di Hermione cominciavano a tremare.
    “Harry, vedi…si tratta del tuo mantello dell'invisibilitĆ … mi chiedevo… se potessi prestarmelo…” disse infine. Harry rimase di sasso.
    “Io…a che ti serve?” chiese, un po' spaventato.
    Ancora una volta, Hermione indugiĆ². “Per una cosa importante” rispose secca.
    “E quale sarebbe?” chiese ancora Harry con cipiglio serio. “Se vuoi che ti presti il mantello, voglio sapere cosa devi farci. ƈ un'ereditĆ  di famiglia…”
    Hermione sembrĆ² essere colta nel segno. S'irrigidƬ e scosse il testone, rischiando che il cappello a punta le scivolasse dal capo. “Oh, beh, Harry, non importa, in realtĆ , adesso che ci ripenso, posso trovare anche un altro modo per…”
    “No.” TagliĆ² corto lui, ” te lo presto, ma voglio sapere… ”
    “Ricerche.”
    “Ricerche un po' particolari, visto che ti serve il mantello…”
    All'improvviso qualcuno sembrĆ² afferrare il braccio di Harry, scuotendolo.
    “Che volevi fare con Harry, eh? Farlo entrare nel gruppo degli sfigati, eh? Ma non funzionerĆ !”
    Era Louise, Harry ne intravide i boccoli biondi, e riuscƬ a malapena a vedere il volto ferito di Hermione, mentre Louise lo portava via.
    “Andiamo Harry, non perdere tempo con gentaglia del genere! Faremo tardi a lezione!”
    Harry rivolse con un nodo allo stomaco un ultimo sguardo a Hermione, che si era ormai confusa fra la folla maledicendo Louise perchƩ, se non fosse arrivata, forse gli avrebbe rivelato quello che stava macchinando.


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    Capitolo 6

    L' HARRY NELLO SPECCHIO

    Un libro….Nicolas Flamel….Hermione intrappolata in una pianta schifosa….uno specchio….uno specchio….era quasi arrivato a toccarne la superficie….ma perchĆ© non riusciva a specchiarsi?

    “Harry!Harry!”

    Una voce lo chiamĆ² dall'oscuritĆ . Nell'atto di aprire gli occhi la vista gli bruciĆ², ma non ci mise molto ad abituarsi, poichĆ© la sala era abbastanza buia. Si rese conto di trovarsi steso su una superficie fredda, con tante forme sfocate attorno a lui, solo che non riusciva a distinguere chi fossero.

    Harry si portĆ² automaticamente la mano alla superficie del naso, e si accorse di non avere gli occhiali.

    Dove si trovava? A giudicare dal mormorio eccitato, doveva essere in classe.
    “Che succede?” chiese biascicando.
    “Sei stato male” rispose con un singhiozzo la voce di Frank. “Sei svenuto.”
    Qualcuno infilĆ² sul per il naso di Harry gli occhiali con energia, permettendogli di vederci piĆ¹ chiaramente.
    Ora poteva distinguere i visi preoccupati rannicchiati sopra di lui: erano Frank, Louise, John, Richard e, davanti a tutti, Hermione, che gli sorrideva timidamente.

    Harry ricambiĆ² l'occhiata senza perĆ² rispondere al sorriso; sospettava che quei modi gentili fossero l'ennesima mossa per convincerlo a darle il mantello.

    Da quando Harry le aveva chiesto il motivo di quel prestito, Hermione aveva tentato in tutti i modi di avvicinarlo. Si dileguava improvvisamente solo quando il compagno insisteva nel renderlo partecipe dei progetti suoi e di Neville.
    Il suo contributo l'aveva dato anche questi che, ignorando la propria goffaggine, sembrava piĆ¹ deciso che mai a essere carino con lui e a convincerlo con ogni trucco possibile a donare loro il mantello. Tuttavia anche lui evitava di rispondere quando si trattava di svelare i suoi veri intenti: diveniva tutto rosso, sembrava gonfiarsi, calpestava i piedi a terra e balbettando parole incomprensibili correva via.

