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  • Il Prescelto (1a storia della saga Cicatrice) – parte 4

    Posted by Anonymous on Aprile 4, 2016 at 9:52 pm

    Capitolo 8

    NICOLAS FLAMEL

    Giovedì all'ora di pranzo, giunto in sala grande, Harry decise di passare accanto al tavolo dei corvonero per chiedere a Hermione quando avrebbero dovuto incontrarsi quel pomeriggio.
    Harry continuava pensare che la ricerca su Flamel fosse una perdita di tempo, ma non aveva avuto il coraggio di sottrarsi al volere di Hermione.
    Mentre s'affacciava al tavolo dei corvonero, vide Louise immersa nella lettura di qualche strano libro. Doveva ammetterlo, era ancora arrabbiato con lei, ma qualcosa dentro di lui gli disse di fermarsi. E poi notò che Hermione non era ancora arrivata in sala grande, e lo constatò guardando tutta la tavolata.
    “Ciao Harry!” salutò Louise, che aveva da sempre avuto la capacità di vedere cosa succedeva intorno a lei oltre le pagine dei libri.
    “Ciao Louise!” salutò di rimando Harry, cercando di non apparire contrariato come il solito. “Perché non ti siedi un momento? Frank non è ancora tornato dalla lezione di incantesimi, il professor Vitious gli sta spiegando gli errori del suo tema di Incantesimi.” gli propose lei.
    Non vedendo altra scelta, il giovane fece come suggerito. Ora ebbe modo di studiare meglio l'oggetto che la ragazza aveva fra le mani: era un grosso libro dall'aria piuttosto vecchia, con una larga copertina rigida di colore rosso e le pagine ingiallite.; non riusciva però a leggerne il titolo. “Di cosa tratta?” domandò, incuriosito.
    La giovane strega esibì un mezzo sorriso saccente e soddisfatto, di quelli mostrava quando sapeva di aver trovato una cosa introvabile di cui gli altri non sarebbero mai venuti a conoscenza.
    “Oh, beh, è un libro interessantissimo, ovviamente” spiegò col suo tono da sapientona.
    “Parla di come si forma l'elisir di lunga vita!”
    Improvvisamente, qualcosa suonò nella testa di Harry come un campanello, mettendolo in allerta. L'elisir di lunga vita… dove aveva sentito quel nome?
    “Che cosa?” domandò, con il tono di qualcuno che si sveglia solo in quel momento.
    Louise sospirò, spazientita. “Oh, Harry, la pietra filosofale! È un mito famosissimo! Possibile che tu non ne abbia mai sentito parlare?”
    Harry fissò gli occhi azzurro acqua marina di Louise, e lei arrossì un poco, ma il ragazzo non la stava guardando davvero: piuttosto, aveva capito come doveva agire.
    “Louise….non è che me lo potresti prestare? E', sai, per una ricerca…” tentennò Harry.
    “Oh, ma quante ricerche ti danno i professori? Sono giorni che non combini nient'altro!” sbottò Louise, e i suoi occhi s'abbassarono in modo nostalgico sul libro sulle sue ginocchia.
    “No, beh, ehm…” balbettò Harry, pensando a qualche altra scusa da usare, anche se per sua disgrazia non glie ne veniva in mente neanche una. “Cioè, io….”
    “Oh, ma che importa?” fece Louise senza starlo a sentire e, un po' rossa in viso, gli porse il grosso libro.
    “Prendilo, su!” lo esortò.
    “Sei sicura?” indugiò l'altro .
    Louise per tutta risposta gli lanciò un'occhiata determinata.
    “Certo. Noi siamo amici” rispose, seria.
    Poi il suo sguardo si spostò oltre Harry, e sembrò rabbuiarsi velocemente.
    Anche Harry sentì dei passi camminare veloci dietro di lui, e si voltò per vedere chi fosse.
    Non che dovesse chiederselo, ovviamente: era Hermione, che molto probabilmente aveva assistito alla scena; sbagliava, o riusciva a intravedere nel suo viso un sorrisetto soddisfatto?
