-
L’Erede (2a storia della saga Cicatrice)- parte 2
Capitolo 3
RITORNO A HOGWARTS
L' Espresso per Hogwarts attraversò presto le campagne inglesi, mentre nel suo scompartimento Frank, Richard e John stavano giocando a Spara schiocco, Louise era immersa nella lettura profonda di un libro e lui, Harry, non riusciva a staccare gli occhi dal finestrino: la sua mente lavorava freneticamente, ripensando agli avvenimenti di quell'estate.
Era tutto iniziato quando aveva cominciato il suo primo anno ad Hogwarts; vedeva delle immagini nei propri sogni – l'ultima volta aveva visto un lungo corridoio con una porta chiusa che non riusciva a raggiungere- di cui Hermione voleva essere costantemente informata, ma Harry non le aveva inviato nessun gufo.
Poi, Neville era atterrato nella sua stanza di notte, proprio il giorno del suo compleanno, e si erano sognati a vicenda mentre lui si avvicinava a casa sua….si chiedeva ancora come poteva essere successo.
E, come se non bastasse, sapeva il nome di un elfo domestico che aveva parlato con Neville, ma non con lui.. .Aveva semplicemente visto delle immagini mentre l'amico gli raccontava il fatto, ed era venuto fuori che sapeva il suo nome… Dobby, così si chiamava quell'elfo, era piombato in camera di Neville e lo aveva avvertito di non tornare a Hogwarts…ma perché l'aveva fatto? Harry non era sicuro, ma aveva come il sospetto che ci fosse qualcosa di più sotto. Fiutava il pericolo, anche se non sapeva ancora il perché…in ogni caso, sicuramente Neville, qualche scompartimento più avanti, stava raccontando a Hermione tutto l'accaduto.
Oltretutto, era da tempo che Harry si era reso conto dello strano collegamento che c'era fra lui e Neville, e si chiedeva, ancora una volta, come fosse possibile…infondo, loro due non avevano niente in comune!
“Tutto bene, Harry?” chiese Louise, preoccupata, lanciandogli occhiatine da sopra il suo libro.
“Sì, sto bene” rispose Harry, risvegliandosi dai suoi turbamenti, “sono solo…”
Non ebbe il tempo di finire la frase che la porta dello scompartimento s'aprì e si affacciò una ragazza dai capelli bruni e cespugliosi della loro età , che si beccò un mucchio di occhiatine malevole da parte dell'intero gruppo, tranne che di Harry: Hermione, che era seguita da un ragazza dai capelli scompigliati e biondo scuro e l'aria assente, che il ragazzo intuì essere una nuova studentessa.
Hermione arrossì nel momento in cui si rese conto di non essere ben voluta, ma cercò di evitare i loro sguardi e di puntare dritto su Harry.
“Finalmente ti ho trovato!” esclamò, il volto contorto in un' espressione di paura, il fiato corto,
“mi sono affacciata almeno alla metà degli scompartimento di questo treno per trovarti!”
“E chi se ne importa!” sbottò Louise in un bisbiglio, tornando al suo libro.
“Harry,” fece Hermione, guardandolo dritto negli occhi, “sai dov'è Neville?”
Harry sentì un colpo nello stomaco, mentre i suoi amici ora guardavano tutti lui, come se anche loro aspettassero una risposta, ma la realtà era che non l'aveva: era sorpreso quanto Hermione.
“No” disse, sgranando gli occhi, “pensavo fosse con te!”
Hermione scosse la testa. “No,” rispose “per questo pensavo fosse con te.”
“Vuoi che ti aiuti a cercarlo?” si propose automaticamente Harry, aggiudicandosi uno sguardo di disapprovazione dai suoi amici, soprattutto da parte di Louise.
“Secondo me è salito su una macchina volante con Ron Weasley” s'intromise la ragazzina dall'aria assente, “so che suo padre ne ha una, ed era proprio con il ragazzo Weasley che si sono fermati prima di attraversare il passaggio.”
“Non credo proprio” disse Hermione, lanciando un'occhiataccia alla sua nuova amica.
