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  • L’Erede (2a storia della saga Cicatrice)- parte 1

    Posted by Anonymous on Aprile 5, 2016 at 11:59 am

    Capitolo 1

    INCONTRI AL GHIRIGORO

      Era una bella giornata quella in cui Harry e i suoi genitori decisero di andare a fare spese a Diagon Alley.
    Dopo essere usciti di casa, i tre si erano Smaterializzati proprio nel Paiolo Magico, per poi lasciare il pub ed entrare nella via magica di Diagon Alley.
    Fu strano, per Harry, andare a fare spese con loro: non tanto perché non c’era mai andato, ma perché sentiva come se fosse la prima volta.
    E questo, ovviamente, creava in lui una sensazione stranissima.
    “Harry, caro, guarda!” disse la madre, trascinandolo per un braccio di fronte alla vetrina di un negozio, e Harry si sentì aprire un mondo quando la vide: era lei, era proprio lì, di fronte a lui.
    La scopa Firebolt, la più veloce del mondo. Harry non ne aveva mai vista una, ed era esattamente quella che sua madre Lily gli stava indicando.
    “Vuoi partecipare alla squadra del Quidditch di grifondoro, quest’anno, Harry?” chiese il padre, rivolto al figlio anche se lui, come Harry, non riusciva a staccare gli occhi dalla scopa volante.
    Nell’ammirarla, Harry avrebbe detto anche di sì, subito, se solo avesse potuto cavalcarla…ma sapeva che i suoi genitori non gliel’avrebbero fatta mai avere, e lui non voleva certo fare un atto di egoismo nel richiederla.
    “Sì, perché no” rispose Harry semplicemente, “ in realtà non ci ho mai pensato!”
    Suo padre James gli diede una bella pacca sulla spalla, sorridendogli fiero.
    “Sarebbe ora, figliolo, di mostrare le tue capacità di Cercatore a chi di dovere! Anche se so che le hai già dimostrate a sufficienza!”
    Harry notò del divertimento nella sua voce.
    Anche sua madre Lily gli sorrise orgogliosa; Silente aveva scritto loro una lunghissima lettera in cui stendeva le lodi per il ragazzo per quanto riguardava l’avventura con la pietra filosofale. Ora tutti pensavano che fosse una specie di eroe.
    Ma Harry non voleva essere considerato così… cosa… cosa faceva pensare loro che lo fosse?
    “Comunque, caro, tra poco è il tuo compleanno!” disse Lily, risvegliandosi dalle sue fantasie,“devi dirci cosa desideri!”
    “Non desidero niente” fece Harry, ma era vero solo in parte: voleva ardentemente la Firebolt che aveva visto in vetrina ma, accantonato quello, nulla.
    “Sicuro?” chiese la madre con tono indagatorio, e il figlio ebbe il sospetto che avesse già indovinato i suoi desideri.
    “Certamente” rispose Harry, cercando di nascondersi un po’.
    “Andiamo” disse James, “ Sirius e Remus ci aspettano in Farmacia!”
    La famiglia allora camminò per il lungo viale, fino ad arrivare nella Farmacia dove Harry aveva assolutamente bisogno di una bilancia d’argento nuova.
    Lì incontrò, ovviamente, l’amico di famiglia Remus e il padrino Sirius, che non vedeva dalle vacanze pasquali.
    I due si abbracciarono stretti e poi Sirius gli sorrise fiero: anche lui aveva saputo della lettera di Silente.
    “Alla fine gli scacchi ti sono stati davvero utili!” esclamò, con il volto compiaciuto.
    “Assolutamente!” assentì Harry, donandogli un largo sorriso.
    Qualcuno gli mise  le mani sugli occhi, coprendogli la visuale.
    “Chi può essere?” chiese Harry, divertito. “Solo…Louise?”
    Sentì uno sbuffare, e poi un volto allegro dotato di boccoli biondi e grandi occhioni azzurri si presentò davanti a lui. “Devi smetterla di indovinare sempre, Harry!” sbottò, fingendosi offesa, la ragazza, scatenando in Harry la risata.
    “E tu devi smetterla di fare sempre gli stessi scherzi!”
    “Ehi Harry!” venne loro incontro Frank, che aveva fra le braccia una quantità di boccette e infusi vari, tanto da perdere pericolosamente l’equilibrio.
    “Aspetta, Frank, ti aiuto io!” lo soccorse il padre, prima che il figlio potesse inciampare a terra.
    “Salve, Louise!” salutò James rivolto alla ragazza, mentre  Lily si era fermata a parlare poco più indietro con Remus.
    “Ciao, James!” gli rispose Louise, un sorriso largo che mostrava i suoi bei denti bianchi. Non che ci volesse molto sforzo: Louise adorava semplicemente James.
    “E i tuoi genitori?” chiese il padre di Harry alla ragazzina.
    “Sono andati al Ghirigoro” spiegò lei, “ci aspettano lì!”
    “Perfetto” intervenne Harry, sereno, “ quella è la nostra prossima tappa!”
    Anche Louise sorrise a Harry, che in quel momento si girò verso Frank, che sembrava essersi perso nell’ammirare Louise, non curante di un padre che tentava di aiutarlo mettendo fra le sue braccia tutta le compere.
    Frank si riscosse e riprese vita, cercando, secondo gli occhi di Harry, di distrarsi da quell’improvviso incantamento. Era diventato un po’ rosso sulle guance, e per fortuna Louise non lo notò.
    Una volta che ebbe comprato tutto il necessario, la banda uscì dal negozio e puntò dritta al Ghirigoro, dove una donna dalla pelle bianca e gli occhi azzurri e un uomo dai lunghi capelli castano chiaro  e i brillanti occhi grigi li stavano aspettando: i genitori di Louise, Odette e Thomas Lupin.  Harry pensò che Louise assomigliasse molto a sua madre.
    “Remus! Sirius! James e Lily, laggiù! Salve a tutti, ragazzi!” salutò Thomas, alzando un braccio per farsi vedere da loro.
    “Salve, fratellino!” disse Remus, abbracciando Thomas e stringendo la mano alla cognata.
    “Allora, si va al Ghirgoro?”  Harry sentì chiedere il padre James a  sua madre Lily.
    “Sì, James” rispose lei, “Harry deve ancora prendere moltissimi libri, e se dobbiamo andare tutti a pranzo da Sirius, più tardi, ci conviene muoverci!”
    “Oh no!” bisbigliò Louise acida all’orecchio di Harry, distraendolo dalla conversazione dei suoi genitori. “Eccoli che arrivano, il duo dell’apocalisse!”
    Harry si voltò verso il punto che guardava l’amica, e vide Neville e Hermione correre verso di lui, seguiti da una donna piuttosto vecchia, che doveva essere la nonna di Neville.
    “Harry!” gli venne incontro Hermione, apparentemente senza notare il volto disgustato di Louise e di Frank.