    Il duo, oltretutto, era ben attento a non far trapelare nulla quando Harry era nei pressi, soprattutto in biblioteca o nei corridoi dove li incontrava di solito.

    Harry, sempre piĆ¹ interessato all'aura di mistero che li circondava, era riuscito solo una volta, nascosto dietro uno scaffale in biblioteca, ad udire una loro discussione su Piton: anche loro, come lui, credevano che il professore fosse interessato alla botola sorvegliata dal cane a tre teste.

    Purtroppo fu quasi scoperto subito dopo, e Harry non riuscƬ a scoprire piĆ¹ nulla.

    Dato i continui rifiuti da parte sua, sperĆ² con tutto il cuore che i compagni prima o poi demordessero: invece nei giorni successivi all'episodio in biblioteca se li ritrovĆ² ancora di piĆ¹ fra i piedi, ed avevano abbandonato quasi del tutto i loro modi garbati. Ci mancava solo che lo pedinassero fino al letto!
    Per questo Harry non sapeva cosa pensare di Hermione.
    “F-forse d-dovresti a-andare in Inf-infermeria P-Potter!” consigliĆ² Raptor, dividendo il gruppo dei suoi amici e guardandolo intensamente, quasi…preoccupato.

    Harry sollevĆ² lo sguardo verso il professore ed avvertƬ un profondo e sconosciuto odio crescere in lui.

    Non era una sensazione giustificata: non aveva mai provato quel tipo di sentimenti per il professore prima. Era vero, rideva delle assurde imitazioni di Frank ma non si era mai spinto fino a quel punto.
    Detestava semplicemente tutto di lui: da come quel gran turbante gli avvolgesse la testa, a come tenesse la salamandra fra le braccia, al messaggio che trasmettevano i suoi occhi, fra il preoccupato e l' inorridito, come se stesse guardando un grosso scarafaggio schifoso.
    “SƬ, forse dovrei professore” assentƬ Harry, il cui desiderio era quello di allontanarsi il piĆ¹ possibile dall'aula. Come Raptor voltĆ² le spalle a lui e a Neville, quest'ultimo si portĆ² le dita alla cicatrice.

    Nello stesso istante, anche la fronte di Harry bruciĆ²: era di un dolore inimmaginabile, cosƬ atroce e devastante che per poco non riperse i sensi.

    Colse di sfuggita l'occhiata di Hermione, il cui sguardo sorpreso e atterrito spaziava da lui a Neville.
    E poi il bruciore, cosƬ com'era venuto, sparƬ, e Harry, spaventato, sentendosi gli sguardi dell'intera classe addosso ( in particolare di Neville e Hermione) uscƬ dall'aula piĆ¹ in fretta che potĆ©, sempre piĆ¹ confuso.