    Harry non poté fare a meno di ricambiarlo allo stesso modo, facendo attenzione a non farsi vedere da Louise.
    “Di sicuro a lei non lo presto” osservò questa, acida, anche lei troppo occupata a guardare malevolmente la sua rivale scolastica per occuparsi dei sorrisi latenti di Harry.
    Al ragazzo sfuggì una risatina; era incredibile quanto due persone così simili si stessero così antipatiche e doveva ammettere di trovare la situazione piuttosto divertente.
    “Non credo che ne abbia bisogno” constatò, mentre Hermione lo guardava allegra nell'attimo in cui Louise si era voltata dall'altra parte.

    *

    D'accordo” sentenziò Hermione, chiudendo il grosso librone che Harry le aveva portato.
    “Nicolas Flamel esiste, è l'inventore della pietra filosofale. Ora credo ai tuoi sogni premonitori”. Tuttavia sembrava un po' delusa. “Purtroppo, non c'è scritto da nessuna parte come distruggere la pietra, o entrarne in possesso….”
    “Forse per liberarsene devi solo pestarla con i piedi finché non si disintegra!” suggerì Neville, ottenendo in risposta solo un'occhiataccia da parte di Hermione.
    Lei, Harry e Neville si trovavano di nuovo in biblioteca, dove dovevano sussurrare tutto il tempo. Ad ogni modo, oltre che a essere il regno di Hermione, era stato scelto dai tre perché pensavano fosse più sicuro da orecchie indiscrete.
    “Avevi dubbi?” la stuzzicò ancora Neville e guardando Harry ammirato. Dal modo in cui leggeva nei suoi occhi, Harry non poté fare a meno di chiedersi se Neville sapesse molto di più di quanto osasse ammettere.
    “Ricapitolando” disse Hermione, risvegliando Harry dai suoi pensieri e dandole completa attenzione, mentre la ragazza prendeva carta, piuma e inchiostro, “mi piacerebbe scrivere quello che hai visto nelle tue….visioni. Cos'hai sognato, Harry, in ordine?”
    “Una pianta squamosa, una scacchiera, uno specchio, un volto strano” elencò, mentre sentiva degli insoliti brividi strisciare lungo la spina dorsale nel pronunciare l'ultima cosa che aveva visto.
    “Un volto strano…che potrebbe essere Raptor o Piton…..” suggerì Hermione, mentre finiva di appuntare.
    “No,” rispose Harry e sentì che gli si erano gelate tutte le ossa mentre ne parlava, “assolutamente. Era come se fosse impiantato dietro il cranio di qualcuno….”
    “Ma certo!” se ne uscì Neville urlando, facendo saltare il ragazzo sul posto; molti ragazzi nei tavoli a fianco gli rivolsero uno sguardo interrogativo, e Neville si beccò un'altra occhiataccia da Hermione.
    “Harry, ma non ci arrivi?” riprese Neville, abbassando il tono della voce.
    “Arrivare a cosa?” chiese Harry, cercando l'appoggio di Hermione che però sembrava confusa quanto lui.
    “Harry” fece Neville, e avvicinò il volto ai due, in modo che anche Hermione, seduta davanti a loro, potesse sentirli, “secondo te, perché Raptor si mette il turbante?”
    Harry ci ragionò un secondo, e capì cosa intendeva Neville.
    “Ma è ovvio. Ieri l'abbiamo sentito parlare da solo, e non poteva essere Piton, quindi…”
    “…era Tu-Sai-Chi dietro la testa di Raptor?” completò Hermione, scettica. “Semplicemente assurdo.”
    “No, non lo è” osservò Harry, ripensando a quello cui avevano assistito il pomeriggio precedente. “Neville ha ragione. Tu non l'hai sentito, Hermione. Non hai sentito la voce serpentesca che parlava con Raptor….Era ovvio che doveva esserci un'altra persona, in quella stanza!”
    Hermione strinse le labbra e guardò da lui a Neville valutando l'ipotesi, ma non disse nulla per controbattere.