    “Hermione!” salutò Harry, che era contento di vederla, “stai passando buone vacanze? Come stai?”
    Il testone di Hermione annuì mentre sul volto della ragazza si apriva un sorriso felice.
    “Oh sì, Harry! Devo andare in Francia, sai? Prima però Neville mi ha invitato a stare da lui qualche giorno!” aggiunse, mentre anche l’amico s’avvicinava.
    “Ciao Harry! Stai passando una bella estate?” chiese Neville, anche lui apparentemente ignorando gli sguardi invidiosi degli amici di Harry.
    “Assolutamente!” esclamò Harry. “Entrate anche voi al Ghirigoro?”
    “Sì” rispose Hermione, rivolgendo uno sguardo vorace alla libreria.
    “Allora perché non vi unite a noi per le spese? Saremmo felici di avervi con noi!”
    propose al volo Harry, senza notare i volti di Frank e Louise, le cui mascelle si stavano afflosciando sempre di più a terra.
    “Sì, saremmo felici se vi uniste a noi!” diedero manforte James e Lily, che avevano evidentemente assistito alla scena. “Dopotutto, siete gli eroi di Hogwarts!” sorrise loro Lily, senza risparmiarsi un’occhiataccia da parte di Frank e Louise.
    “E loro chi sono?” intervenne interessato Sirius, comparendo in quel momento e sorridendo ai nuovi arrivati.
    “Neville Paciock e Hermione Granger” presentò Harry.
    “Neville Paciock?” domandò Sirius, e i suoi occhi andarono automaticamente alla cicatrice che il ragazzo aveva sulla fronte.
    “Conoscevamo i tuoi genitori, sai? Erano delle brave persone, e molto coraggiose!” osservò Sirius, e gli tese la mano. “Io sono Sirius Black. Piacere di conoscerti!”
    Neville, un po’ imbarazzato, gli strinse la mano.
    “ Io sono Augusta Paciock, vi ricordate di me, spero!” si presentò la signora dall’aria anziana; Harry notò che nonostante l’età aveva conservato un’aura austera e elegante, con una  sua forza e fierezza, come un leone.
    “Impossibile dimenticarsi di lei!” salutò Sirius, regalandole un sorriso furbo. “Vi unite alle spese con noi? Dobbiamo comprare solo pochi libri,  e saremmo grati se il vostro piccolo gruppo si unisse al nostro… i ragazzi, poi, si conoscono, avranno molto di cui parlare…”
    e mentre lo diceva, fece l’occhiolino a Harry, a cui scappò un risolino.  Non c’era nulla da fare, il suo padrino rimaneva sempre lo stesso!
    “Papà!” si lasciò sfuggire il figlio, che sembrava perplesso quanto Louise.
    “Che hai figliolo?” chiese il padre, ma Frank non rispose.
    James gli lanciò un’occhiataccia per poi concentrarsi di nuovo su Hermione e su Neville, e Harry fu contento che suo padre li stesse difendendo; anche perché non avevano fatto nulla per essere contro Frank e Louise.
    “Sono d’accordo!” si associò quindi, allegro. “Sarete una bella compagnia, poco ma sicuro!”
    “Coraggio, andiamo allora!” esortò tutti il fratello di Remus, che sembrava ancora più contento dell’allargamento del gruppo. Tutti tranne Louise e Frank, a cui Remus rivolse uno sguardo severo. Non appena entrarono nel negozio, Neville prese per un braccio Harry.
    “Devo dirti una cosa, è urgente” gli disse.
    “D’accordo” assentì Harry, ma fu interrotto da Frank che lo afferrò per l’altro braccio.
    “Harry, vieni a vedere, è stupendo!” disse, anche se Harry aveva tutta l’impressione di volere interromperli.
    Guardò tristemente Neville, che aveva l’aria sofferente.
    “Io…parliamo dopo, va bene?” provò a dirgli, prima di essere portato via dai suoi amici.
    C’era un bagno di folla, quel giorno, nel negozio, soprattutto di pubblico femminile.
    Chissà quale interessante personaggio veniva a presentare un nuovo libro….?
    “Gilderoy Allock!” esclamò Louise, che Harry trovò accanto a Hermione.
    Entrambi guardavano delle pile di libri collocati all’estremità della sala, ma avevano due facce completamente diverse: Hermione sfogliava libri su libri, mettendoli in fila; Louise, invece, la guardava disgustata, e non solo perché si trovava da sola con lei.
    “Gilderoy Allock è un perdente” affermò, e Harry vide Hermione diventare tutta rossa e lanciarle un’occhiata ferita.
    “Non è vero!” ribatté questa con fervore, “ha scritto molte cose interessanti, invece! Ed è un uomo molto coraggioso!”
    “Coraggioso un accidenti!” si difese Louise, che aveva tutta l’aria di voler mettere le mani addosso a Hermione, “E’ un bugiardo e un fanatico!”
    “Non è vero!” esclamò Hermione, e i libri che aveva raccolto fra le sue braccia tremarono pericolosamente.
    “E’ così!” insisté Louise.
    “No!” continuò a dire Hermione.
    “Sì!” le urlò Louise.
    “No!” ripeté Hermione.
    “Le lasciamo bisticciare per conto loro, che dici?” suggerì Frank, a mezza bocca, scatenando in Harry una risatina, e andarono avanti nell’esplorazione del Ghirigoro.
    Harry si guardò intorno, chiedendosi dove fosse Neville, per poi notare che stava parlando con James e Lily,  ma non ebbe il coraggio di andare da loro e proporre a Neville di venire con lui al piano di sopra del negozio.
    La libreria lì era molto più vuota, e Harry e Frank ebbero modo di esplorarla interamente.
    Solo un gruppetto di tre persone dai capelli rossi stava ammirando un reparto opposto a loro.
    Tra quelle nuche, Harry riconobbe Ron, e cercò di trascinare Frank fino al punto in cui campeggiavano i Weasley, sperando che questo non s’accorgesse di niente.
    Quando Ron gli passò davanti, Harry ebbe il coraggio di salutarlo.
    “Ciao Ron!” fece lui. Ron si voltò: evidentemente si era accorto della sua presenza, ma come lui aveva trovato difficoltà a rivolgergli la parola, e sembrava sollevato che Harry avesse preso l’iniziativa.
    “Oh, ciao, Harry!” rispose questo, prima che il sorriso svanisse dal suo volto e incrociasse lo sguardo di Frank pieno d’odio.
    Harry vide i due fratelli raggiungerlo; erano un ragazzo un po’ più grande –con tutta probabilità uno dei gemelli- e una ragazzina di all’incirca undici anni dai grandi occhi scuri.
    Entrambi guardarono da Harry a Ron stupiti che i due parlassero amichevolmente, e poi Frank, che aveva la stessa espressione dei due.
    Harry rimase colpito quando incrociò lo sguardo della sorellina di Ron: come sembrava familiare!
