GiratempoWeb Community

Parla, condividi la tua passione e connettiti con
una grande community potteriana.

  • La Fine( storia conclusiva della saga Cicatrice)- parte 7

    Posted by Anonymous on Maggio 4, 2016 at 1:39 pm

    Capitolo 8- parte 2

    Era quasi tutto pronto; Ron chiuse lo zaino scoccando delle occhiatacce che Harry non si meritava; se quello che diceva Louise era vero, molto probabilmente anche Ron, Ginny, Neville, Luna e Hermione erano in pericolo quanto Frank e Louise.
    Eppure la malattia aveva colpito soltanto la cerchia dei suoi amici d’infanzia; com’era possibile?
    Harry e Neville erano piuttosto indecisi. Harry aveva considerato anche la possibilità di portare i suoi amici al sicuro a Grimmauld’s place  e proseguire la ricerca degli horcrux da solo, ma il momento di dividersi dal gruppo fu rimandato sia da lui che da Neville.
    Faceva sempre più freddo, e a causa delle condizioni climatiche Harry fu costretto a trascinare gli altri su e giù per il paese, dove affrontarono una montagna dove la tenda fu sferzata dal nevischio a un’isoletta scozzese che fu inondata da acqua gelata.
    Alla fine si fermarono presso un boschetto del Wiltshire, dove una bella gelata era il massimo dei mali e sembrava privo di minacce.
    Dopo aver fatto gli incantesimi di protezione anti babbano, i ragazzi decisero di prendersi il resto della serata per pianificare le tappe successive.
    Avevano passato quella prima settimana di febbraio a viaggiare; Harry si era mosso così tanto che stentava a ricordare casa sua, e per la prima volta si rese conto di quando gli mancassero il nucleo familiare e la tranquillità. Ignorò gli sguardi omicida di Ron, che era stato convinto da tutti a non lasciare il gruppo, specialmente da Luna e Ginny (che gli aveva quasi scagliato una Fattura Orcovolante, finché Hermione non si era accorta che le aveva rubato il libro di incantesimi).
    Prese delle decisioni definitive quando quella sera Neville gli parlò privatamente.
    “Harry…ci ho pensato a lungo, e non credo sia proprio il caso di lasciarli soli. Sinceramente, non ritengo abbia più tanto senso. Frank è stabile, nessuno è morto, svenuto o impazzito. Credo che abbiano bisogno di noi; e poi dove andremmo? Sai, se fossimo partiti da casa di John e Richard…ma ormai…”
    “Hai ragione” convenne Harry, anche se non era convinto.
    Durante l’arco della restante serata e la notte si rese conto che avrebbe potuto fare anche a meno di Neville, purché lui e gli altri rimanessero al sicuro. Così decise di partire la mattina seguente.
    I ragazzi erano protetti dagli incantesimi anti-babbano, avevano abbastanza cibo per sette persone e nessuno avrebbe cercato Neville per un po’. Inoltre avevano anche quella strana bussola, avrebbero potuto contattare l’Ordine in caso di pericolo.
    Allora perché provava così tanto rimorso nell’allontanarsi dalla tenda e dai suoi amici?
    Rivide i volti dei suoi compagni nella sua mente, deformati dalla rabbia e dalla delusione…Ron era vittorioso, i suoi occhi lanciavano fiamme e si agitava come una belva furiosa, sentendosi tradito…
    Ma Frank si sarebbe ripreso e Louise avrebbe smesso di avere quelle visioni, né si sarebbe ammalata. Ne era sicuro.
    Non era molto lontano dal campo che udì un urlo fra gli alberi poco più avanti, così corse a vedere che cosa stava succedendo. Gli si presentò davanti la scena più strana che avesse mai visto, e come protagoniste c’erano due persone che mai avrebbe pensato di rincontrare: Draco Malfoy stava puntando la bacchetta contro il collo di John, spiaccicato contro un albero e pieno di terra e graffi; a dargli un aspetto eroico era la spada di Grifondoro che aveva in pugno.