    “Bene, allora abbiamo la prova che Raptor lavora per Tu-Sai-Chi. Ma Piton?” ricordò lei.
    Harry si fermò a pensare qualche secondo, scambiandosi occhiate con Neville, che però non osò esprimersi.
    “Piton o aiuta o è contro Raptor” disse alla fine Harry, non riuscendo a capire neanche lui che ruolo avesse il professore in quella faccenda. “Non penso che a noi interessi, comunque”.
    “Sì,” assentì Neville, “è di Raptor di cui dobbiamo preoccuparci.”
    Hermione annuì; nei suoi occhi Harry lesse una certa sicurezza, forse un piano.
    “Quando agirà?” domandò la ragazza.
    “Stasera” rispose Harry, fissando Hermione.


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    Capitolo 9

    LA BOTOLA

    Così quella sera Harry, a mezzanotte, sfilò da sotto il cuscino il mantello dell'invisibilità e, insieme a Neville –che l'attedeva nella sala comune, piuttosto agitato, uscirono dal buco del ritratto e trovarono Hermione, che sembrava nervosa quanto Neville.
    Harry si chiese il motivo per cui fosse l'unico a rimanere calmo.
    Una volta indossato il mantello, i tre ragazzi si avventurarono per i corridoi della scuola sperando di non incappare in nessun incidente.
    Per evitare cattivi incontri, Harry portò loro nel passaggio attraverso lo stendardo che lui e Neville avevano usato per raggiungere Hermione nella sala trofei.
    Strano a pensarci, ma aveva la sensazione che fosse successo un secolo prima, e non solo qualche mese addietro.
    “Oh, Harry, è tutto buio qui!” si lamentò Hermione, mentre attraversavano la stanza.
    “Vediamo di fare un po' di luce…Lumos!” sussurrò, ma nel momento in cui la ragazza ebbe pronunciato l'incantesimo, Harry sentì un piede incappare nel suo e l'urlo di Neville che precipitava a terra, portando con sé anche il mantello e sfilandolo agli altri.
    “Bene bene bene, che cosa abbiamo qui?” disse una voce malevola alle loro spalle, una che conoscevano bene.
    “Potter, Paciock e Granger? Che ci fate a quest'ora di notte in piedi?”
    I tre ragazzi si guardarono l'un l'altro e Harry capì dai loro volti che provavano lo stesso misto di paura e di stupore che sentiva lui in quel momento. Harry si chinò a raccogliere lentamente il mantello e se lo mise in fretta in tasca, prima che Malfoy potesse vederlo.
    Ma il ragazzo fece una sonora risata come incontrò i loro sguardi pieni d'odio; tra i tanti pericoli, anche quell'idiota di Malfoy doveva mettersi fra i piedi!
    “E' inutile che nascondi quello, Potter! L'ho visto, sai? Il tuo prezioso mantello…scommetto che hai lanciato su di esso un incantesimo dell'invisibilità….ma tanto non funziona, Potter, io sono riuscito a scoprirvi lo stesso!” informò quest'ultimo.
    “Già Malfoy, come hai fatto a scoprire il nostro piano?” domandò Neville, alzandosi e pulendosi i vestiti dalla polvere.
    Malfoy fece una smorfia di soddisfazione e vittoria. “E' stato facile, vi ho sentiti in biblioteca, e so tutto sui vostri giretti per la scuola e le scuse che usate per le vostre scampagnate! La pietra filosofale, puah! Roba da bambini! Ma tanto adesso la finirete, perché ho detto a Gazza che siete in giro per la scuola, e sta venendo giusto a prendervi!”
    “Che piano geniale, Malfoy, sono colpita, davvero” disse Hermione, anche se pronunciava le parole a fatica. Harry vide colorarsi un tantino le sue gote, ma forse era solo la luce della bacchetta a dare quest'effetto.
    “E ci hai seguito? Non è che è un danno, per te, Malfoy? Potresti essere messo in punizione anche tu!” osservò Harry, quasi incuriosito.