    Inspiegabilmente, Harry sentì il cuore battergli forte nel petto mentre le gambe gli si facevano molli…ma doveva mantenere un contegno, doveva trovare il coraggio di parlare anche di fronte a lei.
    “Passata una bella estate?” tentò di aiutare Ron, che evidentemente si era accorto che Harry si era perso nei suoi pensieri.
    “Io… sì, certo!” rispose subito l’altro.
    “E grazie per avermi insegnato a giocare a scacchi, sai, mi ha aiutato molto!” aggiunse.
    Il fratello e la sorella di Ron e Frank si scambiarono un’occhiata stupita.
    “Tu gli hai insegnato a giocare a scacchi dei maghi?” chiese la ragazzina a Ron.
    “Cosa? Quando ti ha insegnato?” domandò invece Frank a Harry nello stesso istante.
    Harry e Ron si scambiarono un’occhiata complice,  e per un attimo il ragazzo sentì un’alchimia forte con Ron…quasi antica, consolidata negli anni.
    Ma non poteva essere,  si disse, perché Ron e Harry non si erano mai frequentati!
    “Lo vedo che ti sono stati utili!” commentò sereno il compagno, e gli occhi gli brillarono, come un insegnante fiero dell’alunno.
    Il fratello più grande di Ron lo tirò per una manica della maglietta.
    “Ron, dobbiamo andare, mamma ci aspetta di sotto!” fece, lanciando un’occhiata a Harry e Frank piuttosto irata. Harry capì che si trattava più d’una scusa per levarsi dall’imbarazzo.
    “Va bene” assentì Ron, e rivolse un ultimo cenno a Harry.
    “Ci si vede a scuola, eh?”
    “Sicuro” rispose allegramente Harry, prima di vedere le teste dei Weasley girarsi e scendere le scale. L’ultima a farlo fu Ginny, che continuava a fissare Harry insistentemente, probabilmente senza capire se considerarlo una minaccia o meno.
    Seguì il silenzio, interrotto da una pacca sulle spalle da parte di Frank.
    “Andiamo a vedere se Granger e Louise si sono prese a pugni?” propose, ritrovando il tono gioviale.
    “Sì, andiamo” disse Harry,  e insieme scesero al piano inferiore.
    Mentre camminavano fra le diverse streghe che affollavano il negozio, Harry si interrogò ancora sulla sorella di Ron: perché si era sentito così… così… felice nel vederla? Che sensazioni strambe gli aveva procurato quella ragazza! Non aveva mai provato nulla del genere….
    “Eccole lì!” esclamò Frank, correndo nella direzione di Louise e Hermione, che stavano ancora discutendo su chi fosse Gilderoy Allock. Per quanto ne sapeva Harry, Louise aveva ragione, ma non per questo bisognava litigare a quel modo!
    A calmare la situazione era intervenuto Neville, che però era stato visibilmente ignorato, dato che si trovava al fianco di Louise e assisteva alla loro litigata, rassegnato.
    “Ferme, ragazze, basta!” disse Harry, raggiungendo Frank. Louise e Hermione si fermarono, e il ragazzo notò che entrambe avevano i visi rossi.
    “Non vi capisco: cos’ha di speciale questo….?” Ma prima che potesse terminare la frase, una chioma bionda con un cappello da mago  color celeste si sedette alla scrivania del negozio, scatenando le risatine e le chiacchiere di molte delle streghe del pubblico.
    Tra di loro, Harry poté riconoscere la madre dei Weasley, poiché vedeva al suo fianco la sorellina di Ron che, al contrario di lei, aveva l’aria piuttosto annoiata.
    Fu sollevato dal notare che sua madre non era fra quelle streghe urlanti.
    Come si girò, invece, vide che Hermione non c’era più: si stava facendo largo fra la folla e stava portando per un braccio il povero Neville.
    Da una parte, era sollevato che Hermione non avesse scelto lui.
    Più avanti, cominciarono degli scatti di fotografie. 
    Dopo un momento d’ indecisione, decise di seguire Hermione e Neville, seguito da Frank e Louise, che non capivano cosa stava combinando.
    “Harry, che fai?” chiese Louise, mentre spostava le grasse signore che tra le braccia portavano i libri per Gilderoy Allock.
    “Voglio portare Neville via da lì!” esclamò Harry, con una strana sensazione.
    O meglio, più che sensazione era una certezza, come se la sua fosse stata un’esperienza…personale.
    “Ma non sono affari tuoi! Che ti importa se Paciock fa la foto con quell’idiota?” obiettò Louise, indovinando i suoi pensieri, mentre arrivavano quasi alle prime file, all’altezza di una Hermione adorante per l’idolo Allock.
    “Mi importa, va be….?”
    Troppo tardi: Neville era stato afferrato da Allock e insieme facevano un mucchio di foto, alcune con Allock che tirava su i ciuffi di Neville per mostrare meglio la cicatrice sulla fronte; cosa ancora peggiore, Hermione applaudiva entusiasta!
    A Harry diede molto fastidio tutto questo: avrebbe voluto fermare tutta questa sceneggiata inquietante, ma qualcosa lo trattenne.
    “Neville, tu vai alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, giusto?” chiese Allock, con un sorriso smagliante, che dava a Harry la sensazione di finto.
    Neville annuì, quasi spaventato dallo scrittore.
    “Non c’è bisogno di essere timidi, sai, Neville? Siamo famosi entrambi, tutti e due sul piedistallo!” continuò Allock, prima di ridere in modo teatrale, seguito da tutte le sue adepte adoranti. Poi strinse Neville ancora più forte a sé per fare un’altra foto.
    “Bene!” annunciò fra uno scatto e l’altro, “ sono felice di annunciare, dato che questa piccola sorpresa me ne ha dato l’occasione, che sarò l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure a Hogwarts quest’anno!”
    “Che cosa?” esclamarono indignati Harry, Frank e Louise, soffocati dagli applausi entusiasta del resto dei clienti, Hermione compresa.
    “Oh, non è possibile, la sfortuna ci perseguita!” protestò Louise, battendo un piede a terra.
    “Prima ci capita un insegnante impossessato da Tu-sai-chi, ora un incapace!”
    Harry annuì, completamente d’accordo con lei.
    Non poteva capitare di peggio: la materia sarebbe stata all’altezza delle loro aspettative se solo avesse avuto qualcuno di decente!
    Mentre i tre amici inveivano contro Allock, quest’ultimo guardò la sua vittima con un sorriso smagliante.
    “Per ringraziare Neville di avermi incitato involontariamente a fare questa dichiarazione” disse, con voce alta, tanto che Harry pensò avesse usato un incantesimo, “gli regalerò tutta la serie dei miei libri autografati!”
    Il librario del Ghirigoro ficcò in mano a Neville la pila di libri, e il poveretto fu costretto a sorridere per un’altra foto.