    ***
    Nonostante l'episodio della cicatrice durante Difesa contro le Arti Oscure (che a quanto pareva era stato notato soltanto da Harry, Neville e Hermione), il mese di ottobre volĆ² via veloce come un manico di scopa e Harry si ritrovĆ² presto in prossimitĆ  delle vacanze natalizie, senza sapere come convivere con i suoi dubbi.
    Avrebbe voluto in qualche modo confessare le sue paure a Frank e Louise, ma se l'avesse fatto probabilmente l'avrebbero preso per pazzo, esattamente come lo pensavano di Neville e Hermione.
    PerciĆ² non sapeva se essere felice o meno il giorno in cui fece ritorno a Godric's Hollow con i suoi genitori, che invece scoppiavano dalla gioia alla prospettiva che il loro figlio fosse tornato a casa.
    Harry aveva sempre trascorso delle belle vacanze di Natale: lui e suo padre si divertivano a giocare a Quidditch nel cortile fuori dal portico, mangiava gli ottimi biscotti di Natale fatti in casa e a trascorreva le vacanze con Frank, Sirius e il giorno di Natale con Louise, che veniva tutti gli anni a portare gli auguri.
    Invece quel primo anno a Hogwarts l'aveva turbato piĆ¹ di quelli precedenti, che ricordava con invidia. Da quando era entrato in quella scuola, niente era stato come se l'era immaginato.
    E ,come se non bastasse, i sogni tornarono alla ribalta di nuovo.
    Stavolta, perĆ², v'era qualcosa di diverso:
    Harry si trovava davanti allo specchio, ma stavolta poteva toccarlo e lui vi era riflesso!
    Gli mostrava comunque una versione migliore dell'Harry che era: gli occhi erano piĆ¹ lucenti, il volto piĆ¹ pulito e rilassato….e, proprio in mezzo alla fronte, vi era una sottile cicatrice lucente a forma di saetta.
    L'Harry dello specchio restituƬ all'Harry in carne e ossa un sorriso tranquillo e rilassato, come se sapesse giƠ tutto.
    L'Harry reale, invece, era ancora piĆ¹ confuso.
    Improvvisamente, l'Harry con la cicatrice scomparve, e al suo posto comparvero delle immagini.
    Vide i visi di Hermione e di Neville che lo convincevano a dargli il mantello, se stesso che scopriva Hermione e Neville a confabulare contro Piton, e poi di nuovo il libro di Nicolas Flamel, stavolta letto da Hermione, e poi lei, Harry e Neville che entravano nella botola, la pianta che imprigionava Hermione, una scacchiera con grandi pedine…
    Uno strano viso, il viso piĆ¹ inquietante che Harry avesse mai visto.
    Sembrava la nuca di una persona, ma come poteva essere? Il volto era lƬ, eppure….
    L' Harry con la cicatrice apparƬ di nuovo, e gli sorrideva soddisfatto. Poi si portĆ² la mano nella tasca della veste. SembrĆ² cercare qualcosa e tirĆ² fuori una pietra rossa.
    Harry non sapeva cosa significasse quel gesto, finchĆ© non avvertƬ la tasca dei pantaloni del pigiama farsi pesante. Estrasse anche lui la pietra rossa. Non sapeva come poteva esserci riuscito…era semplicemente sbalordito.
    Poi, un dolore venne alla fronte, si sentƬ come scorticare….la stessa cicatrice si stava formando sulla sua fronte…. Era come se stesse bruciando vivo….si piegĆ² in due dal dolore, desiderando di morire lƬ, in quel momento, non importava come, purchĆ© finisse…
    E si ritrovĆ² il volto di Neville nello specchio, che lo stava guardando, gli stava sorridendo….

    “Buon Natale, Harry!” lo svegliĆ² una voce, la voce piĆ¹ melodiosa che Harry avesse mai sentito, la piĆ¹ bella di tutte: sua madre.

    AprƬ gli occhi: si sentiva salvo, e allo stesso tempo con una grande consapevolezza nel cuore.

    Era contento che lei l'avesse svegliato, riportandolo vivo da quei sogni orribili.

    Lily gli inforcĆ² gli occhiali, e Harry potĆ© cosƬ restituire il sorriso a sua madre, cosƬ felice di vederlo.
    “Forza, andiamo Harry” lo sollecitĆ² lei, “Frank ĆØ giĆ  sveglio e ti sta aspettando per fare la colazione e spacchettare i regali. Louise viene tra due ore, quindi sbrigati!”
    Mentre si infilava le pantofole e seguiva sua madre al piano di sotto, Harry si sentƬ per un momento felice di tornare alla normalitĆ , almeno finchĆ© i ricordi della nottata appena passata non si ripresentarono vivi nella mente come un pranzo digerito male, e tentĆ² di scacciarli in ogni modo.

    Era Natale, e l'unica cosa che doveva fare era rilassarsi e godersi la giornata e i regali.