Poi si rivolse di nuovo a Harry. “Che fai, allora, vieni?”
“Sì,” rispose il ragazzo, che non vedeva l'ora di abbandonare quell'imbarazzante situazione, e seguì Hermione fuori dallo scompartimento.
La tesi di quella ragazzina era surreale alle orecchie di Harry, ma su una cosa aveva sicuramente ragione: Ron e Neville si erano fermati a parlare, e Harry aveva attraversato il passaggio alla stazione con i suoi genitori; da lì, non l'aveva più visto, così non mancò dal dirlo a Hermione che, anche se era d'accordo con lui riguardo al fatto che Neville non aveva preso una macchina volante per arrivare fino a Hogwarts, e che sarebbe stato assurdo se l'avessero fatto, pensò come lui che Neville e Ron dovessero trovarsi più avanti nel treno.
Mentre camminavano per il corridoio, una delle porte dello scompartimento s'aprì e s'affacciò una ragazzina dai capelli rossi e il volto pieno di lentiggini.
Lo stomaco di Harry cominciò a contorcersi, il cuore a battergli sempre più forte, la testa gli girava; si sentiva improvvisamente immobile e incapace di reagire. Avrebbe voluto fare delle cose per attirare la sua attenzione, ma il meglio che riuscì a fare fu rimanere lì, sentendosi un idiota; tuttavia la ragazzina non sembrò neanche averlo notato.
“Luna!” disse, rivolgendosi alla loro compagna un po' svitata, “mi domandavo che fine avessi fatto! Eri sparita!”
La ragazza di nome Luna le regalò un sorrisetto, che secondo Harry gli dava un aspetto ancora più assente.
“Ero alla ricerca di tuo fratello, Ginny,” spiegò, soave, “a quanto pare, è salito con Neville Paciock sulla vostra automobile volante perché non sono riusciti a passare tra i binari nove e dieci di King's Cross…ho provato a dirlo a loro due, ma non mi ascoltano!”
Ginny Weasley tirò un sospiro e roteò gli occhi scuri; era evidente che neanche lei credeva a quella storia, ma non disse nulla per contraddirla.
“Vieni, Luna,” disse con tono paziente, avvicinando la ragazza con un braccio. “Vedrai che sono qualche scompartimento più in là , non è successo nulla di grave…”
“Veramente, lo stavamo cercando” disse Harry, pentendosene amaramente, perché questo attirò l'attenzione di Ginny su di lui, e si sentì subito le guance caldissime.
“Insieme a Neville, naturalmente. Hermione non riesce a trovarlo!” disse subito.
Ginny lo squadrò e non gli rispose, preferendo rivolgersi a Hermione.
“Se trovate Ron, ditegli che è un cretino. Mi aveva promesso che mi avrebbe portato un pacchetto di Api Frizzole sul treno!”
“D'accordo” assentì Hermione, con un sorriso che le sorse spontaneo sul volto.
Luna fece per seguire Ginny, ma prima di farlo si voltò e guardò Harry molto intensamente, un piccolo sorriso che le increspava le labbra, gli occhi sognanti.
“E' stato bello conoscerti, Harry Potter” salutò, ed entrò nello scompartimento.
La sua amica, evitando lo sguardo di Harry che la puntava da quando l'aveva vista, chiuse la porta e tornò dai suoi amici, con grande delusione del ragazzo.
Sarebbe rimasto incantato per un altro po' di tempo se Hermione non gli avesse strattonato il braccio riportandolo alla realtà .
“Harry! Dobbiamo trovare Neville!” lo riprese lei, severa.
“Hai ragione” fece Harry, “andiamo!”
Proseguirono lungo il corridoio, ma non v'era alcuna traccia di lui da nessuna parte.
All'improvviso, qualcuno aprì uno scompartimento accanto a loro e fecero capolino una testa bionda quasi bianca e due energumeni che gli coprivano le spalle: Draco Malfoy, Tiger e Goyle, naturalmente, e notò che Hermione era diventata inevitabilmente color porpora.