    Nel momento in cui Neville s’allontanava frettolosamente e raggiungeva Hermione
    –      “Oh, Neville, sono così fiera di te!” gli aveva detto una volta che il ragazzo le aveva ammollato tutti i libri e stava raggiungendo Harry poco lontano –
    Sirius e James s’avvicinarono a loro.
    “Ragazzi, c’è troppa folla adesso. Torniamo quando il Ghirigoro si sarà liberato!”
    Tutti e tre furono d’accordo e insieme, raggiunti con disappunto da Hermione e da Neville, s’avviarono verso l’uscita, quando qualcuno gli si parò loro davanti.
    “Chi si vede! L’ho sempre detto che prima o poi gli sfigati si sarebbero trovati!”
    commentò acidamente il viscido Draco Malfoy, lo studente che Harry odiava di più a Hogwarts: non solo perché la sua famiglia aveva diffuso la voce che i Potter, i Black e i Lupin fossero magonò e  si fossero comprati l’iscrizione del preside, per via di un disguido avvenuto tempo addietro, ma anche perché era una persona odiosa di per sé, e Harry non ne aveva mai incontrate di così sgradevoli in tutta la sua vita.
    “Dunque…” fece, sfiorandosi il mento, “direi che mancano solo i Weasley e siamo al completo…Weasley! Weasley! Qui ci sono le persone che fanno al caso vostro!” si mise a urlare Malfoy per la sala, facendo voltare molti volti.
    Harry non aspettò, e istintivamente era al collo di Malfoy, ma qualcuno lo trattenne per un braccio.
    “No!” gridò Hermione, livida in volto. “Che fai? Non vorrai finire nei guai…”
    La sua voce si spense come gli occhi di Malfoy si incrociarono coi suoi.
    Malfoy sembrò farle un mezzo sorriso, quasi di sfida, facendo diventare Hermione ancora più rossa, e scatenando in Harry una specie di belva, a lui ignota prima d’allora.
    Guardandosi intorno, vide invece che i visi di Louise e Frank – e anche, Harry non seppe perché, di Neville- lanciavano occhiatine strane a Hermione, che sembrava sempre più imbarazzata.
    Harry tornò al volto di Malfoy, e vide che anche lui non capiva la situazione.
    Prima che tutto degenerasse, una figura giunse alle spalle di Malfoy; presumibilmente il padre, giacché aveva il suo stesso viso e lo stesso sorriso furbo.
    “Draco, vuoi smetterla di importunare persone così perbene?” disse al figlio, che si fece subito da parte. “Dopotutto, noi non parliamo con i ladri, giusto Draco? Ma con con chi si è battuto valorosamente con l’Oscuro Signore,” e adesso si rivolse a Neville, sorridendogli in modo  malvagio, “dev’essere stato un grande onore incontrarlo di nuovo!”
    Neville deglutì, ma Harry lo vide sostenere il perfido sguardo di Lucius Malfoy.
    “Tu-sai-chi ha assassinato i miei genitori. Vorrei che fosse morto”.
    Gli occhi del padre di Malfoy brillarono, ma non disse nulla.
    “Andiamo, Draco. Non abbiamo tempo per i perdenti!” il suo tono era sempre freddo e gelido, ma Harry capì che era molto arrabbiato per quello che Neville gli aveva detto.
    Nel momento in cui Lucius Malfoy passò loro accanto, Draco lo seguì, lanciando loro un’occhiata di odio a tutti e una enigmatica a Hermione, che cercò di nascondersi dietro a Harry.
    “Ragazzi? Che fate ancora lì dentro?” chiamò Sirius, sventolando una mano
    e affacciandosi alla soglia del Ghirigoro con aria gioviale.
    Il piccolo gruppo fece come gli era stato detto senza farselo ripetere due volte, soprattutto Harry, che avrebbe evitato volentieri altri guai.
    “Odiosi” disse Louise, “semplicemente odiosi!”
    “Sono d’accordo” assentì Neville, “eccessivamente”.
    “Con te è stato anche molto maleducato!” esclamò Frank, veemente. “Farti tutte quelle domande su Voldemort” – Neville tremò leggermente nell’udire quel nome- “ è proprio segno di insensibilità!”
    Harry guardò il suo gruppo d’amici allegramente: provò a immaginarsi se fosse stato sempre così, anche a  Hogwarts. Ma sapeva che in qualche modo non era possibile, e Louise gliene diede la prova quando rivolse a Hermione un sorriso malizioso, perché quella non aveva detto una parola da quando avevano incontrato i Malfoy.
    “Beh, sono odiosi tranne che per qualcuno, ovviamente” bisbigliò, rivolta a Harry.
    Il ragazzo non capì. “Cosa vuoi dire?” gli chiese, aggrottando la fronte.
    “Voglio dire che a lei Malfoy piace” sussurrò l’amica.
    “Gli piace Malfoy?” esclamò l’altro, cercando di non farsi sentire da Hermione poco più avanti.
    Louise gli rivolse un’occhiata ovvia.
    “Oh, Harry, andiamo, l’hanno capito tutti! Possibile che tu sia l’unico che non ci sia arrivato?
    Persino Neville l’ha intuito! Hai visto come la guardavamo tutti, al Ghirigoro?”
    Harry si fermò a pensare, e poi, finalmente, capì: ora si spiegava il rossore di Hermione ogni volta che Malfoy passava per i corridoi della scuola….e anche quella volta che li aveva scoperti nel passaggio, non era la luce della bacchetta a rendere le sue guance così rosse.,..era….
    Un misto di emozioni si ripercossero in quel momento su di lui: si sentiva soddisfatto e arrabbiato allo stesso tempo, ma anche con una grande tristezza che pesava sul suo cuore come un macigno. Le stesse emozioni che aveva sentito per la sorella di Ron…
    “Una ragazza può prendersi una cotta anche a undici anni?” chiese, curioso.
    “Certo” fece Louise, “ e non è una cosa riservata esclusivamente alle ragazze, ma anche ai ragazzi!”
    “Ma…ma è troppo presto!” fece Harry, senza tenere troppo conto del volume della voce.
    “E poi…Malfoy! Non poteva scegliersi qualcuno di più…”
    “In gamba?” suggerì Louise, sghignazzando, “come te?”
    “No, solo…” rispose Harry, cercando di darsi un contegno, “che non me lo sarei mai aspettato,ecco.”
    “Ci sono cose che ci stupiscono sempre” commentò saggiamente Louise, “è così che va la vita.
    E comunque, se non l’hai notato, Malfoy non è l’unica persona che gli piace…”
    “E chi sarebbe?” chiese Harry, curioso, “Neville?”
    I due si guardarono e cominciarono a ridere, a ridere forte, e non smisero per un bel po’.


    Post Unito in automatico!

    Capitolo 2

    SORPRESE DI COMPLEANNO

    Harry nei giorni successivi non smise di pensare a quella ragazzina dai capelli rossi.