    TrovĆ² Frank ancora in pigiama che mangiava l'ultimo biscotto ā€“ fatto ovviamente in casa da Lily- seduto davanti a una tazza vuota di the. Aveva l'espressione vacua, ma quando Harry entrĆ² nella cucina s'illuminĆ², lasciĆ² andare il biscotto ( che scivolĆ² nella tazza di the con un leggero toc )e gli venne incontro; tutto contento, tirĆ² Harry per un braccio e lo trascinĆ² nel salone, proprio sotto l'albero che dominava l'ambiente, nonostante Harry avesse l'aria il piĆ¹ lontano possibile dall'essere sveglia.
    Il ragazzo quindi scartĆ² automaticamente i regali molto prima di rendersi conto del loro stesso contenuto: la famiglia Lupin gli aveva donato un grosso libro di incantesimi, i suoi genitori un mantello nero con sopra ricamati molti boccini d'oro e argento e, con sua grande sorpresa, Frank e Sirius una scacchiera dei maghi.
    “Sarebbe ora che imparassi a giocare” gli rammentĆ² Sirius gioviale.
    “Se diventi bravo, puoi sfidare le altre Case e acquistare punti per la tua.”
    Ma Harry non era rimasto sorpreso perchĆ© non vedeva l'ora di entrare a far parte del Club di scacchi del Grifondoro, bensƬ perchĆ©, una volta preso fra le mani, una veloce immagine gli passĆ² per la mente, come un ricordo.
    “Tu sai giocare?” chiese al padrino automaticamente, mentre nella sua testa vedeva tante pedine piĆ¹ grandi di lui che lo sfidavano a duello: erano una parte delle immagini che il se stesso con la cicatrice gli aveva mostrato quella notte.
    Ma con sua grande delusione, Sirius scosse il capo.
    “Non sono un gran giocatore” rispose. “A dire la veritĆ , prima lo ero, ma…ho perso la stoffa, Harry!”
    “Non importa” insistĆ© determinato Harry, prendendo la scatola e posandoli sul tavolo, mentre prendeva posto accanto a Sirius con aria sicura. “Voglio che mi insegni.”
    Frank strabuzzĆ² gli occhi stupito, con la stessa identica espressione di suo padre, sconvolto dalla repentina reazione dell'amico; in effetti, Harry stesso non aveva mai ricordato di voler giocare a scacchi dei maghi prima d'allora, ma stavolta era importante.
    “Oh, beh…d'accordo!” assentƬ Sirius, ammirato dall'ostinazione del figlioccio.

    “Tu non mi hai mai voluto insegnare!” borbottĆ² simpaticamente Frank , sedendosi con loro e assistendo alle loro sfide.

    Harry e Sirius giocarono per tutta la mattina fino all'arrivo di Louise e di Remus, che prese il posto di Sirius come sfidante.
    Anche Louise tentĆ² di giocare ā€“ Remus era molto meglio di Sirius, e lo zio aveva avuto cura di insegnarle questo gioco- e battĆ© Harry in due partite su tre.

    Harry ne uscƬ abbastanza scoraggiato: Sirius aveva vinto tutte le partite, Remus aveva vinto le sue e quelle contro Louise….insomma, Harry non aveva proprio la stoffa del giocatore.

    Eppure doveva imparare. Sapeva, in qualche modo, che gli scacchi dipendevano da quella pietra rossa del sogno…e doveva essere cosƬ, ovviamente, poichĆ© l'Harry con la cicatrice aveva mostrato la pietra correlata a tutte quelle immagini…. E quindi, di conseguenza, Hermione e Neville cercavano la pietra rossa, aveva capito bene?
    Quei pensieri lo tormentarono tutto il giorno, facendolo diventare piĆ¹ taciturno e chiuso che mai.

    Non avrebbe mai smesso di ammirare le fiamme del camino, ma allo stesso tempo odiava i borbottii di Frank e Louise che s'interrompevano ogni qual volta Harry si girava nella loro direzione!

    “Harry” lo chiamĆ² Frank a un certo punto con tono timido. “Ti possiamo parlare un secondo? Magari….in camera tua?”
    Harry si guardĆ² le spalle, chiedendosi di cosa mai dovessero parlare di tanto segreto.