    Il cuore di Harry ebbe un balzo; dove l’aveva presa? Stava forse tornando al campo per mostrarla a lui e agli altri? Ma come sapeva la loro posizione? E che ci faceva lì Malfoy?
    “Dammela, Thompson” intimò Malfoy, balbettando.
    John era stanco, ferito, e atterrito più che mai; le palpebre gli scendevano sugli occhi, come se avesse corso per ore e non avesse avuto la forza di ribellarsi. Se avesse voluto Malfoy avrebbe potuto chinarsi e prenderla dalle sue mani, ma non lo fece; piuttosto continuò a puntare la bacchetta contro John, indeciso.
    “Ho detto di darmela adesso! Devo portarla all’Oscuro Signore!” continuò.
    John non rispose. Harry allora si nascose dietro il tronco di un albero, sfoderando la bacchetta e puntandola su Malfoy.
    “Mi hai sentito? Sono in missione per l’Oscuro…”
    “Pietrificus Totalus!” gridò Harry, e Malfoy cadde stecchito a terra, sotto lo sguardo confuso e sorpreso di John, che si trasformò in gratitudine come Harry uscì dal suo nascondiglio e venne  in suo soccorso.
    “Harry! Come mi hai trovato?” chiese debolmente.
    “Me ne stavo andando. È stato un caso” replicò Harry con un ghigno.
    Poi i suoi occhi si posarono sulla spada di Grifondoro. “Come l’hai avuta?”
    John forzò un sorriso che evidenziò la cicatrice sulla guancia.
    “E’ una lunga storia, ma non potevo tenerla di certo tutta per me no?”
    “Ovviamente no” convenne Harry compiaciuto. “Sei ferito; credi di potermi aiutare a trascinare questo stoccafisso fino alla tenda? Non è molto lontana”.
    John scagliò l’incantesimo di Levitazione e percorsero la strada verso il campo con la bacchetta puntata su Malfoy, incuranti che sbattesse contro rami e tronchi d’albero.
    Arrivarono presto alla tenda.
    Fu Hermione ad affacciarsi e corse verso di loro. “Harry!…Oh! Che cosa…come…John che ci fai qui? E hai la spada di Grifondoro! E poi…come mai c’è Malfoy?”
    “Dobbiamo sistemare questo qui” dichiarò John, esaminando l’inerme Malfoy che, sciolto l’incanto di Levitazione, finì a terra, immobile.
    L’ombra di un ghigno soddisfatto apparì sul viso di Hermione.
    “Dentro la borsa ho una corda. Così potremo legarlo all’albero laggiù” e indicò la quercia di fronte a loro. “Vado a chiamare gli altri”.
    Mentre rientrava con passo inquietantemente allegro, Harry s’interrogò su quanto potessero scendere in basso le donne per amor di vendetta.
    Ginny e Ron uscirono dalla tenda ed esaminarono Malfoy, come due ispettori sulla scena del crimine. Gli occhietti di Malfoy tremolarono da un viso lentigginoso all’altro, terrorizzati.
    “Ti hanno conciato per le feste, eh? Vediamo se ridotto così ci causi altri guai!” lo canzonò Ron malignamente.
    “ Non è stato per nulla carino quello che hai fatto a John, no no” lo rimproverò Luna.  
    I ragazzi legarono Malfoy alla quercia davanti al campo e Hermione si propose per sigillarlo con un incantesimo in modo che non potesse fuggire.
    Malfoy osservò l’operazione pietrificato e quando ritrovò le forze per parlare, i ragazzi ignorarono volutamente le sue lamentele ed insulti.
    “Allora, come ci hai trovati?” esordì Louise, sedendosi su una brandina accanto a Frank.
    “ E’ stato abbastanza facile. In realtà avrei voluto raggiungervi subito dopo essermene andato, ma era alquanto impossibile” spiegò John. “Così ho convinto Remus con una scusa a tornare a casa, ma voi non c’eravate più. Durante la notte, mi ha raccontato delle novità: a quanto pare i Mangiamorte sotto copertura al Ministero hanno scoperto le fonti di informazioni dell’Ordine della Fenice  sui nostri spostamenti. Hanno seriamente minacciato degli Auror” disse, guardando l’arma.
