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  • L’Erede (2a storia della saga Cicatrice)- parte 4

    Posted by Anonymous on Aprile 5, 2016 at 12:08 pm

    Capitolo 7

    Il CLUB DEI DUELLANTI

    Così quella sera tutti gli studenti si riunirono in Sala Grande.
    Harry notò subito che i tavoli erano scomparsi e lungo una parete era apparso un palcoscenico d'oro, illuminato da migliaia di candele sospese in aria.
    Sotto la luce magica del soffitto, nero come la notte, tutti gli studenti sembravano essersi dati un contegno ed erano tutti armati di bacchette, eccitati come non mai.
    “Chissà chi è l'istruttore…?” chiese Frank, facendosi largo fra la folla. “Ho sentito dire che da giovane Vitious era un campione di duello…forse è lui!”
    “Tutto” fece Louise spazientita, cercando di aggiustarsi il cappello a punta che pendeva ogni qual volta qualcuno le dava una spallata, “tutto, purché non sia…”
    ma si interruppe con un gemito, perché proprio in quel momento apparve Gilderoy Allock con fare pavoneggiante; aveva uno splendido abito color prugna scuro, accompagnato nientemeno che da Piton, il volto torvo, e vestito come sempre di nero.
    Harry dovette sopprimere una risatina: sembrava che Piton aspettasse solo il momento buono per sopprimere Allock.
    Il professore chiese il silenzio con un gesto, poi gridò: “Avvicinatevi! Avvicinatevi! Mi sentite tutti? Mi vedete tutti? Meraviglioso! Il professor Silente mi ha dato il permesso di fondare questo piccolo Club dei Duellanti in modo che possiate allenarvi nel caso che aveste bisogno di difendervi, com'è capitato a me innumerevoli volte. Per approfondimenti, leggete i miei libri.
    Permettete che vi presenti il mio assistente, il professor Piton!” continuò Allock, e Harry udì benissimo Frank reprimere una sonora risata; doveva aver capito anche lui le intenzioni di Piton.
    “Dice di intendersi un po' dell'arte del duello” spiegò Allock, “e si è offerto sportivamente di aiutarmi, in modo da farvi vedere come si fa! Niente paura, ragazzi…avrete ancora il vostro professore quando avrò finito con lui!” e fece l'occhiolino a un gruppo di ragazze che miagolò automaticamente.
    Il labbro di Piton si arricciò in modo inquietante, e Harry non seppe come faceva Allock a continuare a sorridere in maniera smagliante; se Piton avesse guardato lui a quel modo, sarebbe fuggito a gambe levate.
    Allock e Piton si inchinarono l'uno di fronte all'altro, più o meno: Allock fece un inchino tutto svolazzi, Piton chinò leggermente il capo.
    Poi sguainarono le bacchette come fossero spade.
    “Come potete vedere,” disse Allock alla folla ” stiamo tenendo le bacchette nella posizione regolamentare di combattimento. Al tre, ci lanceremo i primi incantesimi…. Nessuno mirerà a uccidere, ovviamente”.
    “Non ne sarei tanto sicuro” mormorò Harry a Louise vedendo Piton digrignare i denti.
    “Uno…due…Tre….”
    Entrambi sollevarono la bacchetta in alto e poi la puntarono l'uno sulla spalla dell'altro.
    Piton fu più veloce. “Expelliarmus!” gridò, e Allock volò via dal palco, colpito dal getto di luce magica, il cappello in aria.
    Harry udì qualche Serpeverde applaudire, mentre molte ragazzine saltellavano in punta di piedi.
    Allock si rialzò, un po' imbarazzato, riaggiustandosi i capelli e mettendosi di nuovo il cappello.
    “Come potete vedere, questa era una…ehm… piccola dimostrazione….ovviamente avrei potuto fermarlo, ma pensavo che per voi ragazzi fosse meglio vedere….”
    Incrociò lo sguardo omicida di Piton, e decise per la gioia di Harry, Frank e Louise di piantarla lì.
    “Ma ora basta con le dimostrazioni! Formate i gruppi e provate, forza forza!”
    Harry decise di sfidare Frank, che accettò di buon grado: il ragazzo era molto competitivo, anche se i due erano migliori amici.
    Louise invece sparì e Harry non seppe dove era andata. Vide però che Piton era sceso dal palco e si era avvicinato a Neville e a Hermione, che stavano per mettersi a combattere.