Harry strinse gli occhi: ci volevano solo loro, in quel momento!
“Che ci fanno Potty Potty e la Sfigata Mezzozannuta qui nella zona dei serpeverde, eh? Vi ho visti, e non ho potuto fare a meno di venire qui fuori a curiosare!”
Harry avrebbe voluto saltargli addosso, ma vedendo la reazione di Hermione quella volta al Ghirigoro, si trattenne, e si limitò a proteggerla parandosi davanti a lei, e strinse la bacchetta che aveva in tasca, pronto a tirarla fuori.
“Fai spazio, Malfoy!” intimò Harry, guardando intensamente il ragazzo davanti a lui.
Tuttavia Malfoy non sembrò per nulla intimidito dalle sue parole, e si limitò a un ghigno maligno, mentre i suoi due enormi amici stringevano i pugni, pronti a una lotta corpo a corpo.
“Non credo proprio” rispose, divertito, Malfoy. ” E poi, cosa potrebbe succedermi mai? Mi potreste scagliare qualche incantesimo da quattro soldi? No, è troppo divertente prendermi gioco di voi!”
“Ho detto di andartene, o ci saranno delle conseguenze!” insisté Harry, sfilando la bacchetta dalla tasca.
Draco Malfoy rise. “E lasciarmi sfuggire la possibilità di insultare un sporco Magonò e una lurida Mezzosangue? Proprio no!”
Harry tirò fuori la bacchetta; stava per colpirlo, ma alle sue spalle Hermione fu più veloce:
“Petrificus Totalus!” gridò la ragazzina, quasi in lacrime immobilizzando Malfoy, che cadde a terra come un pezzo di legno.
Harry e Hermione corsero via mentre Tiger e Goyle rientravano spaventati nel loro scompartimento.
Harry sentiva Hermione piangere; era palesemente ferita da ciò che Malfoy gli aveva appena detto, così, superato il pericolo, tentò di calmarla con delle pacche sulla schiena.
“Hermione, non dare ascolto a quello scemo!” disse, circondando le spalle dell'amica con il suo braccio. “Non sa dosare il linguaggio, ed è un vile!”
Hermione singhiozzò. “Già , ma il fatto è… che…che…quello scemo a me piace” disse a fatica.
“E non fare finta di essere sorpreso, lo so che lo sai…ho sentito la vostra conversazione, sai? Tu e Louise…”
Harry rimase lì per un po' a vederla piangere: non sapeva che cosa dire, perché non poteva negare che quella conversazione ci fosse stata, e non capiva molto di queste cose, non essendosi mai preso una cotta per qualcuno.
“Il fatto è ” continuò Hermione, tra i singhiozzi, ” che non riesco a capire perché proprio lui…insomma, non è esattamente il tipo che ti tratta bene, no?”
“Direi di no” rispose Harry, che non sapeva cos'altro dire.
Hermione s'asciugò le lacrime e cercò di darsi un contegno.
“Beh, direi che abbiamo cercato abbastanza” sentenziò lei, “propongo di tornare indietro. Nel caso che ci siano, li vedremo alla stazione di Hogsmeade!”
Ma non li videro una volta scesi dal treno; Ronald Weasley e Neville Paciock erano scomparsi nel nulla. Persino Ginny Weasley venne a cercarli per chiedere loro dove fosse suo fratello, ma né Hermione né Harry seppero darle una risposta.
Il ragazzo fu comunque costretto a separarsi dall'amica per unirsi alle carrozze a Frank, John, Richard e Louise, che vollero essere informati su tutto quello che era successo.
Nonostante Ron e Neville non gli piacessero molto – tranne a Frank, che trovava Neville molto simpatico da quando avevano passato l'estate insieme- rimasero sbalorditi dal fatto che fossero spariti.
“Così, nel nulla?” fece John, tutto occhioni. “Ma è impossibile!”
“Già ,” rispose Harry, confuso quanto lui “non capisco come possa essere…Luna dice che è possibile che arrivino a Hogwarts con un auto volante…”
“Luna?” disse Frank, senza capire.
