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The First Time [Tom Riddle/Voldemort]
Prima di andare a dormire volevo lasciarvi questa one-shot… non è delle mie migliori, diciamo che è stato un esperimento andato piuttosto male; avevo da usare moltissimi elementi di cui uno era la creazione del primo Horcrux (e parliamo del diario creato con la morte di Mirtilla Malcontenta a opera del basilisco, quindi negli anni in cui Tom era a scuola) e l’altro era la presenza di Nagini… so che fa schifo come ho abbinato queste due cose, ma passatemela, come dicevo è stato uno strano (stranissimo) esperimento…
Quasi dimenticavo: questa storia partecipa a 3 contest, in uno è arrivata quarta, il secondo è in fase di valutazione e il terzo è scaduto giusto giusto oggi, quindi presto (si spera) ci saranno i risultati… gli elementi da utilizzare erano: Horcrux, Nagini e invidia come prompt, festa di Pasqua (che avevo dimenticato e l’ho inserita in fretta e furia alla fine), il personaggio (ovviamente Tom Riddle), l’Incantesimo Respingi Babbani, il quaderno come oggetto, i generi dovevano essere Azione e Triste, rating giallo, il contesto doveva essere dai Fondatori alla prima guerra magica, cioccolato (altro prompt), avevo come divieto quello di non inserire mai il nome “Voldemort” e il finale doveva essere Riddle che creava il primo Horcrux… a voi giudicare se io abbia vinto o no questa sfida…
syssy5Aveva tutto quello che gli serviva.
Era a lezione di Incantesimi, l’argomento del giorno era l’Incantesimo Respingi Babbani. Tom conosceva quell’incantesimo alla perfezione, per questo si stava concedendo alcuni minuti di pausa concentrandosi su qualcosa che per lui aveva un’importanza ben maggiore: aveva scoperto di essere l’Erede di Serpeverde, uno dei pochi in grado di parlare serpentese e l’unico capace di aprire la Camera dei Segreti. E avrebbe sfruttato questa occasione per creare il suo primo Horcrux.
Non gli importava chi fosse, qualcuno sarebbe dovuto morire per renderlo un po’ più vicino all’immortalità. E quanto poteva contare un’insulsa vita umana messa a confronto con quella dell’Erede di Salasar Serpeverde?
Il suo primo Horcrux sarebbe stato qualcosa di speciale, qualcosa che lo avrebbe legato per sempre a Hogwarts: il suo quaderno di studi.
La lezione finì a breve e Tom raccolse le sue cose per tornare in Sala Comune. Non aveva lezioni per il resto del pomeriggio e ne approfittò per restare nella sua stanza a definire gli ultimi dettagli. Come sempre, appena entrava nella camera che divideva con gli altri studenti del suo anno, salutò la statua bronzea di un grosso serpente che aveva chiamato simpaticamente Nagini. Gli piaceva immaginare che un giorno avrebbe posseduto veramente un serpente come animale da compagnia e che l’avrebbe chiamato proprio con quel nome; nel frattempo si limitava a parlare con quella semplice immagine – in serpentese quando era da solo.
Appoggiò le sue cose sul proprio letto, poi afferrò il libro che aveva preso dal Reparto Proibito, Segreti dell’Arte Più Oscura, e ripassò per l’ultima volta l’incantesimo. Tutto doveva essere perfetto.
Ebbe appena il tempo di aprirlo che i suoi compagni entrarono nella stanza. Erano nel pieno di una discussione, ma si fermarono non appena videro Tom seduto sul suo letto.
«Riddle.» salutò cortese uno dei due che si dileguò in fretta seguito dall’amico. Loro due, ancor più di tutti gli altri, erano intimoriti da quello studente così solitario.
Tom li seguì con lo sguardo mentre uscivano, disgustato. Lui non aveva amici e nemmeno ne voleva, ma non sopportava queste reazioni – vedere gli altri che interrompevano ciò che stavano facendo quando passava lui – e forse una parte di lui avrebbe solo voluto essere trattato alla pari. Poi si ricordava chi era, era l’Erede di Serpeverde, ed era normale che fosse superiore agli altri.
Stringeva convulsamente tra le mani un grosso pezzo di cioccolato indecisa se addentarlo o meno. Quando si sentiva giù era l’unica cosa capace di farla stare meglio, per questo era sgattaiolata nelle cucine di Hogwarts e giaceva rannicchiata sotto un tavolo.