    Mormorò loro qualcosa, per cui Neville andò a finire contro Malfoy (Harry ebbe un tuffo al cuore; sperava tanto che riuscisse a batterlo, ma non ne era tanto sicuro) e Hermione con Millicent Bulstrode, una ragazzina di Serpeverde molto grossa e con la faccia da suino.
    Fu lì che notò Louise, che evidentemente sperava di poter battere Hermione, ma che era stata delusa grandemente; così l'amica s'allontanò, ma Harry non la seguì con lo sguardo.
    “Tutti uno di fronte all'altro” ordinò Allock che era risalito sul palco, “e inchinatevi!”
    Harry e Frank si guardarono, tutti e due che stavano per scoppiare a ridere.
    Più in là, invece, Harry notò che Neville e Malfoy non staccavano gli occhi l'uno dall'altro, i loro sguardi pieni di odio.
    “Bacchette in posizione!” gridò Allock. “Al mio 'tre' lancerete degli incantesimi per disarmare….solo per disarmare, chiaro? E uno, due, tre…”
    “Evertestati!” sentì gridare Malfoy sopra le altre voci, che aveva alzato la bacchetta al due, e aveva colpito Neville con tanta violenza da gettarlo a terra. “Ho detto solo di disarmarlo!” urlò Allock ai due.
    Automaticamente, tutti gli altri iniziarono.
    “Expelliarmus!” gridò Frank a Harry cui, tutto preso dal duello di Neville, volò la bacchetta in mezzo alla folla.
    Harry andò a prenderla, e così ebbe modo di vedere da vicino lo svolgersi del duello di Malfoy contro Neville.
    Neville si era ripreso, e aveva gettato Malfoy a terra, che però gli aveva gridato:
    “Tarantallegra!” e le gambe di Neville avevano preso a muoversi senza controllo.
    Harry s'immedesimò subito nella situazione…chissà perché, credeva di aver vissuto l'esperienza al posto suo e sarebbe andato ad aiutarlo immediatamente se non fosse intervenuto Piton.
    “Finite Incantatem!” gridò il professore, e le gambe di Neville smisero di danzare.
    Fu con fatica che Harry riuscì a ritrovare Frank: una cortina di fumo verdastro aleggiava sulla scena. Louise e una delle gemelle Patìl erano cadute a terra, ansimanti.
    Ron stava aiutando Seamus a rialzarsi da terra, scusandosi per i guai fatti dalla sua bacchetta che diceva di essere rotta….e poi vide Hermione e Millicent, che avevano lasciato le bacchette e sembravano impegnate piuttosto in una lotta corpo a corpo.
    “Oh, santo cielo!” esclamò Allock, e si gettò fra gli studenti, svolazzando qua e là per risolvere questo e quel problema.
    “Forse sarebbe meglio se vi insegnassi a bloccare gli incantesimi ostili” disse agitato, “Weasley, Finnigan, provate voi?”
    “Pessima idea, professore” fece Piton, ghignante. “Che ne dite di Malfoy e Paciock come volontari?”
    “Ottima idea!” esclamò Allock, gesticolando nella loro direzione. Harry lesse le espressioni sul volto di entrambi gli sfidanti: vedevano quello come un modo per distruggersi a vicenda.
    I due salirono sul palco, e Harry vide Allock suggerire qualcosa a Neville che, in ogni caso, doveva essere una pessima idea.
    Anche Piton sembrò bisbigliare qualcosa all'orecchio di Malfoy, che esibì subito un sorriso maligno.
    Neville e Malfoy si inchinarono di nuovo, l'odio che esplodeva in tutti e due i volti.
    “Tre…due….uno… via!” gridò Allock.
    “Serpensortia!” disse Malfoy, muovendo rapido la bacchetta magica contro Neville, dalla cui punta uscì un lungo serpente nero che cadeva pesantemente a terra verso l'avversario in modo minaccioso.
    “Allontanati!” disse Neville, indietreggiando. “Lasciami in pace!”
    Harry vide che tutta la sala si stava scambiando occhiate perplesse, mentre il serpente indietreggiava e andava contro uno studente di Tassorosso.
    “Lascialo in pace!” gridò Neville, serio. “Lui non ti ha fatto niente!”
    Il serpente allora si girò di nuovo verso Neville, e soffiò.
    Tutta la sala puntava gli occhi spaventati contro Neville. Harry vide che persino Hermione sembrava incupita dalle parole dell'amico, come se li stesse minacciando.
