Titolo originale: Babbitty Rabbitty and her Cackling Stump
“Bada Raba e il Ceppo Ghignante” inizia (come le buone fiabe spesso fanno), tempo fa e in una terra lontana.
Tanto tempo fa in una terra lontana viveva un Re avido e folle che un giorno decise di voler custodire tutta la magia e di tenerla solo per se stesso. Per poter fare ciò, egli doveva primadi tutto trovare e radunare tutte le streghe e gli stregoni esistenti al mondo; inoltre aveva bisogno di imparare ed apprendere realmente la magia, poiché un mago certo non era.
Così, quando egli istituì una Brigata di Cacciatori di Streghe, fornita di una muta di feroci cani neri, per risolvere la prima questione, annunciò inoltre il suo bisogno di prendere lezioni da un Istruttore di Magia.
Il buon senso dei maghi e delle streghe li portò a nascondersi piuttosto che a rispondere alla sua chiamata, ma un astuto ciarlatano senza abilità magica mentì e assunse il ruolo di insegnante con un po’ di trucchetti di prestigio. Una volta insediato come capo stregone e istruttore privato del Re, l’imbroglione richiese dell’oro per i rifornimenti per la magia, rubini per la creazione del fascino, e coppe d’argento per le pozioni. Il ciarlatano accumulava questi oggetti nella sua casa prima di ritornare al palazzo, ma non si accorse che la vecchia lavandaia del Re, Bada, lo osservava. Lo vide togliere ramoscelli da un albero per poi presentarli al Re come bacchette magiche. Scaltro com’era, il ciarlatano diceva al Re che la sua bacchetta non avrebbe funzionato fino a quando sua Maestà non fosse stato degno di essa. Ogni giorno il Re e l’imbroglione praticavano la loro “magia” (il Re agitava il suo rametto sotto indicazione del ciarlatano, gridando assurdità al cielo), ma una mattina udirono un fragore di risa e videro Bada osservarli dalla sua casetta, ridendo così forte che quasi non riusciva a tenersi in piedi.
Il Re, umiliato, è furioso e spazientito, e chiese allora che venisse data una vera dimostrazione di magia davanti ai suoi sudditi il giorno seguente. Il ciarlatano, disperato, sostenne che era impossibile dato che lui avrebbe dovuto lasciare il regno per un lungo viaggio, ma a queste parole il Re, ora sospettoso, minacciò di inviare la Brigata al suo seguito. Inolte, avendo lavorato come un forsennato nei giorni passati, il Re comandò:
“Se qualcuno ride di me il ciarlatano verrà decapitato”. E così, il nostro sciocco, avido, Re privo di magia si rivelò essere anche orgoglioso nonchè pietosamente insicuro. Cercando uno sfogo per la sua frustrazione e rabbia, lo scaltro ciarlatano si desse dritto dritto a casa di Bada. Spiando dalla finestra, vide una piccola anziana signora seduta al suo tavolo a pulire la sua bacchetta, come i lenzuoli che, in una tinozza, si erano lavati da soli. Capendo allora che era una vera strega, e che era insieme causa e soluzione dei suoi problemi, le chiese il suo aiuto, minacciando di consegnarla alla Brigata.
Per niente turbata dalla sua richiesta (dopo tutto era sempre una strega), Bada sorrise e acconsentì a fare qualsiasi cosa in suo potere per aiutarlo. Il ciarlatano le disse di nascondersi dentro un cespuglio e di eseguire tutti gli incantesimi per il Re. Bada acconsentì, ma si domando, con voce volutamente alta, cosa sarebbe accaduto se il Re avesse tentato di eseguire un incantesimo impossibile. Il ciarlatano, sempre convinto delle sue capacità e della stupidità degli altri, rise delle sue preoccupazioni, dicendo che la magia di Bada sarebbe stata certamente più potente di qualsiasi cosa che la stupida immaginazione avesse potuto sognare. Il mattino successivo, i membri della corte si riunirono per attestare la magia del Re. Dal palcoscenico, il Re e il ciarlatano rappresentarono il loro primo atto di magia – facendo scomparire il cappello di una donna. La folla era meravigliata e stupita, non avrebbero mai indovinato che era stata Bada, nascosta nel cespuglio, a fare l’incantesimo.