    “Che cosa?” reagirono Harry, Neville e Hermione all’unisono.
    “Papà sta bene?” chiese subito Ginny, ansiosa.
    John fece un piccolo sorriso. “Sì” rispose, “ per nostra fortuna sono incappati in semplici Auror del Ministero e per il momento è riuscito a salvarsi. Ma questa storia non si protrarrà allungo. Il Ministero della Magia sta identificando ciascun membro dell'Ordine oltre Silente, probabilmente perchè vuole il controllo anche su questo; per cui non siamo tornati a Grimmauld Place, ma ci siamo nascosti per un po’ come avete fatto voi. Finchè…beh, non ho trovato questo” e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un accendino.
    “Un accendino? E cosa dovremmo farci con un accendino?” chiese scioccato Neville.
    Ma Harry sapeva di cosa si trattava. Intravide un’ombra negli occhi di Ron, come se ricordasse qualcosa; fissava l’oggetto come se l’avesse riconosciuto.
    “E’ strano” mormorò Ron, sognante. “Credo di aver già visto quest’oggetto”.
    “Come credi di averlo visto?” ripeté Hermione, perplessa.
    Harry spostò la sua attenzione su Luna che a sua volta studiava Ron intensamente.
    Ron mosse qualche passo verso John e gli sfilò l’accendino dalle mani. Come ipnotizzato spinse il pulsante e la luce della lampada a olio sul tavolino venne risucchiata; dopodiché fece l’operazione inversa , la luce uscì dall’accendino e tutto si illuminò di nuovo.
    Tutti quanti rimasero col fiato sospeso e in silenzio.
    “Ron, ti ricordi come si chiama questo oggetto?” indagò Harry.
    “io…in realtà no…ma so come funziona…e non so perché”.
    “E’ possibile?” chiese Hermione quasi spaventata.
    “Non lo so” rispose Harry altrettanto confuso. “Questo è un Deluminatore. Ron, l’hai mai visto prima?”
    “No” replicò nuovamente Ron. “E’ la prima volta che lo vedo, eppure è pazzesco quello che…” non finì la frase, ma appoggiò la mano sul cuore. Poi si voltò verso Hermione e improvvisamente gli occhi gli si illuminarono come se la vedesse per la prima volta. Hermione se ne accorse e ricambiò lo sguardo interrogativa; lui scosse il capo, e tutto tornò come prima.
    “Ad ogni modo, quella delle luci non è la sua unica funzione. La seconda notte che  ho lasciato il gruppo e stavo con Remus l’ho visto fra i boschi e l’ho raccolto. Quella notte ho sentito il mio nome pronunciato da Louise…quella voce è entrata dentro di me ed è come se mi avesse guidato verso di voi. Sapevo dove eravate perché la voce mi conduceva da voi. Così sono fuggito e vi ho trovato!”
    “E ci hai messo una settimana a trovarci?” chiese perplesso Frank, abbandonato sulla poltrona.
    “Sì” rispose John, “sono venuto a piedi fin qui. Cioè, non proprio a piedi. La voce dentro di me mi ha condotto presso una passaporta – ma quando sono giunto qui sapevo che ci saremmo ritrovati. Ho aspettato all’incirca per due giorni, e poi si è fatto vivo qualcuno…ma non eravate voi, bensì una fenice”.
    “Una fenice?” esclamarono tutti all’unisono.
    Harry aveva il vago sospetto che si trattasse di Silente, anche se forse era più una speranza che una certezza.
    “E’ successo appena sono arrivato. Ero sfinito e mi sono accasciato a terra con i piedi doloranti, così mi sono addormentato. Poi ho avvertito qualcosa che mi beccava, letteralmente, il braccio sinistro.
    Allora ho aperto gli occhi e c’era lei: Fanny. Ne sono certo, e se non era lei era sicuramente uguale all’uccello di Silente. Sono rimasto mozzafiato. I suoi occhi gli si sono inumiditi e mi ha curato le ferite. E poi…sotto le sue zampe aveva…questa” disse, e indicò la spada di Grifondoro. “E’ stato come un segnale. Voi dovevate tornare qui; poi se ne è andata”.