    Malfoy mantenne la sua espressione furba. “Assolutamente no, io dovrei essere a letto” disse lentamente, lo sguardo fisso su Harry. “Ma ci tornerò con il tuo mantello dell'invisibilità!”
    Harry e Neville si lanciarono un'occhiata; Neville aveva già capito tutto.
    “Oh, molto bene, Draco, geniale, devo ammetterlo!” fece Harry con un finto tono adulatorio.
    ” E visto che sei così bravo a seguirci, vediamo se riesci a farlo adesso!” e, afferrato il braccio di Hermione che sembrava essere rimasta impietrita a guardare Malfoy e trascinatala sotto il mantello, i tre ragazzi scomparvero e presero a correre.
    Tuttavia Neville sbatté contro un mobile, e quindi fu facile per Malfoy seguirli dall'altra parte della stanza, oltre la quale si accedeva al terzo piano.
    Harry, Neville e Hermione riuscirono comunque a distanziarsi suffcientemente da affiancarsi a un'armatura e a rimanere l' in silenzio, mentre udivano dei passi nel corridoio e lasciavano quindi Malfoy ai suoi guai. Questo aveva contorto il viso in un'espressione spaventata, come se non sapesse dove si trovava, o se lo sapeva non aveva per nulla l'aria di chi era arrivato nel posto che si aspettava.
    “Malfoy!” tuonò una voce autoritaria.
    “E' la McGrannitt!” rivelò loro Hermione in un bisbiglio impercettibile.
    La strega aveva ragione: la vicepreside, nonché Direttrice della Casa di Grifondoro e insegnante di Trasfigurazione, fece capolino nella loro visuale con un pigiama a quadrati scozzesi; Draco Malfoy rimase immobile, terrorizzato da quell'improvvisa comparsata.
    “Volevi fare una bravata, non è così? Che ci facevi nel corridoio del terzo piano? È proibito a tutti gli studenti!” lo sgridò la McGrannitt, afferrandolo per un orecchio.
    “Cinquanta punti in meno a Serpeverde per il tuo comportamento, Malfoy!”
    “Ma professoressa, deve credermi!” urlò Malfoy, e la sua voce faceva vibrare anche l'armatura accanto a Harry. “Ci sono Potter, Paciock e Granger in giro per i corridoi! Sono qui anche loro, e Potter, con il suo mantello dell'invisibilità…sono nel corridoio, da qualche parte vogliono …” ma non riuscì a finire la frase, perché lei gli tirò l'orecchio ancora più forte e se lo cominciò a trascinare via.
    “Le giuro, la prego professoressa! Potter sta macchinando qualcos…!”
    “Basta con le tue lagne, Malfoy! Non so cosa tu stia ciancicando, ma qui non c'è proprio nessuno, e tu sei in giro per il corridoio proibito, di notte!”
    “Sto dicendo la verità, Potter ha il mantello dell'invisibilit…”insisté Malfoy.
    “Le tue fantasie valgono almeno altri dieci punti in meno a Serpeverde! Nel mio ufficio! Subito!” lo interruppe la vicepreside e, detto questo, si portò via Malfoy.
    I tre tirarono un sospiro di sollievo quando li videro scomparire dalla vista.
    “Andiamo” esortò loro Neville “tutte queste chiacchiere ci hanno fatto perdere solo tempo!”
    Il trio allora s'incamminò verso la porta proibita, e quando vi entrarono li accolse un pensante alito che tolse loro il mantello di dosso.
    “Sta…russando?” chiese Harry, sbalordito.
    “A quanto pare Raptor ha usato una di quelle, ed è l'unico modo per addormentare il cane!”osservò Hermione e indicò un'arpa che stava proprio accanto alla bestia e suonava una dolce melodia simile a una ninna nanna.
    Harry si chiese dove mai avesse letto al riguardo; a volte la fonte delle conoscenze di Hermione era ignota.
    “Bene” deglutì Neville, lo sguardo che diede la sensazione a Harry di voler superare la paura.