Per eseguire la sua prossima prodezza, il Re puntò il “rametto” sul suo cavallo, facendolo levare in aria. Mentre si guardava intorno, cercando un’idea migliore per il terzo incantesimo, il Re venne interrotto dal Capitano della Brigata, che portò il corpo di uno dei cani da muta del Re (morto a causa di un fungo velenoso). Egli supplicò quindi il re di riportare il cane in vita, ma quando il Re puntò il ramoscello sul cane, non accade nulla. Bada sorrise dentro il suo nascondiglio, senza neanche provare un incantesimo: sapeva infatti che nessuna magia è capace di resuscitare i morti (almeno non in questa storia). La folla allora cominciò a ridere, sospettando che i primi due incantesimi erano stati soltanto dei giochi di prestigio. Il Re divenne furioso, e quando chiese di sapere perchè l’incantesimo avesse fallito, l’astuto e disonesto ciarlatano additò il nascondiglio di Bada e urlò che una strega malvagia stava bloccando gli incantesimi.
Bada fuggì dal cespuglio, e quando i Cacciatori di Streghe le mandarono i cani all’inseguimento, lei svanì, lasciando i fidi ad abbaiare e raspare alla base di un vecchio albero. Ormai disperato, il ciarlatano gridò che la strega si era trasformata in un melo selvatico. Detto questo, l’albero cominciò a ghignare in modo sinistro. Col timore che Bada potesse trasformarsi di nuovo in una donna, smascherandolo, il ciarlatano ordinò che l’albero venisse tagliato.
[Attenzione Spoiler!] L’albero viene abbattuto, ma nel momento in cui la folla applaudì e si diresse di nuovo verso il palazzo, si sentì un rumoroso ghigno, sta volta proveniente da dentro al ceppo, ovvero ciò che rimaneva del melo. Bada, piccola strega qual’era, gridò che le streghe e gli stregoni non possono essere uccisi tagliandoli a metà, e per provarlo, gli suggerì di tagliare l’istruttore del Re in due parti. Udito ciò, il ciarlatano implorò misericordia e confessò ogni cosa. Viene quindi trascinato in prigione, ma Bada non aveva concluso con il suo stupido Re.
La sua voce, ancora emessa dal tronco, rivelò che le sue azioni avevano evocato una maledizione sul regno, così che ogni volta che il Re avesse recato danno ad una strega o ad uno stregone, anche lui avrebbe sentito un dolore così intenso da desiderare di morire. Il Re, allora disperato, cadde in ginocchio e promise di proteggere tutti i maghi e le streghe nelle sue terre, permettendo di operare la magia senza danno. Contento, ma non completamente soddisfatto, il tronco ghignò nuovamente e chiese che una statua di Bada venisse collocata sul posto per ricordare al Re la sua stupidità. Il Re, pieno di vergogna, promise di far creare una statua in oro da uno scultore, e si voltò per tornare a palazzo con la sua corte. Alla fine, un coniglio grasso e vecchio con una bacchetta magica tra i denti saltò fuori dal buco sotto al ceppo e lasciò il regno. La statua d’oro rimase sul tronco per molto ancora, e nessuno mai diede ancora la caccia a streghe e maghi nel regno.
“Beda Raba e il Ceppo Ghignante” sottolinea la brillante inventiva della vecchia strega, che dovrebbe ricordare ai fan un certo saggio e ingegnoso mago, e potete immaginare quanti anni Beda potrebbe diventare un eroe popolare tra i giovani maghi e streghe. Ma più che solo la storia del trionfo dell’abile strega, il racconto mette in guardia contro le debolezze umane dell’avidità, arroganza, egoismo e doppiogiochismo, e mostra come questi erranti (ma non cattivi) personaggi vengono a imparare l’errore dei loro modi. Il fatto che il racconto venga subito dopo quello della mucca Warlock sottolinea l’importanza che la Rowling ha sempre dato alla coscienza: Beda rivela al Re la sua arroganza e avidità, proprio come il Pentolone Salterino espone l’egoismo del mago e la Fonte scopre la forza ignota delle tre streghe e del cavaliere. Dai primi quattro dei suoi racconti, solo il cuore-peloso Warlock soffre di un destino veramente orribile, come il suo unforgiveable uso delle Arti Oscure e la sua svogliatezza di sapere il suo vero stesso lo esclude dalla redenzione.
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