    “Ci penso io, Paciock” fece Piton, e fu la prima volta che Harry lo vide spaventato.
    Agitò la bacchetta, e il serpente si dissolse.
    Neville guardò il ragazzo che aveva difeso, sorridente, e Harry condivideva la sua gioia, perché era stato molto coraggioso. Ma evidentemente la vittima del serpente non la pensava così, esattamente come i due professori e il resto degli studenti.
    “A che gioco stai giocando?” fece in un sussurro. Neville si guardò le mani, rivolse un'occhiata alla sala, spaventato, scese dal palco, e uscì dalla sala in fretta e furia, seguito da Hermione subito dopo.
    Harry li seguì, il cuore in gola; aveva appena avuto esperienza di una cosa strana e al tempo stesso straordinaria.
    Si diresse alle scale della Sala d'Ingresso, per poi salire sulla scalinata di marmo e giungere al settimo piano; accorgendosi di sentirsi stanchissimo.
    Sicuramente Neville sarebbe salito in sala comune, e allora avrebbero potuto controllarsi.
    Ma l'aveva appena pensato, che sentì delle voci provenire da un'aula del corridoio, e si avvicinò per sentire meglio.
    “Lo sai benissimo che le altre persone non sanno farlo, Neville, è una cosa malefica!” replicò in fretta Hermione, visibilmente agitata.
    “Ma almeno è tornato utile, non credi? Sono riuscito a salvare Justin dall'ingresso nella schiera dei Cavalieri Senzatesta!” replicò Neville.
    Harry, sollevato che fossero loro due, bussò deciso alla porta.
    “Sono Harry!” si dichiarò.
    Dopo un momento di esitazione da parte loro, sentì la voce di Hermione che diceva:
    “Entra”.
    Harry si affacciò; Hermione e Neville avevano entrambi l'aria grave sul volto.
    Poteva capirlo: la faccenda era piuttosto inquietante.
    “Tu parli Serpentese, Neville, sei un Rettilofono, è male, quante volte devo ripetertelo?!” insisté Hermione, riprendendo la conversazione.
    Neville grugnì. “Beh, tanto non c'è soluzione, no? A meno che tu non abbia una pozione con cui farmi curare…”
    “Non è questo il punto! Ora tutti penseranno che sei un pro-pro-pro-nipote di Salazar Serpeverde! C'è un motivo per cui il simbolo dei Serpeverde è un serpente, ed è proprio perché Salazar parlava con i rettili!” spiegò di nuovo lei, con l'aria di chi lo fa per l'ennesima volta.
    “E io che devo dire, allora?” s'intromise Harry, parlando per la prima volta. Non avrebbe voluto dirlo, ma era stato più forte di lui.
    I due amici gli rivolsero delle occhiate fra gli stupiti e gli incuriositi.
    “Che vuoi dire, Harry?” chiese Neville, indagatorio.
    “Io…niente, assolutamente niente” rispose Harry, tentando di rimangiarsi quello che aveva detto, ma non funzionò.
    “Devi dircelo” disse Hermione con espressione decisa “e non sei per niente bravo a mentire. Quindi ora, sputa il rospo!”
    “Beh, ecco… e va bene” si arrese Harry. “Neville non è il solo che riesce a capire i serpenti.”
    Il viso del compagno s'illuminò. “Sei un Rettilofono anche tu?”
    “Io…eh…sì, non lo so, forse, in parte” balbettò Harry.
    Hermione si sedette sulla cattedra, stringendo i pugni, rigida. La luce delle finestre le delineava le forme del corpo come se fosse un disegno di cartongesso, aiutata dai colori che le deboli fiaccole dell'aula, poste ai lati dei muri, riflettevano su di lei.
    Tuttavia la semioscurità non nascondeva le loro espressioni gravi, soprattutto quella concentrata dell'amica.
    “Diccelo” disse “è di vitale importanza!”
    Harry guardò prima Neville, poi Hermione.
    “Non lo so bene” spiegò, “non credo di parlarlo. Ma sono riuscito a capire quello che Neville diceva al serpente, per questo mi sono sorpreso quando tutti l'hanno guardato spaventato”.
    Gli occhi di Neville brillarono, probabilmente perché ora si sentiva meno solo; quella di Hermione , invece, s'incupiva sempre di più.
    “E' possibile che ci siano due Eredi di Serpeverde?” le chiese Neville.
    Lei si mise un dito sulle labbra, pensante.