    “Ora dobbiamo spostare la zampa del cane dalla botola, giusto? Ed entrarci dentro…”
    Ci volle la forza di tutti e tre per riuscire a spostare la zampa dell'animale, che era davvero pesantissima. Ma proprio quando la stavano allontanando dall'anello della botola, Hermione si irrigidì.
    “Hermione, che hai?” chiese Neville, contrariato.
    Ma la ragazzina non rispose: il viso era puntato sulla bestia, e Harry si accorse subito che c'era un buon motivo.
    Il cane si era svegliato: a uno a uno, i sei occhi dell'animale si aprirono, lasciando i ragazzi immobilizzati e incapaci di reagire.
    Quando il cane cominciò a innervosirsi e abbaiare loro contro, Harry, Neville e Hermione mollarono la zampa e indietreggiarono spaventati, senza staccare gli occhi dal cane.
    Harry fu il primo a riprendere il senno. “Bene” disse “e ora che facciamo?”
    Ma prima che potesse completare la frase, Hermione si trovava davanti all'arpa e sembrava studiarla interessata. Quell'atteggiamento gli diede molto fastidio: l'abbaiare era piuttosto potente, e se qualcuno fosse passato per il corridoio c'erano alte possibilità di essere scoperti!
    “Hermione, che fai?” chiese Harry, nervoso.
    “Sto cercando di ricordare l'incantesimo che attiva questo strumento! Eppure ero sicura di averlo letto da qualche parte….”
    “Fai come vuoi, ma fallo in fretta!” le gridò Neville, che si stava riparando dai latrati del cane; il suo braccio era coperto da uno degli sputi bavosi del cane, che sembravano arrivare molto lontano.
    Harry non poté che trovarsi più d'accordo riguardo la situazione; tuttavia l'attesa da parte di Hermione, i lamenti di Neville e il borbottare dell'amica accendevano in lui una certa isteria, che lottava duramente per poter contenere.
    “Ma certo!” esclamò Hermione. “Sonoria Harpa!”
    L'arpa riprese lentamente a suonare, e il cane cadde di nuovo nel sonno.
    I tre allora si avvicinarono, spostarono la zampa, e si trovarono di nuovo di fronte all'anello della botola.
    Harry si girò verso gli amici, sicuro di quello che stava per succedere.
    “Ci siamo” annunciò, “vado prima io. Ora dovremmo trovarci su quella pianta schifosa…Troveremo un modo per uscirne, vedrete!” aggiunse per incoraggiarli, perché sui volti degli amici velava l'insicurezza. Doveva ammetterlo, anche lui si sentiva allo stesso modo.
    Harry si chinò sull'anello, e lo tirò verso di sé, scoprendo sotto di lui un enorme buco nero .
    Il ragazzo si affacciò e notò che non aveva fondo né fine, e deglutì spaventato al pensiero di non sapere per quanto a lungo sarebbe caduto, e soprattutto, se ciò che aveva interpretato nel sogno era corretto.
    Improvvisi dubbi gli sorsero in mente, chiedendosi se fossero veramente quelle le prove che dovevano aspettarsi e se lì sotto vi era veramente la pianta squamosa, e non il volto sulla nuca di Raptor che gli faceva venire le palpitazioni.
    Nonostante questo Harry si girò verso gli amici, e disse: “ci vediamo di sotto” prima di avventurarsi in quella lunga, infinita, profonda pozza nera d'inchiostro.
    Atterrò su qualcosa di morbido, soffice e molliccio.
    I suoi amici presto lo raggiunsero con un urlo.
    Neville lo guardò con l'espressione pieno di terrore. “Harry….siamo dove dovremmo essere, giusto?”
    “Nella pianta squamosa, sì” rispose Harry, guardando nervoso ai lati della sala.