    “Questa fenice non è venuta da sola. C’è lo zampino di Silente in tutto questo, ne sono certa” sentenziò Hermione, fissando la spada.
    John sorrise, poi si rivolse a Neville: “Credo che questa appartenga a te. La pensiamo tutti allo stesso modo: il Prescelto fino a prova contraria sei tu; la spada è apparsa a te per primo e tu hai ucciso il Basilisco nella Camera dei Segreti”.
    Neville studiò l’arma esitante, mentre la sue espressione si aggravava ogni secondo di più. Alzò il braccio per prenderla, poi lo ritrasse tremante, e si rivolse a Harry.
    “No. è stato Harry a uccidere V-Voldemort. Vedi? Non riesco neanche a pronunciare il suo nome! Come posso essere degno di Grifondoro?”
    “Io non la voglio” lo rassicurò Harry. Perché Neville non voleva la spada? Lui non era migliore; erano pari.
    “Prendila tu. John ha ragione. Tu sei il Prescelto e sei più che degno”.
    Neville lanciò un grugnito di disapprovazione.
    “Lo sai anche tu che non è vero”.
    “Fallo per me. Io non la voglio, davvero, Neville…”
    “Vado a rilassarmi un po’” dichiarò l’altro, e scappò nella camera dei ragazzi.
    Harry stava per seguirlo, ma Hermione lo fermò per un braccio.
    “No, Harry, non ora” gli mormorò decisa.
    “Come ti ha trovato Malfoy?” domandò Louise a John.
    “Mi ha assalito poco fa con la scusa che voleva la spada di Grifondoro” rispose lui con un ghigno. “Tremava come una foglia”.
    “Dall’aspetto giudicherei che se la stava dando a gambe” ipotizzò Ron affacciandosi all’esterno della tenda.
    “Sì, è quello che ho pensato anche io quando l’ho visto. Non faceva per niente paura” replicò John.
    Anche Hermione scrutò fuori.
    “ Sta per nevicare. Dite che sia il caso di lasciarlo lì?”
    “Cos’è, sei impazzita? Direi che se lo merita” disse Ron impulsivamente.
    “A volte sei così infantile, Ron! Sono sicura che sa qualcosa riguardo i Mangiamorte! Non riusciremo a interrogarlo se morisse congelato!” reagì Hermione.
    “Per il’ momento lasciamolo lì fuori; ci penseremo dopo a portarlo dentro e a interrogarlo a dovere”.
    “Già, una rinfrescata alla testa non gli farà male” ragionò Ron.
    Frank si mise a ridere, ma la sua risata si trasformò presto in conati di tosse.
    Harry se ne accorse, ma prima che potesse intervenire Frank aveva lasciato il salotto.
    Si era fatta sera. Constatando che Malfoy serviva vivo come testimone, Harry lo addormentò e lo trascinò al coperto, abbandonandolo vicino l'entrata. dopodiché aveva provato a parlare con Neville, ma l’aveva trovato a confessarsi con Luna(“Lui è il Prescelto della vita precedente. Secondo me se lo è diventato anche in questa è perché tutti noi stiamo rivivendo le nostre vite e lui è stato designato come guida, ma non è lui il Prescelto. La sua storia è diversa, per quello riesce a chiamare Tu-Sai-Chi con il suo nome vero. Non è come te. Tu sei il Prescelto perché sei puro, Neville, e non devi vergognarti di questo” era tutto quello che Harry era riuscito a sentire da Luna, per il resto Neville non l’aveva guardato in faccia per tutto il giorno).  Era preoccupato anche per Frank, ma quello si era addormentato. Ginny e Ron erano andati a prendere della legna e Louise stava facendo gli incantesimi di protezione. Così l’unica rimasta era Hermione, comodamente seduta a leggere la biografia di Silente mentre faceva da guardia a Malfoy.
    “Harry, stavo pensando” sussurrò lei, alzando vagamente lo sguardo dal libro, “ siamo nel Wiltshire; non è un caso che John abbia incontrato Malfoy; casa sua è qui vicino”.
