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Riassunto Pietra Filosofale / Capitolo 5: Diagon Alley

Riassunto di Harry Potter e la Pietra Filosofale, Capitolo 5: Diagon Alley

Quella mattina, Harry aprì gli occhi pensando che stesse ancora sognando.
Non credeva minimamente che stesse succedendo proprio a lui. Era ancora intontito da quando era partito con Hagrid dalla catapecchia alla volta di Londra.
Durante il tragitto gli aveva raccontato cose incredibili, non riusciva a credere che esistesse una banca dei maghi dove lavoravano folletti e un Ministero della Magia! Era troppo stordito e stupefatto dalle notizie per riuscire ad immaginare la faccia di Zio Vernon se solo avesse sentito quelle cose!

Arrivati a Londra, Harry non potè biasimare i passanti che guardavano Hagrid con tanto d’occhi… dopotutto, non si vedeva tutti i giorni un’uomo alto due volte più del normale! Continuava a guardare a destra e sininistra ogni vetrina, sperando di trovare bacchette o manici di scopa esposti. Come poteva credere di comperare quelle cose a Londra? Anche se non c’era mai stato, dubitava fortemente di trovare oggetti magici in vetrina.
Era ancora immerso nei suoi pensieri quando Hagrid lo richiamò alla realtà, facendolo entrare in un pub che non aveva notato. Il Paiolo Magico era un locale buio e dimesso. Alla loro entrata il brusio delle conversazioni si arrestò, e in un batter d’occhio Harry si ritrovò circondato da maghi e streghe che gli stringevano la mano e gli snocciolavano i loro nomi uno ad uno. Conobbe anche l’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, il Prof. Raptor.
Ci volle l’intervento di Hagrid per far uscire Harry da quel circolo di persone. Attraversarono il locale e uscirono in un giardino circondato da un muro, Hagrid sfilò il mantello dal giaccone e colpì il muro, e questo, magicamente, cominciò a contorcersi aprendo così un’apertura tanto grande da riuscir a far passare il Guardiacaccia.

Il sole splendeva in faccia ad Harry che si ritrovò ad ammirare uno spettacolo senza precedenti. C’era del magico ovunque, in quel luogo, a Diagon Alley! Hagrid pensò bene di fermarsi, come prima tappa, alla Gringott, la banca dei maghi. A Harry quasi venne un colpo quando un folletto gli fece l’inchino al loro passaggio; si diressero verso l’unico bancone libero, dove un folletto chiamò un altro compagno per accompagnarli alla loro camera blindata. Anche Hagrid doveva prendere una cosa, ma Harry non riuscì a scoprire di cosa si trattasse. Quasi gli uscirono gli occhi dalle orbite quando vide tutto l’oro che i genitori gli avevano lasciato. I Dursley non dovevano assolutamente saperlo, altrimenti glielo avrebbero sequestrato.
Nella camera blindata chiesta da Hagrid, la numero 713, non ci volle la chiave per aprire la porta, ma con un tocco del dito il folletto questa si spalancò. All’apparenza sembrava vuota, ma poi Harry notò un sacchetto sporco al centro della stanza. Chiese di nuovo a Hagrid cosa fosse, ma lo liquidò giustificando il fatto che si trattava di “affari di Hogwarts”.

Anche con lo zaino pieno di soldi, Harry non sapeva da dove cominciare le compere. Hagrid gli consigliò di andare a farsi la divisa, e così fece. Nel retrobottega di Madama McClan c’era un’altro ragazzo con il volto pallido e il viso a punta, e anche lui si misurava una divisa. Cominciò a fare strani discorsi a Harry che si sentì a disagio: non conosceva nulla di magia. Per fortuna la commerciante finì presto, non voleva rimanere un minuto di più con quel ragazzo.
Passarono quasi tutta la giornata tra i vari negozi quando Hagrid insistette per fare un regalo di compleanno ad Harry. Entrarono in un negozio di animali, e ben presto uscirono con una civetta bianca profondamente addormentata.

Ora mancava solo una bacchetta. Olivander era in assoluto il miglior venditore di bacchette, ed entrando nel suo negozio, Harry si ritrovò faccia a faccia con un vecchio dagli occhi argentati che cominciò a tirar fuori scatole dagli scaffali, mentre un metro incantato prendeva le sue misure. Dopo vari tentativi Harry trovò la sua bacchetta: Agrifoglio e piume di fenice. “Molto strano” continuava a ripetere il costruttore di bacchette, tanto che Harry fu costretto a chiedere cosa ci fosse di strano. Se ne pentì quasi subito: tutti si aspettavano da Harry grandi cose, ma lui di magia non sapeva niente! Era famoso, ma non si ricordava nemmeno il motivo per cui lo era.
Hagrid aiutò il ragazzo a salire sul treno che lo avrebbe riportato dagli zii e gli consegnò il biglietto per l’Espresso di Hogwarts. Voleva andare con Hagrid, ma non ebbe nemmeno il tempo di sbattere le palpebre che era sparito.

Riassunto a cura di HPfangirl.
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