    Solo dall'apertura della botola passava un fioco raggio di luna che illuminava in modo sinistro il volto dei compagni. Si aspettava da un momento all'altro che uno di loro venisse incatenato dalla pianta, e l'attesa non durò molto: presto, le braccia, le mani, i piedi furono legati stretti dai rami. Era incredibile la sensazione del tocco che quella pianta orripilante faceva su di Harry: la sentiva viscida e umida come se mille pesci legati fra loro o un lungo serpente lo stesse cingendo per tutto il corpo. Si rese conto che vivere la situazione in forma diretta era diverso dal sognarla semplicemente. Sentiva che prima o poi sarebbe andato nel panico, come Neville, accanto a lui: si muoveva a destra e a sinistra, lanciando grida a squarciagola, come se qualcuno potesse liberarlo!
    L'unica a rimanere impassibile era Hermione.
    “Conosco questa pianta!” disse. “E' il Tranello del Diavolo! State fermi, tutti e due! Più vi muovete, più la pianta vi soffocherà velocemente!”
    “Davvero, Hermione?” chiese Neville, scettico, mentre un altro ramo gli stava cingendo il collo.
    “Voglio proprio vedere!”
    La ragazza lo guardò con cipiglio sicuro, poi fu lentamente risucchiata dai rami e sparì.
    “Hermione!” gridarono Harry e Neville nello stesso istante.
    “State calmi!” rispose la voce della strega sotto di loro. “Sto bene! State immobili, e vedrete che sarete lasciati andare velocemente!”
    “Hermione, dove sei?” chiese Harry, mentre un ramo gli cingeva il petto.
    “C'è un'altra stanza, qui sotto, un corridoio!”
    Harry e Neville si guardarono e, capendo che la loro amica aveva ragione, decisero di stare fermi e, pian piano, furono trascinati in basso e poi i rami li liberarono, facendoli cadere sul pavimento terreno e freddo sotto di loro dove li attendeva Hermione.
    Avevano passato l'ostacolo del cane e il Tranello del Diavolo, e già Harry aveva la sensazione di dover vomitare.
    “State bene?” domandò loro Hermione, preoccupata, mentre Harry si sfiorava il collo con la mano, ancora la sensazione della pianta sul corpo, e deglutì. Si rimise in piedi a fatica, guardando Neville, che sembrava essere su tutte le furie.
    “Non è possibile! Ci mancava giusto questo!” si lagnò. “Se per arrivare alla pietra dobbiamo passare per prove tanto difficili, dubito che riusciremo ad arrivare prima di Raptor!”
    I tre amici proseguirono per i vicoli bui, illuminati solo da un paio di torce appese alle mura in pietra degli stretti corridoi – Harry comprese di trovarsi sotto ai sotterranei del castello, nelle segrete più segrete di Hogwarts- e, superato un volta, giunsero in un'ampia sala.
    “Cos'è questo rumore?” chiese Neville, stupito.
    Il giovane aveva ragione: c'era un rumore strano, come un battere d'ali. Di tante ali.
    “Lassù!” notò Hermione, indicando un punto in alto verso il soffitto.
    Harry e Neville seguirono il suo sguardo e videro una massa di strani animali con le ali.
    “Che cosa sono? Insetti?” fece Hermione, con un leggero ribrezzo nella voce.
    “No” rispose Neville “sono….chiavi!”
    Harry abbassò lo sguardo, che andò automaticamente su uno dei tre manici di scopa sospesi a pochi centimetri da terra distanti qualche passo da loro.
    “Perché ci sono dei manici di scopa laggiù?” osservò, rivolto più a se stesso che agli altri.
    Si avvicinò, seguito dagli altri due, e sfiorò la superficie di una delle scope sentendo una leggera nostalgia nascere dentro di sé.; era molto tempo che non volava: l'ultima volta che aveva montato una scopa, era stato quando aveva giocato a Quidditch con il padre, che era stato un cercatore nella squadra di Grifondoro a Hogwarts.
    “Chissà cosa dobbiamo farci…” si chiese.
    “Beh, è ovvio, credo” ragionò Neville, la fronte aggrottata, gli occhi fissi sulla scopa, “credo che tu debba cavalcarla e prendere una di quelle chiavi lassù e conficcarla nella toppa. Hermione,” aggiunse, spostando l'attenzione sull'amica, “vai a controllare la serratura. Dovrebbe dirci come è fatta la chiave e così decidere quale prendere!”