    I peli di Harry si rizzarono; ricordava bene casa Malfoy e quello che tutti loro avevano passato là dentro nella sua vita precedente.
    “Come fai a saperlo?”
    “Me l’ha detto lui una volta alla Steinboret” rispose Hermione apatica, “ casa sua potrebbe essere diventata una specie di secondo Quartier Generale dei Mangiamorte, la faccenda gli stava stretta ed è fuggito vigliaccamente”.
    Harry considerò per un momento quella riflessione.
    “Potrebbe essere una spiegazione, perché no. Ma non è che cerchi di riscattarlo comunque, Hermione? Hai sempre avuto un debole per lui, non puoi negarlo” e fissò Malfoy.
    “Non ho alcun motivo di difenderlo; lui mi ha usata e basta. Ma se fossi stata Voldemort non avrei mai mandato uno della nostra età per un compito così importante: probabilmente era una scusa con John. Harry, voglio interrogarlo”.
    “Va bene. Ma lo faremo domani”.
    Alle prime luci del mattino, Harry e Hermione si alzarono prima degli altri , portarono Malfoy all'esterno e lo legarono all’albero, poi lo svegliarono per interrogarlo. L’espressione spaventata non si era cancellata dai suoi occhi anzi, era più forte di prima. Harry considerò uno spettacolo strano vedere Malfoy così malmesso: sporco e dai vestiti luridi come mai li aveva avuti, indietreggiava contro il tronco della quercia anche se non poteva muoversi, come per proteggersi da un mostro orribile. Harry provò un brivido di soddisfazione quando comparò la realtà attuale all’immagine del ragazzo a scuola, così vile e arrogante.
    “Che hai fatto al tuo aspetto?” domandò Malfoy scrutandolo spaventato.
    “Non sono affari tuoi” tagliò corto Harry.
    “Che volete da me?” chiese Malfoy, con una nota di terrore nella voce. “Per favore, non fatemi del male! I-Io n-non…”
    “Piantala Malfoy” sentenziò Hermione. “Siamo venuti qui per reperire delle informazioni”.
    “Voglio tornara a casa…per favore, per favore, non fatemi del male, farò quello che volete ma vi giuro…”
    “Perché hai assalito John?” lo interruppe secco Harry. Malfoy spostò le sue pupille dilatate su Harry, la bocca tremolante, squadrandolo terrorizzato.
    “Avanti, rispondi!” squittì Hermione, ferita.
    “Perché il Signore Oscuro mi ha detto di prendere la spada di Grifondoro” confessò esitante Malfoy.
    “La sai una cosa? Non ti credo neanche un po’. Dicci perché hai assalito John” insisté Harry, sorprendentemente calmo.
    Malfoy parve riflettere per un attimo, fissando i vari rametti e l’erba sotto di lui, dopodiché alzò a fatica lo sguardo su Harry e forzò un sorriso simile a quello a Hogwarts.
    “A te, Potter, non lo dico di sicuro…”
    Allora Harry puntò la propria bacchetta alla sua gola. A nulla servirono gli urli spaventati di Hermione.
    “Ti forzeremo a dirlo, se non lo farai di tua spontanea volontà! Torna a piagnucolare, avanti!
    Sai cosa credo? Voldemort non ti avrebbe mai scelto come Mangiamorte proprio perché alla prima richiesta saresti scappato come un vigliacco! Credo che tu sia fuggito perché non reggevi più la situazione a casa tua! Scommetto che c’è un via vai di Mangiamorte, non è vero? Gli faremmo solo un favore a riportarti a casa…suppongo che manchi a papino e a mammina…”
    “No! Non fatelo!”
    “E allora dicci la verità!” gridò veemente Harry.
    “E vabbene! Sono fuggito! Dovete lasciarmi andare! Adesso!”
    Harry e Hermione si scambiarono un’occhiata complice prima di girare i tacchi e rientrare.
    “Harry…Potrebbe esserci molto utile per quanto riguarda i Mangiamorte…se riuscissimo a evitarli con il suo aiuto…utilizzando capelli o qualcosa del genere, magari…” bisbigliò Hermione.