    “La leggenda non lo dice” riferì “ma non posso esserne sicura…comunque sia, la capacità di parlare con i serpenti è tutta tua, Neville, e forse Harry è semplicemente un tuo….riflesso. Voglio dire, quante volte avete sentito le stesse cose? Tu sei persino finito in casa sua perché lo stavi sognando!”

    Neville guardò Harry, e il ragazzo capì che era giunta l'ora di sapere quello che voleva tanto dirgli.

    Ma quel momento non arrivò mai, perché sentirono bussare alla porta dell'aula.

    “C'è qualcuno, lì dentro? Chiunque sia, vada nei propri dormitori! State passando il coprifuoco!” gridò l'autoritaria voce della professoressa McGrannitt.
    Hermione lanciò loro uno sguardo preoccupato, e Harry intuì che avrebbe voluto finire quell'incontro, ma doveva tornare alla torre di Corvonero.
    Quando se ne andò, i due giunsero silenziosamente nella sala comune, e la conversazione si concluse lì.

    I giorni successivi, tutta la scuola pensava che Neville Paciock fosse l'Erede di Serpeverde, anche se Harry dentro di se sapeva che non era vero.
    La convinzione era stata rafforzata dai Tassorosso, perché Hannah Abbott, una studente della loro Casa, era stata pietrificata insieme a Nick-Quasi-Senza-Testa, e Neville era capitato proprio in quel corridoio, ed era stato scoperto da Gazza, che l'aveva mandato da Silente.
    Quando tornò nella sala comune, Neville informò Harry che il preside desiderava vederlo il prima possibile.
    “Non ci andrò” rispose Harry, sentendosi nervoso senza una ragione precisa, “ho delle cose da fare, quando avrò un po' di tempo ci andrò”.
    Neville strinse le labbra. “Hermione vorrebbe che ci andassi” insisté.
    “Hermione non è la legge” ribatté Harry; non sapeva perché quell'informazione l'aveva messo così a disagio. Stava di fatto che avrebbe preferito spostare quell'incontro il più tardi possibile.
    Il giorno della partita di Quidditch Grifondoro-Serpeverde ( nella quale Harry fu orgoglioso di vincere soffiando sotto al naso di Malfoy il boccino d'oro) Neville fu inseguito tutto il tempo da un bolide fellone che era stato recuperato a fatica dai battitori della squadra di Grifondoro, i gemelli Weasley.
    Il risultato fu che il povero Neville si procurò una bella botta in testa, poiché a forza di fuggire era rotolato giù dalle tribune.
    Così Harry decise di non unirsi ai festeggiamenti della squadra e di andare con Hermione a trovare il loro amico. Tuttavia non si era ancora svegliato, così, dopo aver aspettato un po', decisero che era meglio per tutti e due andarsene dall'infermeria.
    Avevano preso a salire la scala di marmo quando Hermione, davanti a lui, sembrò colpita da qualcosa e si girò immediatamente verso Harry, e lo guardò con esitazione.
    Si morse il labbro inferiore, spaziò lo sguardo sulle scale.
    “Che succede?” chiese Harry, irritato da quell'atteggiamento.
    “Oh, Harry!” sospirò lei. “Se solo sapessi…”
    “Cosa?” domandò Harry, confuso ancora una volta.
    “No è che… vorrei tanto potertelo dire!” Hermione esitò di nuovo, si guardò intorno come per controllare che ci fosse qualcuno, e poi si voltò di nuovo verso Harry.
    “E va bene, parlerò, visto che Neville non ne ha mai l'occasione…”
    Il cuore di Harry prese a battere per l'agitazione. Strinse il braccio della scalinata di marmo con pressione, sentendosi più protetto, a quel modo.
    “Vedi, Harry” fece Hermione, “Neville fa i tuoi stessi sogni”.
    Quella rivelazione lo stupì meno di quanto pensasse: dopotutto erano talmente tanto collegati, che poteva effettivamente arrivarci anche da solo.
    “Davvero?” chiese comunque, “da quando?”
    “Da…da sempre” disse Hermione, visibilmente più sollevata. “Ma non l'ha detto subito, perché era timido, e insicuro, e…beh…Ora dice che si sono interrotti…”
    “Quindi ora non fa più i miei stessi sogni” concluse Harry, che seguiva i ragionamenti dell'amica. Questa gli rivolse uno sguardo concentrato.
