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  • La Fine( storia conclusiva della saga Cicatrice)- parte 9

    Posted by Anonymous on Maggio 6, 2016 at 8:58 am

    Capitolo 10 – parte 1

    LA FINE

    “Come sarebbe a dire ‘è sparita’?” sussultò Harry, avvicinandosi a Neville e scoprendogli la fronte. La cicatrice c’era ancora, ma non era più intera, ne era rimasta metà. La superficie era quasi del tutto liscia al tatto, come se non ci fosse mai stato nessun segno.
    “Che cosa significa?” tremò Neville, guardando Harry con apprensione.
    “Non lo so” replicò Harry intensamente, “questo è soltanto uno degli ultimi interrogativi da risolvere”.
    Harry e Neville decisero di non rivelare l’accaduto scompigliando i ciuffi sulla fronte di quest’ultimo. Nessuno dei due conosceva qualche incantesimo d’illusione, o almeno Harry non ricordava di averli mai usati nella sua vita precedente.
    Harry ne approfittò per concordare con Neville cosa avrebbe dovuto raccontare a Lily e James sul loro viaggio e informò Neville dell’arrivo degli amici a Grimmaulde Place.
    Appena tornato in salone i suoi genitori erano ancora immersi nella profonda conversazione con Sirius, e rimase in un angolo ad ascoltare.
    “Sono contenta che i ragazzi stiano bene; per noi è un sollievo” commentò James rivolto al viso fra le fiamme.
    “Per questo è meglio per tutti che con noi venga solo Neville; faremo in modo che gli altri stiano al sicuro e che alla fine della battaglia possa ricongiungersi a loro”.
    “Secondo me sbagli, James; sono avventurosi, sei certo che non rischino il tutto e per tutto per riunirsi in battaglia con il loro amico? Lo sappiamo che sono abili nello sparire…”
    “Già, e personalmente ammiro la capacità, ma non possiamo permetterci errori di sorta; qualcuno deve pur prendere le redini dell’Ordine, e non voglio che muoiano….”
    “Non sei per nulla come un tempo, James; una volta saresti stato fiero se tuo figlio si fosse unito alla battaglia come un vero uomo…”
    “Ma ha solo tredici anni! Come possiamo permettere che muoia? E dopo tutto quello che gli è capitato, non voglio perderlo di nuovo! Né voglio che si ripeta l’accaduto di dodici anni fa” intervenne Lily, irritata.
    Sirius sbuffò, sconsolato.
    “Noi vogliamo solo proteggere i nostri figli, Sirius e lo sai. Si tratta anche di Frank! Di Louise! Vuoi sul serio che dieci bambini perdano la vita così giovani? Hanno così tanto da offrire, e non posso credere che tu tenga più al valore e alla gloria del loro futuro!” ragionò lei.
    Sirius attese per qualche attimo. I ciocchi di legno nel fuoco scricchiolarono.
    “Certo che non tengo più al valore di mio figlio, Lily, ma come ho esitato alla caduta di Voldemort, ora sono spaventato! Sapevate che in fondo i Weasley avevano ragione, quella volta. Abbiamo fatto un grandissimo errore, e ora stiamo per compierlo di nuovo! I nostri ragazzi sono stati i protagonisti della resurrezione di Voldemort, ora non possiamo negare loro lo scontro finale!”
    “Sei proprio testardo come un mulo, Felpato!” lo riprese James, e anche se suonava come un rimprovero, non poteva nascondere un fondo ironico.
    “E tu invece sei cambiato fin troppo! Non credevo che proprio tu fossi capace di dire queste cose!” lo additò di rimando Sirius.
    “Ad ogni modo, ora devo andare. Vi terrò informati se ci saranno novità”.
    “Grazie, Sirius” lo congedò Lily, prima che con un breve cenno del capo la testa del padrino sparisse dalle fiamme.
    “E’ tutto apposto?” intervenne Harry, esaminando i profili dei suoi genitori.
    Lily e James gli rivolsero due sorrisi forzati mentre si alzavano.  Nei loro occhi c’era una luce diversa dall’ostilità di poco prima, come se sapessero qualcosa di cui Harry era  all’oscuro.
    La madre avanzò amorevolmente verso di lui e lo abbracciò forte, lasciando il figlio di stucco.
    “E’ tutto apposto, Harry! Ora devi pensare a dormire! Tutti e due a letto adesso ! Dopo  tutti questi mesi! È bello averti di nuovo a casa!” disse lei piagnucolante.
    C’era qualcosa che non andava; Harry ebbe come la sensazione che Sirius avesse confidato loro qualcosa di inquietante. Quali piani avevano per loro? Si sarebbero riuniti con i loro amici o avrebbero partecipato alla battaglia finale come bramava tanto Sirius?
    Fu con questo miscuglio di dubbi che si diresse confuso alla stanza di Neville e gli riferì tutta la conversazione che i suoi genitori avevano sostenuto con Sirius.
    “Quindi vogliono mandare me da solo alla battaglia finale? E voi starete al sicuro a Grimmauld Place? Sotto tutela di chi?” deglutì Neville, spaventato.
    “Non ne ho idea” confessò Harry, “non so se hanno scoperto qualcosa della nostra missione. Poco fa mia madre si è comportata come se…sapesse qualcosa. Ma sinceramente…”
    “E come la mettiamo con il piano di Silente? Avremmo dovuto sconfiggerlo insieme…Non hanno notato la cicatrice che hai sulla fronte? Possibile che non gli abbiano dato nessun peso?”
    “Non lo so, non lo so!” s’innervosì Harry, spiazzato quanto Neville. “ Dobbiamo pensare. Forse sarebbe meglio se contattassimo Silente…lui saprà…” ma non ebbe il tempo di finire la frase perché Neville sussultò e indicò qualcosa davanti a lui.
    Harry seguì il suo indice e vide che appollaiata sul balcone della finestra era comparsa Fanny, la fenice di Silente.
    Dopo essersi scoccati un’occhiata fugace, Harry corse ad aprirle e l’uccello planò aggraziato sul letto.
    Aveva una lettera legata alla zampa. Stupendosi di quanto Silente fosse capace di leggere nel pensiero, s’affrettò a sciogliere il nastro rosso e a srotolare la missiva, accorgendosi con stupore che l’autore non era Silente, bensì Frank.
    Dopo aver srotolato la pergamena, mormorò in modo che Neville potesse sentire:

    Harry, Neville,
    sarò breve. Tramite Fanny, Silente ci ha messo al corrente della vostra condizione, anche se non nei dettagli(credo che sia voluto).
    Stiamo cercando di convincere papà e Remus a portarci a Hogwarts, come ci ha detto di fare Silente. Ci ha anche dato delle informazioni selezionate da riferire loro, e forse ce la stiamo facendo! Subito dopo, papà ha chiamato Lily e James per convincerli.
    Non so se ha avuto successo: l’abbiamo visto leggermente contrariato.
    Comunque non sanno più di quanto non debbano sapere: gli abbiamo fornito un’infarinatura della profezia  (di cui erano parzialmente al corrente) e del vostro doppio legame, lasciando fuori l’approfondimento sul doppio prescelto. Abbiamo anche cercato di dire loro che siamo essenziali per la battaglia perché sappiamo dove attaccare e dove entrare e quindi dovremmo esserci. Credo che questo basti.
    Qui si stanno decidendo le sorti della battaglia e quando attaccare, ma non si sa di preciso quando avverrà, se domani o fra tre giorni. Purtroppo Remus è più cocciuto di papà, non so se alla fine sarà così incline a lasciarci partecipare come dice.
    Ad ogni modo, teniamoci in contatto tramite Fanny; informateci su quello che sta succedendo!
    Frank (e tutti)

    “Fra tre giorni?” sussultò Neville con gli occhi sbarrati dalla sorpresa, “ più aspettiamo, più Tu-sai…Voldemort prenderà il controllo della Nazione!”
    “Lo so” convenne Harry arrotolando la lettera, “intanto Frank e gli altri stanno facendo il loro lavoro. Mi chiedo se dovremo informarli sulla tua cicatrice”.