All’improvviso si pentì di trovarsi lì, non voleva essere trovata da nessuno, soprattutto non in quel momento in cui la Camera dei Segreti era stata aperta, così si infilò il cioccolato in tasca e scappò via. Era da qualche tempo che nella scuola avvenivano strane sparizioni; i galli venivano trovati morti, i corridoi erano spesso bagnati e molte scritte erano apparse sui muri.
Mirtilla Malcontenta non aveva amici, tutti la consideravano strana e ne soffriva. C’era un solo posto in cui una Corvonero come lei si sentisse al sicuro: la Biblioteca al terzo piano. E anche quel giorno le offrì quel riparo che le era familiare. Ma non durò a lungo.
Una voce alle sue spalle interruppe i suoi pensieri, qualcuno la stava chiamando: era Olive Hornby, la ragazza che più di tutti gli altri amava prenderla in giro. E non si fece sfuggire l’occasione nemmeno in quel momento, offendendola per la sua stranezza e il suo aspetto fisico, in particolar modo riguardo i suoi occhiali.
Mirtilla, umiliata dagli insulti della compagna di scuola, scappò via. Imboccò le scale senza pensare a dove stesse andando, senza pensare nemmeno al mostro che si celava nella scuola, arrivò al secondo piano e si catapultò in bagno. E lì rimase, chiusa in un cubicolo, a piangere per molto tempo con l’unica compagnia del suo pezzo di cioccolato.
Era l’ora. Una ragazza era entrata nel bagno, proprio lì dove si trovava l’ingresso della Camera dei Segreti. In una mano stringeva il quaderno, nell’altra la bacchetta. Presto tutto il mondo magico avrebbe invidiato lui, l’immortale, il padrone dell’intera comunità. E lui non sarebbe stato più costretto a essere uno dei tanti, un solitario. Avrebbe rivolto l’invidia che lui provava in quel momento verso tutti gli altri.
E in quel momento ripensò a Silente. Gli era grato per averlo portato tra i suoi simili, ma non poteva fare a meno di pensare che il vecchio professore vedesse qualcosa di pericoloso in lui, il proprio lato oscuro.
Entrò a passo deciso nel bagno e mormorò la formula in serpentese per aprire la Camera e chiamare il basilisco. Fu in quel momento che la ragazza uscì dal cubicolo dove si era chiusa, sicuramente infastidita da una presenza maschile nel bagno delle ragazze, ma era troppo tardi: un solo sguardo del grosso serpente e Mirtilla Malcontenta cadde a terra morta.
Tom pronunciò quindi l’incantesimo oscuro puntandosi la bacchetta al petto. Lentamente la staccò e un lampo violetto parve uscirgli dal petto. In quel momento davanti ai suoi occhi rivide tutta la scena: il basilisco che usciva dalla sua tana, lo sguardo della ragazza mentre moriva, una scena straziante che avrebbe dovuto commuovere i più, ma non lui. Appoggiò la punta della bacchetta sul quaderno e il lampo scomparve al suo interno portandosi via tutte le immagini, lasciando solo i ricordi.
Ma l’incantesimo gli era costato troppo sforzo. Aveva ucciso, aveva diviso la sua anima e aveva utilizzato un incantesimo potente per racchiuderne una parte in un diario. Era esausto. Cadde in ginocchio con un gemito, respirava con affanno, la fronte imperlata di sudore. Con difficoltà si rimise in piedi, disse al basilisco di tornare nella Camera parlando serpentese e uscì più in fretta che poté.
Presto avrebbero scoperto la ragazza morta nel bagno, doveva allontanarsi di lì il più possibile. A ogni passo si sentiva sempre più rinvigorito e non gli costò molta fatica tornare al suo dormitorio. Come l’omonima festa che si stava avvicinando, anche lui sarebbe risorto un giorno.
La sua mente tornò a Silente. Il vecchio professore ora gli appariva meno spaventoso; lui aveva fatto qualcosa di più, era grande, era potente e gli altri dovevano essere sottomessi a lui.
Sì, sì, sì, pensò spezzerò tutti, li sottometterò, l’intero mondo magico dovrà essere ai miei piedi.
Era nato per quello, finalmente vedeva le cose per come dovevano essere: i babbani sottomessi ai maghi e i maghi sottomessi a lui.
Certo certo sarà così, sì. Io sarò il più grande. E prima o poi arriverò anche a lui. pensò ancora riferendosi a Silente Lo fiaccherò e poi… lo spezzerò.
Tutto era andato come doveva, la fatica era valsa, Tom Riddle aveva creato il suo primo Horcrux.
Ancora nessuna risposta. Inizi tu?
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