    “Beh, sì…ma…del resto anche tu non mi hai più aggiornato sui tuoi, no?”
    “Non è vero” disse Harry, e si mise subito a raccontarle del corridoio buio e della porta che non riusciva ad attraversare, e della coppa in mezzo al labirinto.
    Hermione lo seguì fino alla fine senza battere ciglio.
    “Capisco” disse lei. “Ma questo mi porta soltanto a una conclusione, Harry: che quello che fa i sogni sei tu”.
    “Io?” chiese Harry, incredulo; si stava già cominciando ad abituare all'idea di dipendere da Neville.
    “Sì” rispose Hermione convinta, “personalmente non ho mai creduto nella Premonizione o Terzo Occhio o quello che è, ma…ma ho cominciato a ricredermi, dall'anno scorso. Davvero.
    E poi, tu hai cominciato prima di Neville a farli. E quindi credo che, magari, tu e Neville vi stiate mettendo in contatto in modo più…evoluto. Sai, mi ha detto tutto riguardo al fatto che anche tu hai sentito delle voci nei corridoi prima degli attentati, e a ripensarci non sono più così sorpresa che riesci a capire il Serpentese….”
    Harry si chiese se l'avesse messa al corrente dell'episodio della cicatrice, avvenuto l'anno prima, proprio quando avevano sgamato Raptor a parlare con Voldemort nell'aula del quarto piano; poi però pensò che, nei suoi ragionamenti, l'avrebbe sicuramente nominato, e quindi preferì non rischiare.
    “Quindi tu sei convinta che ci sia un collegamento tra me e Neville, in ogni caso” disse Harry.
    “Sì” affermò Hermione, “e anche piuttosto forte. Per questo voglio che tu vada da Silente.
    Neville mi ha detto che non vuoi andarci, sai!” aggiunse con tono polemico, e continuò a salire la scalinata di marmo.
    Harry non rispose, perché era vero.
    I due riprese a parlare del più e del meno, finché Hermione non girò l'angolo che l'avrebbe portata dalla parte est del castello.
    Così Harry si ritrovò da solo a salire le scale fino al settimo piano (dove c'era Pix il Poltergeist che lanciava banchi da un'aula vuota, così dovette attraversare il corridoio molto velocemente) per poi rintanarsi finalmente nella sala comune, dove era stata organizzata una piccola festa.
    Si sorprese quando i gemelli Weasley lo sollevarono in aria, urlando: “Hurrà per Harry!”
    E non riuscì a capire molto di quello che successe dopo: moltissimi ragazzi sembravano essersi dimenticati delle minacce degli ultimi eventi, e ballavano e cantavano con le burrobirre in mano spensieratamente.
    Dopo essersi ingozzato di una serie di dolci e di panini che gli avevano ficcato in mano per festeggiare (anche se sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, perché le parole di Hermione l'avevano fatto riflettere) fece la sua comparsa Luna Lovegood dalla folla.
    “Ciao Harry” salutò serena, come se quel trambusto attorno a lei fosse normalissimo.
    “Bella festa, non trovi?”
    “Assolutamente” mentì Harry.
    “Mi dispiace per il tuo amico Neville” disse lei, prendendo un dolce dal tavolo, “ha fatto veramente un brutto volo. Mi sta simpatico. Sta bene?”
    “Sì, si riprenderà” rispose Harry, un po' rigido.
    Luna gli regalò un largo sorriso. “Bene! Ci vediamo, Harry!” e fece per tornare in mezzo ai canti e ai balli, quando qualcosa la portò a voltarsi di nuovo verso di lui.
    “Ginny aveva qualcosa per te, prima” disse lei, serena.
    “Che cosa?” chiese subito Harry, che al solo nominare la ragazza gli tremavano le gambe.
    “Non lo so” rispose la compagna, “ma deve averla lasciata su al tuo dormitorio”.
    Dopo avergli donato un altro largo sorriso, sparì di nuovo.
    L'emozione prese possesso pienamente di Harry, e si chiese che cos'era.
    Come se avesse bevuto una pozione Rinvigorente, il ragazzo si avviò velocemente per le scale del dormitorio maschile e si precipitò dentro in fretta e furia.
    Quando arrivò all'altezza del suo letto, vide sul comodino una cosa che prima non c'era:
    un diario.