    Più tardi, Lily chiamò entrambi in salone per una piccola riunione.
    Sia lei che James cercarono di nascondere loro il tormento  che li pervadeva, sebbene il figlio intravedesse un’ombra di ansia nei loro occhi ogni qual volta posizionavano lo sguardo su di lui, come fosse un estraneo.
    Semplicemente James affermò, asciutto:” Domani vi portiamo a Grimmauld Place”.
    “Che cosa?” balzarono all’unisono i ragazzi.
    “Proprio così” replicò James. “Dobbiamo riunirci con i membri dell’Ordine, e voi verrete con noi”.
    “Non possiamo rischiare di lasciarvi soli. Potreste architettare un piano su due piedi, siete molto bravi in questo” aggiunse Lily decisa.
    “Non ha tutti i torti!” rise James, conquistandosi un’occhiataccia da Lily. “E comunque, vogliamo rendervi parte attiva del piano: sia tu che Neville avete la cicatrice, e da Frank e gli altri abbiamo capito che in qualche modo siete inevitabilmente coinvolti. Tuttavia i vostri amici rimarranno a casa, non servono sacrifici inutili. Vi terremmo sotto stretto controllo così da poter sconfiggere Voldemort insieme”.
    Harry andò a letto senza sapere se essere contento oppure arrabbiato di questo piano.
    Si svegliò il giorno dopo parecchio strano. I suoi piedi erano freddi. Ci mise un po’ a capire che erano scoperti.  Aveva come la sensazione di dormire in un letto minuscolo, come una culla, e questo gli procurava un certo senso d’instabilità e scomodità.
    Dopo aver tastato il comodino ben bene e aver sfiorato la forma tonda delle lenti, afferrò con decisione gli occhiali e li inforcò. Le luci dell’alba filtravano dalle finestre e illuminavano fiocamente la stanza rettangolare, la scrivania, l’armadio, il tappetino al centro della camera e le lenzuola del letto, che a occhi aperti erano evidentemente di un’altra misura: l’alluce sporgeva a capo del letto come un misero cespuglio d’erba su un grande prato verde.
    Un’ agghiacciante consapevolezza gli attraversò fulmineamente la spina dorsale come una scarica elettrica.
    Così si alzò lentamente dal letto e avanzò verso lo specchio rettangolare vicino alla porta, quasi avesse paura di romperlo.  Quando si trovò davanti ad esso, ebbe come un dejà vu: ricordò che era già avvenuto prima, quella mattina di due anni prima, su di giri per la partenza a Hogwarts, aveva controllato se la sua fronte fosse marchiata con lo stesso identico approccio e le stesse emozioni.
    E ora invece non solo c’era la cicatrice. Lui stesso non era più quello di prima:  a prendere il posto del quindicenne c’era la sua ultima trasformazione….un ragazzo di diciassette anni.
    Non era molto più alto della sua versione precedente, ma nei suoi occhi brillava una luce ancora diversa, di un altro tormento: non quella velata dalle critiche e dal ripudio dei suoi compagni, ma una stanchezza, un coraggio e un orgoglio che l’Harry del presente stentava a ricordare, come un evento troppo lontano e offuscato.
    Questo gli fece rendere conto di essere pronto per l’ultima battaglia.
    Chissà che faccia farà mio padre quando scendero' così a fare colazione, pensò divertito, rimembrando l’espressione di James del pomeriggio prima, quando si era presentato con Neville  e Lily sulla soglia di casa.
    Aspettò che suo padre, sua madre e Neville si svegliassero prima di scendere nel salone e mostrarsi, un po’ intimorito, come se si fosse riunito a qualcosa che gli apparteneva.
    Passate un paio d’ore, e udito i rumori al piano inferiore, decise che era ora di confrontarsi.
    La prima reazione la ebbe da sua madre, che quasi perse l’equilibrio mentre saliva sulla rampa di scale. Non si aspettava certamente lui, non in quel modo.
    James era accorso in suo soccorso ed era sbiancato immediatamente.
    I due indietreggiarono in silenzio, quasi che a Harry si fosse sostituito un assassino, mentre Neville aveva emesso un urlo e per poco non si era nascosto sotto il tavolo.
    “Sono io, Harry!” rassicurò loro Harry, in imbarazzo.
    Spaziò con lo sguardo per il piano inferiore, ma il suo sguardo si soffermò soprattutto su sua madre, con gli occhi identici ai suoi. Lei e James erano arrivati fino a toccare il tavolo imbandito de salone, entrambi troppo presi a studiare la crescita repentina del figlio. Harry poté solo intuire le domande che attraversarono loro la mente.
    Passarono dei secondi che parvero delle ore, mentre percepiva l’ansia crescere dentro di lui con la netta sensazione di essere sotto esame; poi, vinto dai morsi della fame, decise di ignorare il silenzio dominante e andò a servirsi il porridge  senza troppi complimenti. Lily, James e Neville constatarono che era lo stesso Harry del giorno prima e tornarono alle loro faccende in silenzio, e Neville fissò il suo bicchiere di latte per non essere troppo invasivo.
    Consumarono il pasto senza dire una parola, poi James annunciò gravemente: “Andate a preparare le vostre cose: partiamo fra mezz’ora circa”.
    Prima di cominciare a sparecchiare rivolse un’ultima occhiata a Harry, che diceva: E ora cosa dirà l’Ordine?