    A volte delle immagini gli tornavano alla memoria: riusciva a vederla ovunque, non solo per le strade, ma anche nella mente, come se fosse stata sempre a Hogwarts…la immaginava camminare nei corridoi, vedeva incrociare i loro sguardi, anche se ciò non era mai avvenuto, se non quell'unica, prima volta, in cui l'aveva incrociata al Ghirigoro con i fratelli….e il cuore prendeva a battergli ogni volta che ci pensava, e doveva diventare anche piuttosto rosso sulle guance, perché i suoi genitori, soprattutto sua madre, sembrarono notarlo (“Tutto bene, Harry?” gli chiedeva lei, quando la ragazza faceva capolino nella mente di Harry durante ore inopportune, come quelle dei pasti. “Certo” gli rispondeva imbarazzato lui).
    Inoltre, aveva il sospetto che questi fossero sogni premonitori, o per lo meno, li sentiva come tali. Doveva quindi avvertire Hermione? Le aveva promesso di contattarla, in questi casi.
    Ma questo era il caso?
    Harry comunque cercò di non curarsene più di tanto: il suo dodicesimo compleanno si stava avvicinando, ed era più felice che mai, perché sapeva che i suoi genitori gli avrebbero organizzato qualcosa.
    Non vedeva l'ora di vedere Sirius e Frank, e anche Louise, che sarebbe sicuramente passata a salutarli.
    Avrebbe voluto invitare anche Neville e Hermione, ma qualcosa l'aveva trattenuto: Hermione doveva comunque trovarsi in Francia in quel periodo e Neville….beh Neville non sapeva bene se dirglielo. Sapeva che era libero, ma si sentiva in imbarazzo…non perché invidiasse in qualche modo le sue capacità, ma quando loro due erano insieme accadevano cose strane, che Harry non riusciva a spiegarsi. Più strane dei suoi sogni, di tutto il resto: la fronte cominciava a bruciargli, così come a Neville.
    Un giorno era sul punto di parlarne con sua madre. L'aveva chiamata in cucina, certa che avrebbe compreso.
    “Dimmi tutto, tesoro!” disse lei, ma il ragazzo aveva scosso la testa, e non aveva saputo andare oltre: si era dimenticato ciò che doveva dire.
    Una notte, accadde qualcosa di veramente insolito: Harry stava sognando, come sempre.
    Ma stavolta non si trattava della sorellina di Ron, né di una coppa scintillante in mezzo a un labirinto, né di corridoi bui e scuri…vedeva solo il viso di Neville Paciock, sospeso in aria fra i tetti delle case, che dormiva placido come un bambino, apparentemente senza essere conscio di nulla. Volava, volava disteso come su una nuvola, e veloce come il vento.
    Si girava come se fosse fra le coperte, anche se Harry sapeva che non lo era, essendo sospeso in aria….e poi, un tonfo.
    Harry aprì gli occhi nell'oscurità. Inforcò gli occhiali automaticamente, anche se sapeva che era inutile; era talmente buio, e inoltre non riusciva a percepire nessun altro rumore.
    Troppo stanco, fece per coricarsi di nuovo, quando qualcuno gridò:
    “Chi c'è?”
    Harry si rizzò di nuovo a sedere e rinforcò gli occhiali.
    Vagò con lo sguardo per vedere chi fosse, anche se dentro di lui sapeva già la risposta.
    Il cuore batteva a mille: no, non poteva crederci.
    Non sapeva distinguere il sentimento fra paura ed eccitazione quando vide Neville seduto sul tappeto di camera sua che si guardava intorno, attonito, alla luce della luna.
    “Neville?” chiese, incuriosito, mentre si sedeva a bordo letto e si avvicinava con lo sguardo, per controllare che fosse lui.
    “Harry?” fece Neville, con la stessa espressione sul volto.
    Harry non poté fare a meno di ripensare all'anno prima, a Hogwarts, quando aveva trovato per la prima volta il mantello dell'Invisibilità ed era uscito dalla sala comune per provarlo in giro per i corridoi e Neville gli era caduto addosso: sui loro volti, ciascuno di loro aveva dipinta la stessa identica sorpresa.
    “Come…come hai fatto a venire qui?” chiese Harry, senza riuscire a nascondere il tono eccitato.
    Neville, illuminato dalla pallida luce della finestra, si guardò i palmi delle mani, poi tornò sul volto di Harry, la bocca spalancata dalla sorpresa.
    “I-io…Non lo so! Ero in camera mia e stavo dormendo….e devo…credo di averti pensato, sai…e mi sono ritrovato qui!” disse, con il tono che tremava.
    Harry fece fatica a registrare le sue parole. “Tu cosa?” chiese, sbalordito. “Mi hai pensato?”
    Neville annuì con vigore scuotendo il capo. “Sì…beh…in realtà ti ho visto nel mio sogno!”
    “Mi hai visto nel tuo sogno?” ripeté Harry, senza sapere come sentirsi.
    Perché si trovavano di nuovo in una situazione assurda, constatò tristemente.
    “E che cosa hai visto nel sogno, Neville?”
    “Beh,” tentennò l'altro, “ho visto….tu che dormivi e ti rigiravi nel letto…e poi…poi casa tua…eri sempre più vicino….devo averti visto dalla finestra….ma pensavo fosse solo un sogno!”
    Dalla sua voce Harry capì che Neville era spaventatissimo, e lo sarebbe stato anche lui al posto suo. Indugiò quindi nel dirgli ciò che aveva visto lui.
    “Beh, non so se può farti sentire meglio” riferì, “ma credo di averti visto anche io, Neville!”
    Come immaginava, il compagno non diede segno di essere sollevato; anzi, notò la sua fronte aggrottata.
    “Mi hai visto anche tu? Come?” chiese infatti Neville.
    “Beh…volavi” cercò di riassumere meglio che poteva Harry.
    “Volavo?” fece eco Neville, ancora più sorpreso.
    “Non eri sveglio” aggiunse Harry, cercando di spiegarsi meglio, “dormivi placidamente, come se fossi sdraiato nel letto di casa tua…anche io pensavo fosse solo un sogno!”
    “Beh, non era così!” osservò tristemente Neville, per poi tornare con lo sguardo su Harry.
    “Sai, penso di averti sognato perché ti ho pensato” aggiunse, come se si vergognasse nel dirlo.
    “Mi è successa una cosa strana durante la notte e mi sono addormentato pensando di avvertirti…”
    “Riguarda quello che dovevi dirmi al Ghirigoro?” disse subito Harry, ricordandosi improvvisamente.
    Non era sicuro, ma vide Neville più imbarazzato che mai. “No…anche se…”
    “Non importa” lo interruppe Harry, cercando di essere d'aiuto “dimmi solo quello che è successo stanotte…solo…facciamo un po' di luce, va bene? Qui è tutto buio!”