    Harry rimase colpito dalla tanta prontezza di Neville, ammettendo ancora una volta che aveva ragione: il caso era evidente. Hermione, colpita quanto lui, trotterellò fino alla porta chiusa e si chinò per osservare la serratura.
    “Quella che ci serve è una chiave vecchio tipo…probabilmente d'argento, come la maniglia…”
    “Perfetto, Hermione, grazie. Harry, riesci a vedere quella piccola chiave con l'ala spezzata? Dev'essere quella!” segnalò sicuro Neville.
    Harry strinse gli occhi per individuare l'oggetto indicato nel mucchio; dopotutto, c'erano moltissime chiavi volanti, e non era certo facile vedere quella adatta!
    Con un po' di fatica, comunque, la trovò.
    Poi posò lo sguardò sul manico, improvvisamente insicuro. “Mi chiedo….se sia adatto…”
    Neville gli diede una pacca sulla spalla. “Ah, andiamo, Harry, certo che lo sei! Sbaglio o hai imparato a volare da tuo padre? E poi sei la nostra unica speranza” aggiunse con tono frettoloso e imbarazzato, “io non sono bravo con i manici di scopa…”
    “Io ci proverò, Harry!” si propose Hermione, e montò su una scopa anche lei. “Non sono molto sicura riguardo questo tipo di mezzi di trasporto, ma se è necessario….”
    Harry si voltò verso di lei e le sorrise: si sentiva meglio ora che erano almeno in due a cercare di afferrare la chiave. In quel mucchi ve ne erano centinaia, e non sarebbe stato facile.
    Dopo aver incrociato lo sguardo di Neville che gli augurava silenziosamente buona fortuna, Harry e Hermione spiccarono lentamente il volo verso l'alto.
    “Harry, sono troppe!” disse Hermione, immergendosi nella nube di ali colorate.
    Il ragazzo però aveva già individuato la chiave dalle ali azzurrine, una spezzata, l'altra con le piume tutte arruffate da un lato,
    e si precipitò nella sua direzione.
    “E' quella!” le gridò. “Hermione, impediscile di scendere, io cercherò di prenderla!”
    L'impresa era ardua: la chiave scattava velocemente da tutte le parti, e fu difficile afferrarla.
    Con sua grande sorpresa, e grazie anche ai buoni riflessi ereditati da suo padre, Harry riuscì ad impugnarla, e stava per girare il manico verso Hermione, che era atterrata a terra e lo aspettava accanto a Neville…quando le altre chiavi lo attaccarono, e fu costretto a fuggire da loro volando velocemente, invertendo verso destra, poi verso sinistra, pur di non farsi prendere da loro.
    Il veloce battere delle ali arrivava alle sue orecchie come un fastidioso ronzio di vespe.
    Svoltò a destra, poi di nuovo a sinistra, poi andava giù con la scopa, sentendosi trascinare verso il basso, l'aria che gli scompigliava i capelli….e poi eccoli lì, Neville e Hermione…
    “Harry, dacci la chiave!” gli urlò Hermione, e Harry, planando vicino a loro, lanciò la chiave che cadde dritta fra le mani della ragazza, che si diresse verso la toppa in fretta e furia.
    Harry intanto continuava a volare, fuggendo dalle chiavi alate….che cambiarono d'un tratto rotta, tornarono indietro e si rimisero nella loro posizione iniziale.
    Harry atterrò con circospezione verso terra, e scese, raggiunto da Neville.
    La chiave dall'ala spezzata, una volta aperta la porta, si distanziò dalla serratura e raggiunse, sotto gli occhi dei tre compagni, il gruppo.
    “Andiamo!” esortò Hermione, tenendo aperta la porta per loro.
    “Non ci avevi detto anche di questa prova, Harry!” lo rimproverò lei, mentre richiudeva la porta dietro di sé dopo aver lasciato passare lui e Neville.
    “E' perché non l'avevo sognato” si difese Harry “il me stesso nello specchio non me l'ha mostrato.”