    Harry non era un esperto, ma ebbe come la sensazione che se la trasformazione aveva turbato la sua famiglia e Neville, non poteva aspettarsi qualcosa di diverso dall’Ordine della Fenice.
    La situazione attuale non lo metteva in agitazione più del solito, tutto sommato: certo avvertiva imbarazzo e inquietudine, ma la sua ultima crescentina gli aveva dato un’insolita sicurezza, come se tutti i pezzetti del puzzle si stessero mettendo al loro posto.
    Dopo essere entrato in camera sua, con un sospiro cominciò a racimolare vestiti puliti dall’armadio (tanto non gli sarebbero serviti molti cambi, dato che avrebbe dovuto sostare a Grimmauld Place una notte soltanto), e proprio mentre svuotava lo zaino da viaggio qualcuno bussò alla porta.
    Un Neville pallido come un fantasma fece il suo ingresso velocemente nella stanza, chiudendo di scatto la porta dietro di sé e appiattendosi contro di essa.
    Era ancora intimorito, aveva gli occhi serrati che lo fissavano come se fosse davanti al cane a tre teste del primo anno.
    “Che c’è, Neville?” domandò Harry dopo qualche attimo, cominciando a sentirsi a disagio.
    “Devo domandarti una cosa” mormorò tremolante Neville, e si avvicinò lentamente a lui, staccandosi dalla porta.
    “Coraggio, spara” concesse Harry, mentre cominciava a riempire lo zaino col nuovo cambio.
    Neville esitò ancora per qualche tempo, senza staccare gli occhi spalancati da lui.  
    “Scusami” disse Neville, quasi avesse indovinato i sentimenti di Harry, “ma è strano vederti così”.
    “Non hai avuto la stessa reazione quando da tredicenne sono diventato quindicenne” considerò Harry piattamente, mentre  faceva spazio sulla scrivania e svuotava penne inchiostro e pergamene.
    “Lo so, ma quella era una situazione diversa. Per quanto mi avesse spiazzato, non ho avuto il tempo di metabolizzare: la morte di Richard, la venuta di Remus…la ricerca degli Horcrux!”
    “Non me lo ricordare” lo ammonì l’altro. Il ricordo di Richard gli faceva ancora male, e non poteva evitare di sentirsi in colpa per tutto quello che era successo; se solo si fosse reso conto da subito che Silente aveva con sé lo scrigno con tutti gli horcrux, forse…
    “Harry, pensi che la tua repentina crescita sia dovuta alla cancellazione per metà della cicatrice?” chiese tutto d’un fiato Neville.
    Harry si bloccò d’un tratto; non c’aveva pensato. C’era da rammentare che lui e Neville erano legati, motivo per cui all’inizio facevano gli stessi sogni premonitori e del fatto che ora erano due prescelti. Forse la mancanza di uno compensava l’altro?
    “E’…probabile” considerò a fatica, mentre richiudeva lentamente lo zaino e lo posava a terra, accanto al letto.
    Poi si rivolse a Neville, e avanzò verso di lui la distanza che bastava da sfiorargli i ciuffi sulla fronte. Appiattendoli verso l’alto rimase di sasso: la cicatrice era quasi scomparsa del tutto.
    “Neville…” provò a dire, ma rimase senza fiato. Che cosa stava accadendo a entrambi?
    “Neville, credo…che tu debba vedere con i tuoi occhi” e indietreggiò quel tanto che bastava da lasciarlo mostrare allo specchio.
    Neville si premette i capelli sulla testa, evidenziando la fronte che era liscia e perfetta, se non per quel piccolo solco che era senza dubbio l’inizio della saetta che lo aveva marchiato da sempre. I suoi occhi si ingrandirono terrorizzati sempre di più mentre si studiava intensamente.
    “Harry…” sussurrò debolmente, “allora avevo ragione; dev’essere così, per forza!”
    Il ragazzo non sapeva che fare, se non tacere e riflettere.
    “Non lo so” ammise infine Harry, “ma come è possibile? La prima volta che mi è successo non ti è svanita la cicatrice!”
    Per qualche secondo nessuno dei due parlò.
    “Non è che…Oh mi sento così stupido a dirlo! Potrebbe essere stata…la scomparsa di Richard a causarlo. Ci avevi pensato?”
    Un improvviso flusso di pensieri cominciò a scorrere nella mente di Harry come un fiume in piena, ma prima che avesse le possibilità di dare la voce ai suoi pensieri dei passi si fermarono dinanzi alla porta e qualcuno bussò, e sobbalzarono tutti e due.
    “Ehi, che state facendo lì dentro? Scendete forza! Dobbiamo andare, e anche di corsa!” li riprese Lily.
    Neville e Harry congedarono quella conversazione, eppure il cervello di Harry continuò  a lavorare frenetico: che Neville avesse avuto ragione?
    Ma mentre seguiva il compagno nell’ingresso con lo zaino in spalla si rese conto che ciò che sosteneva non era fattibile, perché qualcosa ancora non tornava. Aveva una strana sensazione, anche se ancora non era sicuro di sapere da cosa fosse dipesa.
    Lily e James li aspettavano con ansia; anche loro non avevano portato molto di più di una sacca.
    Dopo essersi dati la mano l’un l’altro, tutti e quattro apparvero davanti al Quartier Generale.

    Anonymous ha risposto 8 anni, 8 mesi fa 0 Mago · 0 Risposte
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