    Non potendo usare la magia, Harry prese un accendino e un fiammifero e accese la lampada accanto al comodino; ora, alla fievole luce, poteva avere la conferma dei suoi dubbi: l'amico sembrava più infreddolito e spaventato che mai.
    “Siediti sul letto” lo invitò con uno sbadiglio.
    Senza farselo ripetere due volte, Neville balzò sul letto e si sistemò a gambe incrociate sul lenzuolo piegato.
    “Bene….ti sembrerà assurdo…” tentennò.
    “Questa situazione lo è già” lo rassicurò Harry, e lo pensava davvero, “niente può essere peggio!”
    Neville allora chiuse gli occhi, e prese un bel respiro.
    “Beh ecco…il fatto è che mi sono ritrovato un elfo domestico in camera mia, stanotte!” confessò tutto d'un fiato.
    Harry sbarrò gli occhi: non poteva in effetti negare di essere sorpreso; era difficile infatti che gli elfi domestici si facessero vedere, se non per ricevere degli ordini.
    Lo sapeva perché Sirius ne aveva uno, ma si odiavano; lui invece non ne aveva, perché i suoi genitori non volevano sentirsi ricchi e preferivano l'autonomia.
    “L'elfo domestico…era tuo?” domandò, facendo poca affidabilità su Neville.
    “No” disse tristemente Neville, “conosco gli elfi domestici di mia nonna, e sono due femmine, e anche molto vecchie…questo era un elfo!”
    “Un elfo è entrato dentro casa tua” ripeté Harry, cercando di seguire di pari passo la storia di Neville.
    “Sì” annuì svelto l'altro, “e sai cosa mi ha detto?”
    Harry scosse la testa; non lo sapeva, ma avrebbe voluto tanto scoprirlo!
    Le labbra di Neville sembravano muoversi a rallentatore mentre diceva: “che non devo tornare a Hogwarts, quest'anno! Diceva che correvo dei grossi pericoli e che sarebbero accadute molte brutte cose…”
    Mentre Neville parlava, la mente di Harry si sbloccò nuovamente, com'era successo l'anno precedente in infermeria ai racconti di Silente e Hermione.
    Ora vedeva lui al posto di Neville parlare con quella creaturina, che riusciva a vedere: si trovava in una stanza del tutto diversa dalla sua, molto più squallida e piccola.
    E quell'elfo domestico, con i suoi grandi occhioni verdi e le orecchie da pipistrello, parlava tutto concitato e si puniva continuamente per ogni cosa che diceva, ma Harry non riusciva a capire cosa: era come assistere una scena senza il suono, come se qualcuno avesse gettato su di loro l'incantesimo del silenzio.
    “Harry?” lo chiamò Neville “Harry stai bene?”
    Harry scosse la testa e aprì e chiuse gli occhi velocemente: focalizzò di nuovo camera sua, e un Neville Paciock, che per qualche ragione assurda si trovava lì, che lo guardava con aria seria.
    “Sì…cosa ti ha detto Dobby?” disse, senza pensare.
    Vide il volto di Neville diventare ceruleo e che lo fissava, colpito e impaurito.
    “Come…come sai il suo nome?” balbetto infatti.
    “Cosa?” fece Harry, che non capiva tutta quella agitazione.
    Neville s'irrigidì. “Il nome dell'elfo…Dobby!” gli ricordò.
    Harry sbatté le palpebre, confuso: neanche lui sapeva perché, così come non sapeva rispondere a molte altre cose. Ecco un'altra domanda di cui avrebbe dovuto cercare la risposta.
    “Beh, ecco…” esitò, “penso….di aver tirato a indovinare, sai. Sembra un nome carino, per un elfo!”
    E allora Neville lo guardò, come non aveva mai fatto prima: Harry lesse determinazione nei suoi occhi, e intuì che fosse sul punto di dirgli qualcosa, ma un attimo dopo sembrò ripensarci.
    “Bene….sembra carino, qui, ma…come torno a casa?” disse, cambiando discorso.
    Harry lo fissò, cercando di trovare una soluzione.
    “Semplice. Non ci torni” rispose con semplicità.
    Neville lo guardò accigliato. “Non ci torno?”
    Harry s'alzò: doveva rimediare qualche coperta, oppure trovare un posto dove poterlo far dormire.
    “Stai qui per stanotte e…domani mattina troveremo un modo per mandarti a casa, va bene?” propose.
    “Va bene” disse Neville, mentre Harry spalancava la porta della stanza e attraversava il corridoio del piano di sopra cercando di non fare troppo rumore.
    Passò davanti alla stanza dei suoi genitori, proprio accanto alla sua, e sperò con tutto il cuore che non si fossero svegliati.
    Non poteva non ammettere che quella situazione lo scocciasse parecchio: non tanto perché era Neville ad essere arrivato, ma quanto il fatto che l'avesse fatto durante la notte, e questo lo turbava.
    E poi, come aveva lui fatto a conoscere il nome di Dobby? Era dovuto alle visioni che aveva avuto mentre parlava? Quante altre cose avrebbe potuto sapere, se solo avesse scavato nella sua conoscenza un po' di più?
    E poi ripensò inevitabilmente al foglietto che Silente gli aveva lasciato l'anno prima:
    ti aiuterò, Harry.
    Cosa stava a significare? Cosa sapeva Silente che a Harry era ancora oscuro?
    Avrebbe dovuto avvertire Hermione, chiedere la sua consulenza prima di fare qualsiasi mossa avventata?
    Harry cercò di allontanare quei pensieri mentre scendeva nel salotto e andava a cercare un posto dove Neville avrebbe potuto nascondersi; non voleva che venisse trovato, almeno, non subito!
    Vi erano due camere per gli ospiti, e fra le due preferì quella vicino alla cantina, perché nessuno ci andava mai: non che fosse sporca o poco ordinata, ma lì Neville avrebbe potuto passare la notte tranquillo senza troppi disturbi.
    Tastò il letto e lo soppesò sedendosi sopra. Era così morbido…
    Harry si sdraiò e si mise a pensare….ma le stranezze dovevano avvenire per forza il giorno del suo compleanno?!
    Prima che se ne rendesse conto completamente, era già nel mondo dei sogni.

    La luce era già alta quando Harry si svegliò e sentì un urlo dal piano di sopra.
    Subito pensò a Neville, e come un fulmine si precipitò per il corridoio dove vi era il bagno e l'altra stanza degli ospiti, attraversò il largo salone e salì le scale in legno che portavano al piano superiore.
    Davanti a lui c'era sua madre. Harry non poteva vederla perché lei gli dava la schiena, ma era sicuro che le sue mani le serrassero la bocca dall'orrore e dallo spavento.
    “Che ci fai tu qui?” chiese, quasi urlando.
    “Io..Io…” disse Neville, che era rimasto paralizzato dalla paura sul letto di Harry.