“La ragazzina che stava con la Granger” precisò Louise, ” si chiama Luna Lovegood. La conosco di vista perché è la figlia di Xenophilius Lovegood, che è stato un amico di papà prima che diventasse il direttore del Cavillo”.
“Il Cavillo? Quella robaccia per rimbambiti?” chiese Richard, guardandola sbalordito.
Louise annuì con vigore. “Sì, e il padre lo è ancora di più. Spero proprio che non capiti anche Luna a Corvonero! Sarebbe insopportabile avere anche lei nella stessa Casa…”
“Penso che a te stiano antipatiche troppe persone, sai?” la rimbeccò Frank, aggiudicandosi un'occhiataccia da parte di Louise.
Le carrozze attraversarono i piccoli sentieri che portavano dritti al castello.
Quando scesero, vi era la professoressa McGrannitt ad attenderli, che li condusse fino alla Sala d'Ingresso.
Harry non aveva smesso di essere preoccupato per Neville e Ron, ma cercò di respingere quei pensieri mentre si sedevano tutti ai rispettivi tavoli.
Poi le porte si aprirono, ed entrò il gruppo dei bambini del primo anno pronto a essere smistato, guidato ovviamente dalla professoressa McGrannitt, che era tornata a prenderli.
Frank però era attratto dal tavolo degli insegnanti.
“Ehi, Harry, hai visto, è proprio vero, è…” non ebbe il tempo di finire la frase che la McGrannitt prese posto accanto a Silente e fece tintinnare il bicchiere con il cucchiaino per attirare l'attenzione degli studenti su di sé.
“Il Preside vorrebbe dire qualche parola!” annunciò.
Silente s'alzò dallo scranno e sorrise a tutti allargando le braccia.
“Ai nuovi studenti…Benvenuti! E ai vecchi….bentornati a Hogwarts! Mi piacerebbe intrattenermi a parlare con ognuno di voi, ma il tempo stringe, e i nostri stomaci sono alquanto affamati…vorrei quindi fare un paio di annunci prima che i nuovi arrivati siano smistati e che i tavoli siano imbanditi di tanto cibo delizioso!”
Harry s'accorse che gli occhi di Silente si erano posati su di lui, e aveva l'impressione che gli avesse fatto anche l'occhiolino, ma forse se l'era solo immaginato.
“Vorrei presentarvi il signor Gilderoy Allock, che sarà lieto di insegnare Difesa contro le Arti Oscure al posto del professor Raptor!” introdusse il preside, e mentre il nuovo professore s'alzava e sorrideva smagliante alla platea con un inchino, tutto il tavolo degli insegnanti lo guardò disgustata, e Harry non poté trattenersi dal sorridere; era evidente che neanche loro erano stati ammaliati da quel buffone di Allock.
Gli studenti, invece, sembravano pensarla diversamente: si era levato nello stesso istante un mormorio di voci piuttosto concitato. Al suo contrario e di Frank, dovevano pensare che Allock fosse un genio. Quando incontrò lo sguardo dell'amico, Harry comprese che aveva pensato alla stessa identica cosa.
Intanto, Silente era andato avanti con le presentazioni, fino a che non si era seduto e la McGrannitt venne avanti con lo sgabello e il Cappello Parlante per smistare gli studenti.
“Ci vorrà del tempo prima che ci permettano di mettere nello stomaco qualcosa, altroché!” bofonchiò Frank, annoiato.
Harry, invece, non aveva tutta questa fretta: gli era sembrato di vedere fra le tante teste quella rossa di Ginny, inconfondibile fra gli altri.
Il cappello cominciò a cantare la canzone di benvenuto, che era diversa ogni anno, da quello che Harry sapeva dai suoi genitori; constatò che era di sicuro differente da quella dell'anno precedente, dove lui era stato smistato.
Dopo l'applauso- Frank, notò Harry, si unì agli altri con aria distratta- la McGrannitt venne avanti con la pergamena e cominciò a leggere.