    “Certo” accettĆ² e li seguƬ al piano di sopra.

    Frank aprƬ la porta si buttĆ² sul letto con noncuranza, ma Harry non ci badĆ²; del resto lo faceva da dieci anni, e non era il caso di riprenderlo adesso.
    Louise, nervosa, si accomodĆ² accanto a Frank.
    “Allora?” chiese Harry, poco rassicurato dallo scambio di sguardi di Frank e Louise.

    “Cosa dovevate dirmi?”

    Louise fece un sospiro. “Harry, pensi che non l'abbiamo notato?”
    “Notato?” le fece eco Harry, senza capire. “Notato cosa?”
    “Beh…pensavamo…” iniziĆ² Frank, indugiando.

    “E' da un po' che tu….insomma….non stai molto bene. E….stai spesso con Neville e Hermione Granger…cosa vogliono da te? “
    “Ti sta usando, Harry? Ti sta convincendo a fare qualcosa che non va? Sono, insomma, mesi che non dormi o ti svegli durante la notte. Pensavamo che fosse tutto collegato.”

    Con il ti sta usando Harry, Harry capƬ che Louise doveva riferirsi in special modo a Hermione.
    Avrebbe riso, in un altro momento, ma l'intera situazione gli infondeva una grande tristezza e capƬ che era arrivato il momento di svelare il motivo di quei tormenti.

    Niente piĆ¹ segreti, nonostante i rischi che comprendevano.

    “Le cose non sono collegate. ƈ vero, ĆØ un periodo che Hermione Granger e Neville mi inseguono…”
    “Lo vedi Frank? Lo vedi? Lo sapevo! Ci avrei scommesso tutto l'oro….” SbraitĆ² Louise, che faceva su e giĆ¹ dal letto, come vinta da una forma d'isteria.
    “Ma no, non c'entra nulla. E comunque, solo di recente Hermione e Neville mi parlano, ma ĆØ semplicemente perchĆ© vogliono il mantello dell'invisibilitĆ  da me” rispose Harry con semplicitĆ .
    Frank e Louise si scoccarono un'occhiata stupita.

    “Il mantello….? Ma non l'aveva tuo padre?” osservĆ² Louise, sorpresa.

    Harry si abbandonĆ² a un ghigno soddisfatto, il primo in quegli ultimi giorni.
    “No…ĆØ ereditario.”
    “Posso vederlo?” domandĆ² Frank con un tono quasi avido.

    Harry si precipitĆ² al baule (aveva lasciato lƬ il mantello in modo che non se lo scordasse al suo ritorno a Hogwarts) e lo mostrĆ² ai due amici, a cui sfuggƬ un 'oooooh' di meraviglia.

    “Tuttavia non ĆØ di questo che vi volevo parlare. ƈ… il motivo ĆØ un altro!”
    Nonostante l'attenzione di Louise e Frank fosse focalizzata ancora sul mantello dell'invisibilitĆ , abbandonato candidamente a terra, i loro volti fecero lo sforzo di tornare su Harry.
    Questo fece un bel respiro e cominciĆ² a raccontare loro tutto dal principio: dalla prima notte ai sogni piĆ¹ strani alla continua insonnia (evitando di accennare loro di Ron).
    Si bloccĆ² a raccontare del sogno che lo tormentava da giorni, ma con un po' di sforzĆ² fece anche quello.
    Alla fine, Harry si chiese se avesse confessato il tutto in modo sbagliato, o se l'insieme di eventi risultasse comunque assurdo, perchƩ Frank rise. Una risata pura, allegra e genuina che fece ribollire il sangue nelle vene al poveretto. Harry si sentƬ ridicolo e impotente. Sapeva di non aver detto forse delle cose credibili, ma sperava che almeno i suoi amici lo spalleggiassero. Ma

    Anonymous ha risposto 8 anni, 5 mesi fa 0 Mago · 0 Risposte
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