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    Capitolo 8

    IL DIARIO DI TOM RIDDLE

    Harry s'avvicinò lentamente, arrivando a sfiorare la superficie del diario.
    Come fosse infetto, lo girò tra le mani e lesse una targhetta sulla copertina dietro il libro:
    Tom Marvolo Riddle.
    Diede un'occhiata intorno a sé: nessuno era nelle vicinanze, così lo aprì.
    Fu sorpreso di vedere che aveva le pagine completamente bianche.
    Strano: era dall'aria piuttosto vecchia, qualcuno doveva averlo usato di sicuro.
    Si domandò perché Ginny l'avesse fatto; cos'era, un regalo?
    Ad ogni modo, doveva trovarla per ringraziarla, così scese giù di nuovo alla festa, ma non c'era più nessuno. O almeno, c'erano poche persone, ma Ginny non era fra loro.
    Così il giorno dopo, uscito dall'aula di Erbologia, si separò da Frank e gli altri e andò a cercare Ron, presumendo che sapesse dove sua sorella si trovasse in quel momento.
    “Sai dov'è Ginny?” chiese subito.
    “Perché la cerchi?” domandò l'altro, sospettoso.
    “Devo dirle una cosa” rispose sbrigativo Harry.
    Ron lo studiò per qualche momento, come se pensasse che costituisse un pericolo.
    “Dovrebbe essere a Pozioni” si decise a riferire alla fine.
    “Grazie” lo ringraziò Harry, e fuggì fra le divise nere di Hogwarts.
    Gli sembrò di aver volato quando raggiunse i sotterranei, arrivando proprio di fronte all'aula di Piton.
    Non gli importava se avrebbe fatto tardi alla lezione successiva; per lui era di vitale importanza aspettare che Ginny uscisse da lì. Ma quando vide gli studenti del primo anno sfilare fuori dall'aula, non c'era nessuna ragazza dai capelli rosso fiamma fra loro.
    Intanto, i Corvonero del secondo anno erano scesi per l'ora dopo.
    Tra di loro individuò Louise ( che ricambiò il saluto con un cenno della mano) ma quella che gli interessava davvero era Hermione.
    “Ti dispiace se andiamo a trovare Neville, più tardi?” le sussurrò, in modo che solo lei potesse sentire.
    La ragazza sembrò piuttosto colpita dal tono determinato con cui l'aveva detto.
    “Va bene” accettò, per poi studiarlo con sguardo indagatorio. “Harry, che succede?”
    “Te lo spiego dopo” rispose Harry, accorgendosi di essere ancora in tempo per la lezione di Trasfigurazione, “ci vediamo dopo!”