    Poi incrociò gli occhi di Harry, assonnati e stanchi e pieni di senso di colpa.
    Perché si era allontanato dalla sua stanza? E soprattutto, perché si era addormentato, lasciando Neville da solo?
    Era la cosa peggiore che gli fosse potuta accadere proprio il giorno del suo compleanno!
    Lily sembrò notare che Neville non guardava lei ma oltre, e si girò verso suo figlio, non altrettanto sorpresa di trovarlo lì.
    “Harry…che sta succedendo?” chiese, calmandosi.
    “Io, beh, ecco….” Fece Harry, preso alla sprovvista.
    “Sono stato io” inventò Neville, parlando in fretta, “volevo assolutamente fare una sorpresa a Harry e senza dire nulla a mia nonna ho usato una passaporta nascosta nel suo giardino!”
    Lily allargò gli occhi verdi, così simili a quelli di Harry e allo stesso tempo così pieni di preoccupazione.
    “Beh, immagino che dovremo avvertire Augusta….” Cominciò a dire, ma fu interrotta da Harry e Neville.
    “NO!” gridarono entrambi nello stesso momento; si erano guardati, e con una sola occhiata Harry aveva capito che non c'era nessuna passaporta nel giardino di casa di Neville.
    “Noi…ci penserà Neville a scrivere a sua nonna….del resto è stata una sua idea, vero, Neville?”
    disse Harry, cercando sostegno dal compagno, che annuì con fervore.
    “Assolutamente.”
    Lily, anche se in un primo momento non sembrava convinta, probabilmente decise che era meglio rilassarsi e si sciolse in un sorriso.
    “Oh, beh, è stato molto carino da parte tua venire qui per il compleanno di Harry!” commentò, quasi commossa. “La colazione è quasi pronta! Tuo padre è già di sotto a preparare tutto!”
    Harry lesse sul volto dell'amico una smorfia strana, ma fu solo quando sua madre se ne andò che Neville si rivolse a lui e gli chiese, con tono mortificato:
    “Oggi è il tuo compleanno?”
    Lo stomaco di Harry si strinse; era triste vedere il compagno in quelle condizioni, ma d'altro canto non era neanche colpa sua per quello che era avvenuto quella notte.
    “Io, beh….” indugiò, imbarazzato; poi pensò che tanto l'avrebbe scoperto comunque.
    “Sì, Neville, oggi è il mio dodicesimo compleanno.”
    Ci mancava soltanto che Neville fosse scoppiato in lacrime: il viso del ragazzo si susseguì in una serie di smorfie, l'una dietro l'altra, raffiguranti il senso di colpa.
    “Oh, Harry mi dispiace moltissimo! Ho rovinato tutto! Tu volevi passare il compleanno con i tuoi amici…” cominciò a lagnarsi.
    “Tu sei mio amico” precisò Harry, “e poi, a parte Louise e Frank e gli amici di famiglia, non c'è nessun altro pronto a festeggiarmi…un invitato in più non fa mai male…. Sarebbe ancora più bello se Hermione fosse qui a festeggiare con noi! Ora scendiamo a colazione!”
    “Peccato che i tuoi amici mi odino” Harry riuscì a sentire Neville sussurrare queste parole, ma nonostante questo, l'amico sembrò più rincuorato e scese più volentieri al piano inferiore per mangiare qualcosa.
    Come Harry fu a metà scala, vide il salotto imbandito di tutto punto: una tovaglia dall'aria molto leggera e di un colore rosa pallido copriva il tavolo, e sembrava esserci proprio tutto quello che serve per una ricca colazione.
    E, cosa ancora più bella, James Potter, suo padre, lo attendeva alla fine delle scale, un sorriso sereno stampato sulla faccia, le braccia allargate.
    Harry gli sorrise e scese in fretta i gradini che lo dividevano da lui e lo abbracciò stretto, mentre quello rideva e diceva: “Buon compleanno, figliolo!”
    Harry si staccò dal padre e sentì che Neville lo raggiungeva.
    James lo guardò, ma non sembrava sorpreso di vederlo: Lily doveva averlo informato del suo arrivo.
    Harry non si sarebbe stupito se il povero Neville si fosse sentito triste in quel momento, e fu il suo turno nel sentirsi in colpa: l'amico non aveva genitori.
    “Harry” fece Neville con tono impressionato, e quando Harry si voltò a guardarlo vide gli occhi sbarrati dalla sorpresa, “quello è un manico di scopa?”
    Harry si voltò incuriosito verso il padre, e vide che quello che aveva in mano era proprio un pacco a forma di manico di scopa.
    Subito il cuore prese a battere dall'emozione e cercò automaticamente lo sguardo del padre che ricambiò, sicuro.
    “Puoi aprirlo” fece, e Harry, guardando Neville, prese il pacco dalle mani di James e, steso a terra, lo scartò.
    Il suo cuore perse un battito. Era proprio lei! Il manico era di un castagno scuro, e su di esso vi era la scritta dorata Firebolt.
    Sorrise per l'eccitazione e guardò i suoi genitori: non poteva credere che l'avessero fatto!
    “Voi…voi…” provò a dire, ma si rese conto che non c'erano parole per ringraziarli.
    James gli regalò un grande sorriso. “Pensavamo…che ti saresti potuto allenare per il Quidditch, quest'anno…”
    Harry abbracciò suo padre, poi sua madre, il volto pieno di riconoscenza.
    “Posso farci un giro?” chiese, eccitato e, trascinato Neville nel giardino, montò sulla scopa e si levò in aria, dimentico del tutto della colazione.
    Volare era la cosa più bella del mondo: sentiva il vento scorrergli fra i capelli, sotto i piedi…lo eccitava andare su e giù, vedere Godric's Hollow dall'alto….
    Fece il giro del paese, immergendosi fra le nuvole fredde, per poi riscendere giù, puntando verso il giardino di casa, dove lo stava attendendo Neville e dove, poco lontano, si stavano avvicinando un piccolo gruppo di persone che Harry conosceva molto bene.
    Una volta sceso, incitato dagli applausi di Neville, Harry riuscì a vedere meglio chi erano: i fratelli Remus e Thomas e sua moglie Odette e la figlia Louise, che parlavano fitti con Sirius, che con sé aveva, ovviamente, Frank.
    Harry corse loro incontro, mentre Neville sembrava essere svanito.
    Quando Frank s'avvicinò, sul viso aveva un'espressione di puro stupore e gioia.
    “Harry! O Harry!” gridò Louise, abbracciandolo stretto. “Buon compleanno!”
    Harry la strinse forte, un po' imbarazzato – ma del resto, gli abbracci di Louise lo erano sempre perché imprevisti.
    Il resto degli ospiti si avvicinò. Thomas gli strinse la mano e gli fece tanti auguri; Harry non aveva molta confidenza con lui, ma fu grato della sua presenza; di solito, Louise stava sempre con Remus, ed era più raro che Harry vedesse i suoi genitori.