Harry pensò ad altro quasi tutto il tempo, finché non fu chiamata Luna Lovegood, la tipa stramba del treno: era proprio curioso di sapere dove l'avrebbero collocata.
“Sicuramente a Corvonero” bisbigliò loro John, con un sorrisetto furbo, “sapete quanto farebbe arrabbiare Louise?” I tre risero.
Luna Lovegood rimase molto tempo sotto il cappello parlante, almeno, secondo l'impressione di Harry, fino a che non annunciò…
“Grifondoro!”
“COOOSA?” scattò Frank, mentre Luna Lovegood veniva verso il loro tavolo e si accomodava qualche posto più in là .
“Il Cappello deve avere qualche rotella fuori posto quest'anno!” fece Richard, guardando i compagni, sbalordito. “Ho letto il Cavillo, e se è vero quello che dice Louise, lei è più pazza del padre….non ha per nulla le qualità per finire a Grifondoro!”
“Magari è vecchio” fece Frank, con un sorriso malizioso “forse sarebbe il caso di cambiarlo…dopotutto da quanto è che esiste, da…ehm….il quattordicesimo secolo, o giù di lì?”
Tutti e tre scoppiarono in una sonora risata. Harry si girò verso il tavolo dei Corvonero e vide Louise con una faccia così felice che se solo glielo avessero permesso sarebbe esplosa nelle danze.
“E tu che ne pensi, Harry?” chiese John, accanto a lui.
“Che è strano” rispose, ed era vero: aveva una strana sensazione, ma non sapeva come spiegarsela. Sentiva che il Cappello aveva sbagliato a collocarla: Luna Lovegood era dei Corvonero, non dei Grifondoro, e non sapeva il perché, ma era sicuro che era quello il corso delle cose…non c'entrava nulla, lei, con i Grifondoro….
“Magari ha qualità nascoste” disse però ad alta voce, più rivolto a se stesso che agli amici.
“Sì, forse,” concesse Frank, poco convinto, e rivolse un'occhiata a Luna.
Harry lo imitò: la ragazzina guardava la tavola con un aspetto piuttosto confuso.
“Ah, ma guardatela! Sembra che non sappia neanche dove si trova!” commentò Frank.
Harry però non era interessato a lei, quanto a Ginny: era proprio curioso di sapere dove l'avrebbero messa. Se il Cappello parlante era capace di smistare Luna Lovegood fra i Grifondoro – cosa che gli pareva, ancora una volta, alquanto assurda- non gli avrebbe fatto alcun effetto se Ginny fosse finita fra i Tassorosso.
Invece, quando la chiamarono, si unì al tavolo dei Grifondoro, con grande soddisfazione di Harry.
Non che non se lo fosse aspettato: i Weasley finivano tutti a Grifondoro, e nessuno commentò quando la ragazzina si sedette accanto a Luna.
Siccome la Weasley era l'ultima della lista, la McGrannitt arrotolò la pergamena e, preso cappello e sgabello, li posò dietro il tavolo degli insegnanti e si unì ai colleghi.
In quello stesso istante, Silente s'alzò per fare un' ultima dichiarazione.
“Bene! Ora che lo Smistamento è finito, posso augurare a tutti…buon appetito!” e, allargando le braccia, il cibo comparve sui tavoli.
Ma prima che Harry potesse avvicinare a se un vassoio di patate e riempirsi il piatto, le porte della Sala Grande s'aprirono e comparvero sulla scena due ragazzini in abiti Babbani, che erano inciampati l'uno sull'altro. Tutta la sala si voltò verso di loro.
Quando si alzarono in piedi a fatica, rossi come peperoni, Harry ebbe come un nodo allo stomaco: erano Neville Paciock e Ron Weasley.
Il silenzio era gelato nella Sala Grande. Nessuno sembrava in grado di dire nulla.
Piton s'alzò, ma fu fermato dalla professoressa McGrannitt.