    Hermione grugnì, e dal suo viso il ragazzo capì che non gli credeva ancora completamente.
    O meglio, non credeva alla parte di un riflesso di Harry con la cicatrice che gli mostrava quello che sarebbe successo. Ma non importava.
    “Dove siamo?” chiese la piccola strega, lanciando un'occhiata a Harry, aspettandosi presumibilmente che questo sapesse a che cosa venivano incontro.
    A giudicare dall'ampiezza della sala, dalle ombre strane che capeggiavano dando la sensazione di trovarsi in un cimitero, Harry ci arrivò in un attimo.
    ” Siamo alla scacchiera.”
    I tre mossero qualche passo, e non appena poggiarono i piedi su una superficie piatta e un po' scivolosa, le torce ai lati della sala s'illuminarono, rivelando la scacchiera dei maghi che Harry aveva indovinato.
    Si trovavano affianco ai pezzi neri della scacchiera, e all'estremità opposta vi erano quelli bianchi. A Harry vennero i brividi notando che erano altissimi e privi di volto.
    “E adesso cosa facciamo?” sussurrò Neville, nervoso.
    “Credo” rispose Harry, “che dovremmo far finta di essere dei pezzi degli scacchi”.
    Si diresse verso un cavallo nero, e appena lo toccò questo prese vira e cominciò a scalpitare e a nitrire. “Dobbiamo venire con voi per attraversare?” domandò al cavaliere che montava l'animale, che annuì.
    “Dunque….” Disse Harry, voltandosi verso i compagni. “Credo che dovremo prendere il posto dei pezzi neri. Neville, mettiti accanto a quell'alfiere, e tu Hermione, mettiti vicino a lui, e prendi il posto della torre. Io farò il cavallo”.
    Nel momento in cui i due amici si diressero nei posti assegnati, l'alfiere e la torre si animarono e uscirono dalla scacchiera.
    “Ora dobbiamo solo aspettare che i bianchi facciano la prima mossa. Sono sempre i primi a giocare.”
    Mettendo in pratica tutto quello che Ron gli aveva insegnato, Harry cercò di fare un gioco il più pulito possibile, anche i se i bianchi si mostrarono spietati ogni qual volta che un pezzo nero veniva mangiato. Harry s'accorse solo all'ultimo momento che Neville si trovava nel pericolo di essere messo fuori partita dalla regina bianca a qualche casella di distanza.
    E d'un tratto si rese conto del perché aveva voluto imparare a giocare a scacchi.
    Tutto sarebbe arrivato a quel punto, e se loro non vincevano la partita, Neville e Hermione non avrebbero mai raggiunto la pietra e Raptor.
    Prima che potesse giungere a una conclusione alternativa, la regina bianca si voltò verso Neville, e allora Harry capì di non avere altra scelta.
    “Sì, ” disse piano, “devo lasciarmi mangiare.”
    “No!” esclamò Hermione. “Harry, deve esserci un altro modo!”
    “Sentite, se non vi sbrigate, Raptor potrebbe rubare la pietra con Voldemort, e tutto questo non avrà avuto alcun senso. Capite, è l'unica opzione che abbiamo!”
    Gli occhi di Neville si fecero lucidi, e Harry capì che l'insicurezza che cercava continuamente di appianare stava di nuovo rivenendo a galla.
    “Neville” lo rassicurò Harry, “sei un grande mago. Lo so che non lo credi, ma lo sei. Sei stato segnato, sei stato scelto. Se fossi un incapace, non avresti quella” e indicò la cicatrice ” quindi smettila. Sei tu che devi prendere la pietra, l'unico che può farlo. Sei stato scelto, capisci? Sei il prescelto, Neville”.
    Il ragazzo gli sorrise e annuì e si fece da parte, dando la possibilità ad Harry di agire.
    Così dicendo, questo fece un passo in avanti e la regina lo colpì; in un attimo, sentì la testa girare, e poi cadde a terra, mentre tutto attorno a lui si faceva buio.

    Anonymous ha risposto 8 anni, 5 mesi fa 0 Mago · 0 Risposte
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