    “Tanti auguri, Harry!” gli augurò Odette, stampandogli due baci sulla guancia, che Harry sentì subito calde.
    “Harry!” disse Remus, mettendogli una mano sulla spalla, “stiamo cominciando a diventare grandi, eh?”
    Harry gli sorrise, felice, ma non ebbe il tempo di rispondere che Sirius spintonò amichevolmente Remus, che s'allontanò con un verso.
    “Non invecchiare troppo, va bene, Harry?” disse Sirius, e quando le sue braccia furono attorno a lui, il ragazzo non poté fare a meno di provare un'enorme nostalgia, anche se non ben motivata.
    Quando si sciolsero dall'abbraccio, Harry si rivolse a Frank, che teneva in mano un vassoio impacchettato.
    “Tanti auguri, Harry!” fece Frank, sorridendogli. Ancora una volta, Harry non poté fare a meno di notare quanta somiglianza ci fosse fra lui e suo padre: gli occhi erano gli stessi, così come i capelli.
    “Cos'hai in mano?” chiese, curioso, prestando attenzione a quello che portava.
    Per tutta risposta, Frank strinse le spalle.
    “E' una cosa mooolto speciale!” rispose Sirius per lui, facendo l'occhiolino a Harry e poi prese il vassoio da Frank e si incamminò verso l'entrata di casa con un enorme sorriso. “Lily, cara!” salutò soave.
    Lily spalancò la bocca, sorpresa quanto Harry di vedere quello che avevano in mano.
    “Sirius, quella è…”
    “Lo è” tagliò corto l'amico, allegro, e seguito dai due coniugi e Remus entrò in casa, lasciando Harry e i suoi amici da soli. Era stato troppo occupato a salutare gli ospiti per accorgersi di quello che stava succedendo: Neville, che evidentemente era rientrato in casa non appena aveva visto arrivare gli ospiti, non era passato inosservato agli occhi di Louise, che lo guardava torva come rientrava in giardino.
    Poi si rivolse a Harry, e così fece Frank, entrambi sbigottiti.
    “Cosa ci fa lui qui?” chiese lei, stizzita.
    Harry e Neville si guardarono: l'amico stava diventando tutto rosso, il volto contorto in un'espressione mortificata.
    Era più che evidente che si sentisse in colpa e secondo Harry doveva piantarla. Ora toccava a lui mettere a posto le cose.
    “E' qui per il mio compleanno” disse, cercando di sembrare il più convinto possibile “è invitato anche lui”.
    Questa informazione scaturì la reazione che aspettava, ma si rese conto che era molto meglio che raccontare loro tutto, rischiando anche che non gli credessero.
    “Come sarebbe a dire?” esplose Louise, e i suoi boccoli perfetti con lei. “Che vuoi dire, è invitato anche lui?”
    “Quello che ho detto” disse Harry, perplesso. Evitò di incrociare il suo sguardo, ma con la coda dell'occhio Harry vide che Neville aveva sorriso leggermente.
    “Oh, beh, tanto vale che inviti anche la Granger o l'intera famiglia Weasley al completo, allora!” sbottò ancora l'amica, sarcastica.
    Harry la guardò con tono di sfida, anche se non capiva tutto quell'odio di Louise nei loro confronti: erano persone diverse che avevano fatto scelte diverse.
    Anche se, al nominare la famiglia Weasley, Harry sentì di nuovo una sorta d'improvvisa nostalgia…
    “Beh, sai” fece Harry, rispondendo a tono a Louise, “in effetti stavo tenendo conto seriamente di questa possibilità per l'anno prossimo!”
    Frank scoppiò in una risata, così fece Neville. Louise invece era su tutte le furie: se c'era qualcosa che poteva farla arrabbiare davvero, era questa.
    Si stava per rintanare in casa, offesa, quando Frank la fermò per un braccio.
    “Louise,” cercò di parlare chiaramente, guardandola fisso negli occhi, in modo che capisse, “a me non dispiace se Harry, oltre a noi, ha anche altri amici. Insomma, è un essere umano, ha tutto il diritto di fare conoscenze!”
    “Ma non…” obiettò Louise, stizzita.
    “Andiamo, cos'hai poi contro Neville? Il fatto che sia amico della Granger? Sì, è vero, anche a me lei non piace….ma su via, Neville è il Bambino-che-è-sopravvissuto! Ha sconfitto Voldemort l'anno scorso!” cercò di convincerla Frank, con un sorriso.
    “E poi è il compleanno di Harry, può invitare chi vuole!” aggiunse, e si rivolse a Harry.
    Ora il ragazzo ricordava perché voleva bene a Frank: aveva un gran cuore e un gran rispetto per il prossimo, anche se poteva non condividere delle scelte.
    Era un signore. E Harry lo stimava per questo.
    Louise strattonò il braccio e si liberò dalla presa dell'amico, continuando a guardarlo con disapprovazione, ma non disse nulla.
    “Quella è una Firebolt, Harry?” disse Frank, cambiando discorso , e rivolgendo la sua attenzione all'infuori di Louise.

    Il resto del pomeriggio sembrò volare via veloce; nonostante Louise avesse tenuto il broncio per quasi tutta la giornata, Neville, Frank e Harry la ignorarono, e passarono tutto il pomeriggio dimenticando le divergenze che c'erano fra di loro.
    Sembrava che fossero amici da sempre, e tutti esultarono quando Sirius e Frank fecero spacchettare il loro regalo a Harry- quello che il ragazzo aveva scambiato per un dolce- per rivelarsi invece un set da Quidditch completo esclusivo per la Firebolt, lasciando Harry più felice che mai; la famiglia Lupin invece gli aveva regalato uno stupendo libro ricamato in oro,
    intitolato Tutto ciò che i giovani maghi devo sono sapere, di Batalda Balarda.
    Harry sapeva che probabilmente l'idea di un'enciclopedia del genere era sicuramente di Louise.
    La notizia ancora più bella era che Frank e Sirius si sarebbero fermati per qualche giorno, e probabilmente l'avrebbe fatto anche Neville, che aveva finalmente chiesto il permesso di rimanere a casa dei Potter per il resto dell'estate.
    I tre avevano scoperto di stare molto bene insieme, ma Harry non sapeva se avrebbero continuato a frequentarsi anche all'interno delle mura di Hogwarts, e questo gli dispiaceva molto.
    I giorni continuarono felici e sereni, i più belli che Harry avesse mai vissuto; giocava sempre a Quidditch con il padre e con Neville, che segnava i punti, non essendo molto pratico dello sport.
    Fino a che non arrivò il giorno in cui Hogwarts fu pronta per accogliere di nuovo i suoi studenti, e Harry e Neville si prepararono per andare alla stazione di King's Cross il primo settembre.

    Anonymous ha risposto 9 anni fa 0 Mago · 0 Risposte
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