“No, Piton, credo che questo compito spetti a me!” disse, con tale autorità che Piton si accomodò di nuovo, contrariato, deluso dalla prospettiva di non poter punire Paciock e Weasley. La McGrannitt si rivolse al Preside: “Silente, cosa ne pensi?”
Lui le rivolse un'occhiata brillante. “Sono della tua Casa, Minerva” rispose tranquillamente, e la Professoressa abbandonò il tavolo degli insegnanti, camminando a passo veloce fra i tanti cappelli neri che la guardavano quasi spaventati.
La sua energia era talmente autoritaria e potente che nessuno osò fiatare, finché questa non ebbe raggiunto i due studenti.
“Voi due,” intimò a Ron e Neville, “nel mio ufficio! Ora!”
I due, spaventati, la seguirono a testa bassa.
Come si allontanarono, un mormorio si diffuse per tutta la sala.
I quattro ragazzi, per la seconda volta, si guardarono sbalorditi da quel colpo di scena.
Harry si voltò di nuovo verso il tavolo dei Corvonero, dove incrociò lo sguardo di Louise, stupita, e più in là di Hermione, seriamente preoccupata.
Non ci volle molto per capire che entrambi stavano riconsiderando tutte le possibilità di come quei due fossero giunti a Hogwarts. Una cosa era certa: non erano sul treno.
“Secondo voi sono arrivati davvero con la macchina volante?” chiese Harry ai suoi amici.
Post Unito in automatico!
Capitolo 4
LA COSA GIUSTA DA FARE
Anche se Percy Weasley, il prefetto di Grifondoro, aveva fatto in modo che la sala comune fosse sgomberata per l'arrivo di Neville e Ron, secondo gli ordini della McGrannitt, i ragazzi del secondo anno decisero di rimanere svegli per aspettare i loro compagni; si chiedevano tutti, Harry compreso, come avessero fatto ad arrivare a Hogwarts senza treno.
Quando i due salirono nel dormitorio, i loro compagni li sovraccaricarono di domande, eccitati.
Persino Frank, Richard e John, che non erano amici di Ron né in modo particolare di Neville, erano rimasti colpiti da ciò che era avvenuto in Sala Grande e furono i primi a volere i dettagli di tutta la vicenda.
I due ragazzi, che da una parte si erano trovati imbarazzati da quelle improvvise attenzioni, dall'altra si sentirono stimolati, e raccontarono tutto.
Harry seguì con attenzione la storia, in particolar modo il momento in cui lui e Neville si erano separati e Harry era andato avanti con i suoi genitori insieme a Frank e gli altri: Neville e Ron avevano continuato a chiacchierare lasciando passare anche altri maghi, e quando Neville aveva provato ad attraversare il passaggio, quello si era chiuso a lui e a Ron.
Così, Ron aveva provveduto alla macchina volante che possedeva suo padre e con cui erano venuti fino a King's Cross, e con quella erano volati fino a Hogwarts; accidentalmente, però, erano finiti fra i rami del Platano Picchiatore e avevano perso la macchina che, a quanto pareva, aveva sviluppato una propria personalità , ed era fuggita infuriata nella foresta, dopo aver lasciato tutti i loro bagagli sparsi per i giardini di Hogwarts.
Tutti erano rimasti rapiti dal racconto, e forse Harry lo era stato più degli altri; perché era successo di nuovo, senza che lui potesse fare nulla….
Nuove immagini gli erano venute alla mente, e lui era con Ron, nella macchina proprio sopra il treno, ed ebbe un balzo al cuore quando si vide scivolare via, e Ron l'aveva afferrato mentre era sull'orlo del precipizio….
Forse i suoi compagni, al termine del racconto, avevano festeggiato Ron e Neville per la gran faccia tosta, Harry queste cose non se le ricordò: si era ritrovato al buio, ficcato fra le lenzuola, immerso fra i suoi pensieri e le sue più profonde paure, chiedendosi perché gli fosse capitato di nuovo di avere quelle…visioni. Una cosa era certa: doveva parlare con Hermione.