    “Il diario di Tom Marvolo Riddle” lesse Neville, seduto sui cuscini, quel pomeriggio in infermeria. Harry aveva appena mostrato a lui e a Hermione il diario che aveva trovato sul comodino. “Interessante. Sei sicuro che te l'abbia dato Ginny?” chiese ancora l'amico, guardando il manufatto con gravità.
    “Sicuro” fece Harry “me l'ha detto Luna, e loro sono amiche”.
    Hermione lo guardò con cipiglio severo. “Non credo che ci si possa fidare molto di Lunatica, Harry…”
    “Perché?” fece lui. “E' vero, ha delle idee…originali, ma non mente su queste cose. È assolutamente sincera, e mi fido di quello che ha detto. E poi” aggiunse, “ho provato a cercare Ginny in tutta la scuola, e direi piuttosto che non si è fatta trovare”.
    Poi guardò il diario con curiosità. “L'unica cosa….perché darmelo? Insomma….ha l'aspetto di essere piuttosto vecchio!”
    “Beh, se vogliamo continuare a pensare che abbia qualcosa a che fare con la Camera, anche se a quanto pare gli unici Eredi siamo noi,” disse Neville, “magari si è pentita di quello che ha fatto, e ha voluto rivelarti tutte le sue conoscenze in modo da poterle scoprire.”
    “O forse” suggerì Hermione, “non è lei la vera autrice degli attentati. Forse…è stata controllata da qualcosa. Da qualcuno.”
    “Chi? Il proprietario di questo diario?” rise Harry, trovando assurda quella possibilità.
    “No” disse Hermione “ma magari ha scritto qualcosa….potrebbe…magari l'ha usato perché c'è scritto qualcosa che il ragazzo del diario ha visto, e l'ha usato! Potremmo scoprirlo anche noi, leggendolo!”
    Neville la guardava, annuendo. Gli occhi di Hermione brillarono.
    “Ottimo suggerimento, Hermione” disse Harry, sconsolato. “C'è solo un problema: qui non c'è scritto niente!” e mostrò le pagine bianche.
    “Allora dev'essere maledetto” fece lei, lanciando un'occhiata preoccupata al diario. “Lo porterei da Silente”.
    Harry non poté fare a meno di sentirsi irritato; ma non aveva nient'altro da suggerire?
    “Hai trovato nulla sui ragni?”
    “No” rispose Hermione, tristemente. “Nulla. Ho cercato in tutta la libreria, ma non sembra esserci nulla al riguardo!”

    Più tardi, Harry si trovava davanti al diario di Tom Riddle; non c'era nessuno, poiché era abbastanza tardi e tutti erano andati a letto. Il diario era vuoto, ma Harry voleva provare a scriverci sopra, e intinse la piuma nel calamaio, scrivendo:
    Io mi chiamo Harry Potter.
    La scritta sparì immediatamente, grande stupore di Harry, e ne comparve invece un'altra :
    Ciao, Harry Potter, io sono Tom Riddle.
    Come quelle parole apparvero, nella mente di Harry successe una cosa inaspettata: vide un ragazzo, uno studente della scuola, parlare con un Silente dall'aspetto un po' più giovane rispetto a quello attuale… Sempre lo stesso ragazzo, che Harry intuì essere Tom Riddle, stava sparando incantesimi addosso a un ragno gigante, e poi…una ragazza, dagli occhiali tondi e l'aria triste, che cadeva morta in un bagno…un altro scorrere di immagini, e lo stesso ragazzo dal volto elegante che lo guardava con i suoi grandi occhi scuri….Harry si sentì minacciato e chiuse di scatto il diario. Prese un bel respiro, capendo di aver appena avuto una visione.
    Doveva avvertire Neville e Hermione, immediatamente.
    Decise di andare prima da Neville; sarebbe stato più facile da raggiungere, e avrebbero informato Hermione il giorno successivo.
    Così salì su nel dormitorio, sfilò dal suo baule il mantello dell'invisibilità e riscese in fretta in sala comune.
    E ad attenderlo vi era una persona che non si sarebbe mai aspettato: la professoressa McGrannitt, che lo guardava anche con aria piuttosto preoccupata.
    “Oh, molto bene, Potter, sei sveglio” fece, e Harry nascose svelto il mantello dentro la tasca,
    “ho bisogno che tu vada a svegliare anche il signor Weasley, devo porgli alcune domande.”
    Harry lesse il volto ansioso della McGrannitt e finì per sentirsi un groppo allo stomaco.
    Avvertiva qualcosa di orribile nell'aria.
    “Che cosa è successo, professoressa?” chiese, scoprendo che gli tremava la voce.
    La McGrannitt esitò. “Hermione Granger è stata pietrificata, e Ginny Weasley è sparita.”

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