    Più tardi raccontarono l’interrogatorio ai loro amici, e insieme pianificarono la distruzione degli horcrux; ora che avevano la spada di Grifondoro sarebbe stato tutto più facile.
    Una mattina, mentre Harry tornava con Ginny dalla raccolta della legna, Malfoy richiamò la sua attenzione.
    “Devo dirti una cosa Potter” sibilò lui. “Credo di aver visto la fenice di quel pazzo di Silente stamattina all’alba”.
    “Tu cosa?”
    “Proprio così, Potter” confermò Malfoy. “Un uccello rosso fuoco. Doveva essere la fenice di Silente”.
    “Perché mi dici queste cose? chiese Harry bruscamente, credendo di essere preso in giro.
    Malfoy lo scrutò enigmatico. “Credevo ti tornasse utile, Potter”.
    Harry era sempre più convinto che Malfoy si stesse burlando di lui.
    Scoprì che non era vero quando anche Frank il giorno dopo gli disse di aver avvistato la stessa fenice.

    Harry allungò la mano lungo le coperte; erano soffici e calde, sembrava di riposare in un letto vero. Aprendo prima un occhio e poi l’altro, e si accorse che effettivamente era a casa sua, nella sua camera da letto.
    Lily e James erano al suo capezzale, con sguardi radiosi.
    “Mamma…papà…” mormorò Harry, sorpreso.
    “E’ tutto apposto tesoro” lo rassicurò Lily dolcemente, mentre carezzava qualcosa sulla spalla sinistra. Harry ci mise qualche secondo a capire che era effettivamente la fenice, quella che aveva salvato lui,  Ron e  Neville dalla Camera dei Segreti e che avevano visto Frank e Malfoy.
    “Ora sei pronto”.
    “Pronto per cosa?” domandò Harry, smarrito. La fenice scese sulle lenzuola, si avvicinò a lui e lo scrutò attentamente prima di salirgli sul dorso e arrivare a guardarlo a un palmo dal naso. Sbatté le ali e volò all’altezza della fronte di Harry; questo indietreggiò sorpreso e finì nuovamente sdraiato. Gli occhi dell’uccello si inumidirono, e lente lacrime inumidirono le sopracciglia di Harry. In quel momento il ragazzo si ricordò che erano curative, e si toccò la cicatrice; sanguinava come se fosse fresca.  Poi, un secondo dopo, il solco al centro della fronte sparì,  tornando liscio; la ferita se n’era andata.
    “Il momento delle risposte è vicino. D’ora in poi non verremmo più. È ora che tu costruisca il tuo percorso da solo”.
    “Le risposte? Sul serio? “
    Harry non sapeva cosa aspettarsi.
    “Ti vogliamo bene” fu tutto quello che disse Lily.
    “Staremo con te fino alla fine” aggiunse James, prima che lui, Lily, la fenice e tutto quello che c’era intorno svanisse.

    “Harry!” lo chiamò John, scuotendolo.  “Harry, sei sveglio?”
    Harry si riscosse di scatto e incontrò la forma sfocata di John, prima di mettersi gli occhiali. La camera di casa sua era svanita con i suoi genitori, e giaceva di nuovo sulla brandina nella tenda che puzzava di pipì di gatto, nella stanza dei ragazzi. Era ancora tutto buio, e l’unica cosa che riusciva a distinguere bene era la sagoma di John. Si sfiorò la fronte, ma la cicatrice c’era ancora.
    “Che ore sono?” chiese, confuso.
    “Non preoccupartene adesso, c’è una cosa che devi vedere” ribatté l’altro, sbrigativo.
    Attraversarono la zona centrale della tenda e uscirono l'esterno, colorato di un rosso d'alba, e si fermarono davanti all’albero di Malfoy.
    Dinanzi a loro, appollaiata su uno dei rami, li scrutava curiosa la fenice.

    Anonymous ha risposto 8 anni, 10 mesi fa 0 Mago · 0 Risposte
  • 0 Risposte

Ancora nessuna risposta. Inizi tu?

Log in to reply.

Ti sei perso?

Forse ti occorre una mappa!



Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
Accedi o registrati per visualizzare la Mappa del Malandrino.