Successe quel primo pomeriggio dopo le lezioni; aveva notato che la ragazza aveva capito che qualcosa lo turbava durante l'ora di Incantesimi (che si teneva con i Corvonero) ma non si era avvicinata per indagare oltre.
Harry comunque sapeva che l'avrebbe trovata sicuramente in biblioteca, se mai avesse avuto bisogno di parlarle.
Mentre stava per attraversare il buco del ritratto, una voce sognante lo chiamò alle sue spalle.
“Aspetta, Harry!” disse Luna, con sorriso amichevole e la sua immancabile aria stralunata, “Vengo con te!”
“Oh, io…” fece Harry, un po' sorpreso. “Va bene”.
Così prese ad attraversare il buco del ritratto, seguito da Luna.
“Che hai, Harry?” chiese lei, quando furono nel corridoio.
“Io….nulla” finse lui, sbrigativo; ma l'altra sembrò non lasciarsi ingannare.
“Io non direi. Sei pensieroso. Cosa ti affligge?” domandò, con il suo tono innocente.
“Nulla” ripeté ancora Harry, anche se non era vero; stava ripensando a tutto quello che gli era capitato durante l'estate, fino a quando non si era visto nella macchina con Ron.
“Non credo proprio” disse Luna, “ma sono affari tuoi. Penso che tu faccia bene a dirlo a Hermione Granger. È da lei che stai andando, no?”
“Io…cosa?” fece Harry, colto di sorpresa. “Come fai a saperlo?”
Luna strinse le spalle. “Beh, in realtà non è molto difficile. Quando parli con Neville la nominate spesso, dite che dovete tenerla informata su tutto…e poi è tua amica”.
“Sì, lo è” affermò Harry, guardandola per la prima volta incuriosito: allora non era vero che era così distratta, in fondo. Tuttavia, non poté fare a meno di…
“Ti stai chiedendo perché io sia finita a Grifondoro e non a Corvonero?” gli domandò lei, con tono annoiato.
“Io…beh, veramente sì” rispose Harry.
Luna accennò a un sorriso. “Beh, non mi sorprende. Mi guardano tutti come se non appartenessi proprio alla vostra casata…ma non importa…si abitueranno all'idea… il Cappello era indeciso, sai, tra mettermi a Grifondoro o a Corvonero…io volevo fortemente che mi mettesse a Corvonero, ma gli ho chiesto di smistarmi a Grifondoro.”
Harry si bloccò, così fece lei. Non poteva evitare di ammettere di essere sbalordito.
Le rivolse un'occhiata, accigliato. “Tu cosa?” chiese Harry. “Scusami tanto, ma a me pare un po' un controsenso.”
“Forse lo è” disse Luna tranquilla, “ma sai, quello che senti a volte è…è diverso da quello che sei. Hai presente quando senti che devi fare delle scelte perché sai che in qualche modo serviranno a qualcosa? O comunque, hai delle strane sensazioni, che sai che ti guideranno sulla giusta strada? Beh…io l'ho fatto”.
Harry e Luna si guardarono intorno: si erano fermati a metà del corridoio del settimo piano, e presto lui sarebbe arrivato alle scale.
Luna gli regalò un largo sorriso. “Beh, io devo andare” disse, “però è stato carino chiacchierare ancora con te….e, oh, attento ai Gorgosprizzi!”
Harry avrebbe tanto voluto sapere che cos'erano i Gorgosprizzi, ma in quel momento non gli venne di chiederlo.
Le parole di Luna l'avevano fatto riflettere, e continuarono a tartassargli la mente mentre scendeva la scalinata di marmo.
“Sangue….sento odore di sangue….” Harry sentì una voce serpentesca attraversare i muri.
O era solo nella sua testa? Preso da un attacco di terrore, si mise a correre finché non arrivò in biblioteca.
E Hermione era lì, come suo solito: immersa e circondata da libri.
Preso coraggio, già immaginandosi le sue reazioni preoccupate, Harry andò avanti e si forzò di sedersi davanti al muro di libri che isolava la ragazza dal mondo.
“Ciao, Hermione” salutò.
“Harry?” sollevò improvvisamente il testone l'amica, sorridergli.
“Ciao! Cosa ti porta qui?” chiese, allegra, cercando di scansare il mare di libri intorno a lei, cosicché potesse vederlo più chiaramente.
“Beh…ehm…hai sentito di Neville?” chiese Harry.
Hermione lo guardò. “Sì, certo, tutta la scuola sa della sua famosa macchina volante. Lo è venuto a sapere persino la Gazzetta del Profeta!”
Harry sgranò gli occhi, preoccupato. “Non dirai sul serio!”
“Sono serissima” rispose Hermione, tingendo la sua piuma d'inchiostro e scrivendo l'ultima riga del suo compito.
“Hai una copia qui con te?” chiese Harry, ancora più in tensione; quella voce tra le mura…gli aveva messo i brividi.
“Purtroppo no” rispose Hermione, “ho lasciato la copia della Gazzetta su nella mia sala comune. Immagino che la tua amica Lupin l'avrà presa per farsi quattro risate”.
Lei non lo guardava, ma Harry notò con quanta forza avesse premuto il punto sulla pergamena, tanto da forarla.
A Harry sfuggì un sorriso. “Immagino di sì.”
“Beh, cos'era che dovevi dirmi?” chiese Hermione, cambiando volutamente discorso e arrotolando il compito, aggiungendolo al mucchio di pergamene che i libri avevano nascosto alla vista.
Harry prese un grosso respiro, cercando di fare mente locale e iniziando dal principio.
Il cuore gli batteva forte mentre riferiva tutti i dettagli dall'inizio e, come se non bastasse, riviveva di nuovo quelle immagini, e si sentiva eccitato o accaldato o affaticato mentre raccontava, e non mancò dal dirlo a Hermione, che lo studiava e ascoltava piuttosto attentamente mentre parlava.
Quando Harry ebbe finito di raccontare, Hermione lo guardò con l'espressione più seria che Harry gli avesse mai visto. S'agitò, chiedendosi mai che cosa avesse in serbo in quella testa.
“Non posso non ammettere che non sia interessante” rispose ” e strano”.
“Solo?” si sorprese ancora Harry; si era figurato un' Hermione isterica, preoccupatissima e che dispensava mille consigli con riferimenti a varie enciclopedie, o organizzava piani per scoprire cosa ci fosse dietro a questo o a quell'avvenimento.
“Interessante” ripeté Hermione, “e molto, molto pericoloso.”
“Che cosa facciamo?” chiese Harry, che sembrava più in pena di lei.
Hermione incrociò i suoi occhi per un po', e Harry poté vedere quasi i meccanismi del suo cervello che elaboravano teorie o domande o misteri.
“Non lo so” rispose lei, ma era evidente che, da come parlava era più rivolta a se stessa che a lui, “ma al momento non sembra che…beh, dopotutto combacerebbe con quello che mi ha detto Neville…”
“Cosa?” la interruppe Harry, e Hermione lo guardò per la prima, vera volta, sbiancando subito.
“Cosa ha detto Neville, Hermione?” ripeté Harry, guardandola negli occhi e scandendo le parole.
La ragazza si mise un dito sulla bocca, che aprì, ma da cui non uscì alcun suono.
“Ehi, voi? L'avete finita di urlare? Questa è una biblioteca, dannazione, non le cucine!”
li riprese severa Madama Pince, la bibliotecaria.
Quando Harry si girò, Hermione si stava alzando dal tavolo e si stava allontanando dalla biblioteca in tutta fretta, approfittando del momento di distrazione di Harry.
“Hermione, dove vai? Ho bisogno di sapere!” le disse lui, e fece per seguirla.
“Io non so niente, Harry!” le gridò Hermione, fuggendo via.
“Parla con Neville! È lui che te lo vuole dire! Credimi, è la cosa giusta da fare!”
Harry rimase incantato a vedere Hermione che si allontanava sempre più nella vasta biblioteca, senza voltarsi indietro.
Ancora nessuna risposta. Inizi tu?
Log in to reply.